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disegno di legge

sblocca italia senato‘È un giorno bellissimo per tutto il paese’: con queste parole il ministro per le riforme Boschi ha commentato il passaggio di legge alla Camera tanto discusso nelle ultime settimane, quello relativo al Senato e alla sua costituzione. La Camera è stata scossa da tante liti, mascherate e dibattiti che hanno infuocato le ore di votazioni, in un contesto che ha visto approvare il disegno di legge Boschi che riforma completamente il Senato e il titolo V, con 179 voti favorevoli, 16 votazioni contrarie e 7 astenuti.

Si tratta di un’indubbia vittoria politica del premier Renzi, sia sulla minoranza del Pd che in questi ultimi giorni lo aveva decisamente contrastato, siabsulla minoranza esterna al suo partito. Si tratta solamente del primo round e la partita è lunga, perché prima di diventare effettivo il disegno di legge, le due Camere dovranno rivotare, si dovrà quindi passare al referendum popolare e in seconda battuta la Consulta dovrà pronunciarsi in merito. Si parla come minimo di un iter che arriverà come tempistiche al 2017, ma che secondo i vertici politici del paese deve andare avanti, perché il Senato possa essere riformato e l’intero iter burocratico e legislativo del paese possa finalmente snellirsi.

Il disegno di legge è stato approvato dai soli partiti di maggioranza, mentre le opposizioni quali Movimento 5 Stelle, Lega, Forza Italia e Sel non hanno partecipato al voto. Si tratta di uno scenario eterogeneo, perché alcuni esponenti di Forza Italia hanno votato a favore della legge dissociandosi dal partito, quali Bernabò Bocca e Riccardo Villari, mentre alcuni esponenti del Pd hanno votato contro, come Walter Tocci, Corradino Mineo e Felice Casson. I senatori di Tosi si sono astenuti e anche la senatrice Elena Cattaneo non ha partecipato al voto. Dalla maggioranza il monito arriva forte e chiaro, in quanto i portavoce hanno fatto sapere che questi voti non sono sicuramente determinanti per la buona riuscita del disegno di legge, perché il governo può contare su una maggioranza compatta come non mai su questo progetto di riforma costituzionale.

Come tagliare i costi della politica italiana? eleggendo 90 parlamentari in più… No, non avete letto male. Si tratta dell’ultima “trovata”  della Commissione affari costituzionali del Senato.

Come si legge nell’articolo di Sergio Rizzo, apparso sul Corriere della Sera, le prossime elezioni politiche potrebbero regalarci 90 nuovi parlamentari (con stipendi da deputati, indennità comprese ), incaricati di occuparsi della revisione della seconda parte della Carta costituzionale. La commissione Costituente, eletta a suffragio universale, si dovrebbe occupare, in pratica,  del taglio dei parlamentari, dell’abolizione del bicameralismo perfetto, dei poteri del presidente della Repubblica.

Approvato in tempi di record dalla commissione Affari costituzionali del Senato, il disegno di legge (frutto dell’unificazione di numerose proposte variamente datate),  non ha incontrato opposizioni, se non, come si legge sul Corriere, quella dell’Italia dei valori, “il cui rappresentante Francesco «Pancho» Pardi ha invano cercato di demolirlo”.

Tenendo presente che “il trattamento economico dei membri della commissione Costituente è pari a quello dei membri della Camera dei deputati, ivi comprese le indennità accessorie” (come hanno proposto Luciana Sbarbati e Giampiero D’Alia), ci troveremmo a pagare un conto di circa una ventina di milioni di euro in un anno (tanto dovrebbe durare l’incarico).

Forse, un po’ troppo per una riforma che, come ha ricordato Pardi, secondo l’articolo 138 della Costituzione è invece compito del Parlamento…