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I paradossi della politica italiana: 90 parlamentari in più per tagliare i costi

Come tagliare i costi della politica italiana? eleggendo 90 parlamentari in più… No, non avete letto male. Si tratta dell’ultima “trovata”  della Commissione affari costituzionali del Senato.

Come si legge nell’articolo di Sergio Rizzo, apparso sul Corriere della Sera, le prossime elezioni politiche potrebbero regalarci 90 nuovi parlamentari (con stipendi da deputati, indennità comprese ), incaricati di occuparsi della revisione della seconda parte della Carta costituzionale. La commissione Costituente, eletta a suffragio universale, si dovrebbe occupare, in pratica,  del taglio dei parlamentari, dell’abolizione del bicameralismo perfetto, dei poteri del presidente della Repubblica.

Approvato in tempi di record dalla commissione Affari costituzionali del Senato, il disegno di legge (frutto dell’unificazione di numerose proposte variamente datate),  non ha incontrato opposizioni, se non, come si legge sul Corriere, quella dell’Italia dei valori, “il cui rappresentante Francesco «Pancho» Pardi ha invano cercato di demolirlo”.

Tenendo presente che “il trattamento economico dei membri della commissione Costituente è pari a quello dei membri della Camera dei deputati, ivi comprese le indennità accessorie” (come hanno proposto Luciana Sbarbati e Giampiero D’Alia), ci troveremmo a pagare un conto di circa una ventina di milioni di euro in un anno (tanto dovrebbe durare l’incarico).

Forse, un po’ troppo per una riforma che, come ha ricordato Pardi, secondo l’articolo 138 della Costituzione è invece compito del Parlamento…