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ladro milano uccisoFrancesco Sicignano, l’uomo milanese che l’altro ieri ha aperto il fuoco e ucciso il ladro che si era introdotto nella sua abitazione, è ora accusato di omicidio volontario. Sicignano, pensionato residente a Vaprio d’Adda, in provincia di Milano, aveva sorpreso un giovane di 28 anni nella sua abitazione nella notte fra lunedì e martedì e aperto il fuoco. Il giovane era disarmato e si trattava del quarto tentativo di rapina subito dall’uomo negli ultimi mesi. La procura ha inizialmente ipotizzato l’eccesso colposo di legittima difesa, e ora ha formulato una nuova contestazione al fine di svolgere gli accertamenti sulla controversa vicenda.

La dinamica dell’omicidio è stata fin da subito chiara, in quanto il ragazzo si era introdotto nell’abitazione del pensionato 65enne durante la notte assieme a due complici. Sicignano, che vive con la moglie in una palazzina, ha avvertito dei rumori e visto delle ombre, si è alzato e ha immediatamente aperto il fuoco sugli intrusi, colpendo al petto il giovane ladro albanese di 28 anni. I vicini hanno visto scappare delle altre persone dal luogo e hanno testimoniato di avere udito degli spari a raffica durane le ore indicate.

Immediata la divisione dell’opinione pubblica, che in parte si è schierata a fianco del pensionato o contro il suo gesto, considerato da tante persone troppo impulsivo. Francesco Sicignano possedeva l’arma da fuoco legalmente e ora è indagato per omicidio volontario, una decisione presa dalla procura poiché il ladro entrato in casa non era armato. Le varie opinioni sulla vicenda si stanno alternando alla radio, nei dibattiti televisivi e soprattutto sui social network, mentre un corteo si è formato spontaneamente ieri sera davanti alla casa del pensionato per manifestare la vicinanza morale all’uomo. Anche i politici si sono schierati a favore del suo gesto, e l’onorevole Maroni della Lega Nord ha dichiarato che le spese processuali a carico di Sicignano saranno sostenute dal partito.

scuola-6753Fa discutere la recente approvazione da parte del Consiglio regionale della Lombardia della mozione presentata dalla Lega Nord che chiede di contrastare la diffusione della teoria gender negli istituti scolastici lombardi. Favorevole all’approvazione il centro destra, che ha bollato la teoria gender come pericolosa per i bambini, mentre contrari sono risultati il PD, il Movimento 5 Stelle, i quali hanno inteso come ignorante e oscurantista la scelta di bloccare la diffusione dell’argomento nelle scuole lombarde. La mozione è stata approvata mediante voto segreto con il sostegno della giunta Maroni, quindi quel che è fatto è fatto: i bambini lombardi non sentiranno parlare di teoria gender durante le ore scolastiche.

Secondo Romeo, portavoce lombardo del carroccio, l’educazione alla sessualità spetta alla famiglia e non alla scuola e la richiesta di bloccare la diffusione del materiale scolastico che parla di teoria gender è in linea con la Costituzione e con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. In regione è stato sollevato un vero e proprio polverone, in quanto dopo l’approvazione, il presidente di Forza Italia Claudio Pedrazzini ha sottolineato il fatto che il rispetto della persona si realizza quando sono chiare ‘le differenze fra la natura umana’, mentre Luca del Gobbo di Ncd ha messo in guardia i presenti sul ruolo della comunità scientifica, che non va sottovalutato in quanto favorevole alla spiegazione della teoria gender negli istituti scolastici.

Le repliche da parte dell’opposizione sono arrivate pronte e i termini impiegati sono stati ‘ignoranza‘ e ‘oscurantismo‘. L’abolizione della diffusione della teoria gender è stata infatti letta come un gesto per colpire i diritti dei cittadini, fra i quali le unioni di fatto e i diritti delle persone omosessuali. La vicepresidente del Consiglio regionale Sara Valmaggi del Partito Democratico ha inoltre bollato come illogica la manovra, in quanto non esiste nessuna normativa approvata nel Parlamento Italiano che indica di inserire la teoria gender nei programmi scolastici. La stessa teoria è stata dichiarata ‘fantomatica‘, in quanto esistono solo studi sul genere. La vicepresidente ha quindi sottolineato la vocazione alla parità dei generi, la lotta contro la discriminazione e agli stereotipi, concetti che sono contenuti nella Costituzione italiana e che rischiano di non essere applicati a dovere, almeno nei programmi scolastici offerti dalla regione Lombardia.

vox expoChe Expo sia una delle manifestazioni giustamente più affollate della stagione è cosa nota e auspicabile, ma poche giornate come ieri hanno visto un bagno di folla così clamoroso. Tutta l’attenzione è stata infatti riservata al leader degli U2 Bono Vox, che si è recato in visita all’Expo in occasione del suo tour italiano.

Il cantante ha iniziato la sua visita dal padiglione Zero, fra migliaia di persone che lo aspettavano dietro le transenne. Con la calma e la dolcezza che lo contraddistinguono da sempre, il rocker ha quindi firmato un sacco di autografi e poi si è diretto all’interno dei padiglioni che ospitano la struttura, parlando del tema dell’alimentazione globale e anche ringraziando il premier Renzi per il suo impegno quotidiano nei confronti dei profughi, un tema da sempre caro al cantante irlandese.

Il cantante ha invitato le persone a non impiegare la parole ‘migrante‘ per indicare le persone che stanno scappando dalle guerre e ricercano un rifugio, perché ‘migrante’ è una parola politica, impiegata per sminuire i rifugiati che in questi giorni affollano le coste e le strade di tutta Europa. Si tratta di persone che scappano dalla loro casa perché non ne hanno più una, e lo stesso Bono ha affermato di essere un ‘migrante’ anche se in un modo diverso. La sua richiesta verso la leadership italiana si basa sulla volontà di integrare e di aiutare queste persone che cercano di sopravvivere a questa situazione in modo positivo.

Come spesso accade, Bono Vox ha quindi scelto di parlare al cuore delle persone, impiegando un linguaggio semplice e approfittando dell’Expo per toccare un tasto che sta interessando tutta l’Italia e anche molti altri Stati europei, ribadendo che non basta la leadership della Germania per contrastare questo problema ma serve una gestione accorta del problema, che sia atta ad aiutare queste persone che non hanno più nulla da perdere nella loro vita.

Mancano meno di 100 giorni all’Expo di Milano. Siamo davvero pronti? E’ tutto in regola? Qualcuno di voi si ricorderà certamente delle promesse che sono state fatte anni fa per questa fiera, compreso anche un gigantesco ologramma che veniva messo in esposizione all’entrata del luogo dove la tecnologia si unirà in tutta Milano: ma siamo al livello preannunciato tempo fa?

Alcuni sono scettici. Già parecchi ostacoli sono stati incontrati nella creazione ed ora siamo in piena atmosfera politica, nella quale ci si concentra ancora sull’elezione del capo di stato. Con una situazione così impegnativa, cosa possono fare gli operai che vanno e vengono? Ma soprattutto, il simbolo di questo Expo rischia attualmente grosso: è stato indetto un bando di concorso lampo per la creazione tecnologica dell’albero alto 35 metri. Un albero in acciaio con, almeno così si dice, diverse amenità tecnologiche montate al suo interno che rappresenterà l’avveniristica rappresentazione dell’Expo di Milano.

Il tutto fino al 28 gennaio, con una base d’asta di 4 milioni d’euro. Sono tempi veramente stretti comunque per orchestrare il tutto e si teme il peggio. Il padiglione Italia è in ritardo e deve essere pronto per il 1° maggio, che sembra lontano ma per le preparazioni è anzi fin troppo vicino. Il progetto stesso dell’Albero (nominato Albero della Vita) è stato pieno di critiche, compresi alcuni accenni su come il creatore del progetto abbia attualmente “barato” nel contratto (con una consulenza gratuita ma una sponsorizzazione pagata) ed abbia violato diverse leggi anticorruzione.

La proposta di rinunciare al progetto dell’enorme albero di 35 metri è stata negata, cosa che magari era possibile da pensare visto che ormai il tempo stringe. C’è da chiedersi se quest’anno l’Italia sarà almeno fiera d’avere l’Expo, e se il padiglione sarà all’altezza dell’intera fiera. Solo meno di 100 giorni stanno scorrendo lungo le sabbie della clessidra: siete pronti all’Expo di Milano?

milano città smartOggi Milano è stata scelta come città più smart d’Italia, seguita da Bologna e Firenze. E’ questo il dato che emerge chiaramente da ICity Rate 2014, un rapporto realizzato da Forum PA, presentato a Bologna a Smart City Exhibition. Ma cosa si intende per città smart? Sono diversi gli indicatori studiati, tra cui economia, qualità della vita, ambiente, capitale umano, mobilità e governance. Ma Milano è avanti anche per produttività, capacità di produrre brevetti e dimensioni delle imprese, nonché per vivibilità e vitalità urbana. Ottima a Milano, per esempio, la qualità delle connessioni residenziali ad alta velocità e l’internazionalizzazione culturale.

«Questo risultato – ha spiegato l’assessore alla Ricerca e Università di Milano, Cristina Tajani – è il frutto di una nuova visione della città, del suo sviluppo economico e urbano, della sua mobilità e connettività, che mette la tecnologia al servizio della qualità della vita di cittadini e city users, anche attraverso soluzioni di sharing economy». Milano negli ultimi tempi ha scelto di promuovere ben 70 progetti «smart», per un valore di oltre 200 milioni di euro, per sostenere l’innovazione tecnologica e sociale, la mobilità sostenibile, il risparmio energetico, la semplificazione. Tra i risultati positivi raggiunti, ricordiamo i 6 mila chilometri di fibra ottica, circa 500 hot spot del Wi Fi Milano, 3.500 bici in condivisione, oltre 120 mila iscritti al servizio di car sharing, il superamento del 50% nella raccolta differenziata.

A vincere sono anche quest’anno delle città metropolitane del Centro-Nord: Milano, Bologna, Firenze, Venezia e Roma. Bologna ha uno scarto molto ridotto rispetto a Milano, confermandosi come una delle città più vivibili d’Italia. Milano però, nel confronto internazionale, non regge il confronto: siamo molto distanti dalle metropoli di Londra e Parigi.

 Tra le città del Sud, comunque molto distanti dalla classifica del Nord, spicca Cagliari, che non va oltre il 60° posto, poi Pescara, al 62° gradino, e L’Aquila, 64°, che insieme a Bari e Sassari costituiscono le città migliori del Mezzogiorno.

 

20140804-124134-45694056-664x300Una retrospettiva 1908-1985″ che si apre il 17 settembre a Palazzo Reale di Milano è la più grande retrospettiva mai dedicata in Italia a Marc Chagall, con oltre 220 opere in massima parte dipinti, a partire dal 1908, data in cui Chagall realizzò il suo primo quadro, Le petit salon, fino alle ultime monumentali opere degli anni Ottanta.

E’la più grande rassegna sul pittore russo mai ospitata in Italia.. Il percorso espositivo accosterà spesso per la prima volta opere ancora nelle collezioni degli eredi e talvolta inedite a capolavori provenienti dai maggiori Musei del mondo.

Il tema dell’esposizione è centrato su una nuova interpretazione del linguaggio di Chagall, la cui vena poetica si è andata costruendo nel corso del Novecento attraverso la commistione delle maggiori tradizioni occidentali europee: dall’originaria cultura ebraica a quella russa, fino all’incontro con la pittura francese delle avanguardie.

Chagall, novantasette anni di vita per attraversare cambiamenti politici epocali, sempre fedele a se stesso e alla sua arte, nella lettura degli eventi storici e dei movimenti artistici, con l’introspezione e la libertà di una sensibilità geniale, una capacità espressiva e materica eclettica, una personalità inimitabile.

La mostra si articola in sezioni: le prime opere realizzate in Russia, il primo soggiorno francese e il successivo rientro in Russia fino al 1921, il secondo periodo del suo esilio, prima in Francia e poi, negli anni ’40, in America. Con il rientro in Francia e la scelta definitiva di stabilirsi in Costa Azzurra Chagall ritroverà il suo linguaggio poetico più disteso, rasserenato dai colori e dall’atmosfera del Midi.

“Nonostante lo sconvolgimento del mondo, ho conservato l’amore per quella vita interiore a cui sono stato allevato e per la speranza dell’uomo all’amore. Vi è nella nostra vita un singolo colore, come nella tavolozza del pittore, che dà significato alla vita e all’arte. E’ il colore dell’amore. Vedo in questo colore dell’amore tutte le qualità che permettono di conseguire risultati in ogni campo.” (Marc Chagall)

MI_p_533x350Stazione Centrale di Milano ore 10e 50 tutto si ferma. In uno scenario da incubo per i tantissimi vacanzieri e pendolari tutti pronti a partire , invece la circolazione ferroviaria è rimasta sospesa per quaranta minuti dalle 10.50 alle 11,30, in entrata e in uscita dalla Stazione per un problema tecnico.

I servizi Alta Velocità in arrivo da Bologna sono attestati a Milano Lambrate con variazioni alla programmazione e ritardi in arrivo e partenza fino a 60 minuti. Quelli da e per Torino sono instradati a Milano Porta Garibaldi.
I collegamenti Regionali diretti a Milano Centrale sono limitati nelle stazioni di porta del Nodo di Milano.

Fs ha comunicato che si è trattato di “un problema tecnico all’infrastruttura”, probabilmente un black out elettrico che ha spento tutto, compresi i cartelloni con gli orari dei treni.
I primi problemi si sono verificati intorno alle 10.50 e hanno riguardato tutti i treni in entrata e in uscita dalla Stazione Centrale di Milano. Il primo treno, un Intercity per La Spezia, è ripartito intorno alle 12.30.

Alle 11.30 è stato recuperato il controllo e gradualmente la circolazione ha cominciato a tornare alla regolarità.

Alcuni convogli che erano a poca distanza dalla stazione centrale di Milano sono stati fermati sui binari. “Siamo rimasti sul treno fino a che non siamo potuti arrivare in stazione Centrale – ha spiegato un passeggero, in arrivo da Novara – il personale non sapeva cosa dirci e c’era gente preoccupata. C’è chi ha perso l’aereo o la coincidenza con un altro treno”.

Secondo la stima dei tecnici delle Ferrovie, “la circolazione dovrebbe ritornare alla normalità nel primo pomeriggio.

XXVI SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO TORINO“La scelta di Vittorio Sgarbi come “ambasciatore delle belle arti” per Expo da parte della giunta lombarda di Roberto Maroni si affianca a quella del ciclista Felice Gimondi per lo sport,  Philippe Daverio per la cultura,  Carlo Cracco per il cibo e Gaetana Iacono per il vino.

Vittorio Sgarbi che, nominato dalla Regione ambasciatore in campo artistico per l’evento, è al lavoro con Palazzo Lombardia per creare percorsi che diano ai turisti la possibilità di ammirare il Cenacolo ad esempio oppure le opere custodite da Palazzo Clerici e Palazzo Bagatti Valsecchi per la cui Fondazione, Sgarbi è stato nominato membro del cda da parte della giunta Maroni.

A Palazzo Lombardia per presentare il progetto, Sgarbi, ha criticato in particolare l’Expo Gate in Largo Beltrami. “Il Castello Sforzesco – ha detto – e’ stato occultato da tralicci fatti da uno studio di deficienti” quando proprio il Castello, a suo parere si sarebbe prestato ad essere “una porta d’accesso naturale”. L’intento del lavoro portato avanti con la Regione, ha quindi precisato, e’ quello di far si’ che “non sia un’Expo degli ignoranti” e fare in modo piuttosto “che una volta usciti dall’incubo dei padiglioni merdosi che gli hanno costruito”, i visitatori possano apprezzare il patrimonio artistico di Milano “quarta’ citta’ d’arte d’Italia” dopo Firenze, Venezia e Roma.

Sgarbi ha proposto anche di portare a Milano, durante il semestre di Expo, alcune opere pittoriche dei più celebri maestri rinascimentali o post rinascimentali, ospitati alla Galleria degli Uffizi di Firenze, e persino i Bronzi di Riace, in modo che questi tesori dell’arte possano essere ammirati dai milioni di visitatori che si troveranno a Milano in quel periodo.

“Non è vero che non si possono spostare perché sono fragili – ha sottolineato Sgarbi – sono piuttosto ostaggio della ‘ndrangheta” rappresentata dagli interessi degli amministratori locali”. Poi ha spiegato che la soluzione potrebbe essere uno scambio temporaneo con la Calabria a cui in cambio delle due statue potrebbero essere prestate “due opere di Caravaggio”.

“I progetti proposti dal professor Sgarbi sono molto interessanti e utili per valorizzare Milano e la Lombardia durante Expo – ha commentato Maroni -, sono proposte che condivido e, per questo, gli ho dato l’incarico di realizzarle, insieme alla Regione Lombardia.

Mercoledì prossimo incontrerò il ministro per i Beni culturali Franceschini, per proseguire il confronto su alcune delle questioni poste dal professor Sgarbi e per coinvolgere altre Regioni, come la Toscana per gli Uffizi o la Calabria per i Bronzi di Riace. E ribadisco l’impegno della Regione Lombardia nella realizzazione dei progetti che Sgarbi ha annunciato per valorizzare Milano e il territorio lombardo in vista di Expo 2015”.

“Sgarbi andrà tenuto un po’ a freno perchè e’ anche troppo esuberante ma preferisco uno esuberante con tante idee brillanti come le sue, perchè sono cose molto interessanti e utili per la Lombardia. Poi lo fa gratis. Meglio di cosi”, conclude Maroni.