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Prima

grande-guerramonito-hollande-sulla-pace_456fe21a-1bca-11e4-a5c9-9d48e46d81c5_cougar_imageIl presidente francese François Hollande ha chiesto alle parti in causa nel conflitto di Gaza di lasciare da parte le ostilità, come hanno fatto Francia e Germania.
Hollande lo ha detto in occasione delle commemorazioni per il 100esimo anniversario della prima Guerra mondiale a Vieil Armand, in Alsazia, in ricordo della dichiarazione di guerra della Germania alla Francia del 3 agosto 1914.

Un lungo abbraccio per celebrare la solidità dell’amicizia ritrovata tra due Paesi che un secolo fa si combattevano sui campi di battaglia e che oggi rappresentano il cuore dell’Europa unita. I presidenti di Francia e Germania, Francois Hollande e Joachim Gauck, con questo forte gesto simbolico hanno aperto le commemorazioni per i cento anni della Prima guerra mondiale, nel giorno che marca l’anniversario dell’inizio dell’ “inutile strage” sul fronte occidentale: esattamente un secolo fa.

Anche il principe William e la Duchessa Kate hanno partecipato alle celebrazioni, tra gli ospiti accolti da re Filippo del Belgio e dalla regina Mathilde, oltre al presidente francese Francois Hollande, re Felipe VI di Spagna, il presidente tedesco Joachim Gauck, il presidente dell’Irlanda Michael D. Higgins, e Marie Louise Coleiro Preca Presidente della Repubblica dell’Isola di Malta.

“Non bisogna mai essere stanchi della pace”. E’ il monito lanciato dal presidente francese Francoise Hollande da Liegi, alla cerimonia di celebrazione dell’inizio delle ostilità della Prima Guerra Mondiale.

Il principe William ha sottolineato che quanto sta avvenendo in Ucraina “dimostra che l’instabilità continua a minacciare il nostro continente”. Il presidente tedesco Joachim Gauck ha messo in guardia contro il risorgere dei nazionalismi e sulla necessità di difendere la tolleranza.

“A noi dimostrare con atti concreti – ha aggiunto – di aver imparato la lezione che ci viene da due guerre mondiali”.

oscar1Il nostro giudizio sulle persone viene formulato molto rapidamente solo guardandole in viso, bastano cento millesimi di secondo per formulare un giudizio su una persona osservando i lineamenti del suo volto. In particolare su tre tratti: disponibilità, attraenza e dominanza.

A rivelarlo è un recente studio, che ha permesso di verificare, che i nostri pregiudizi sugli altri sono influenzati da alcuni tratti del volto. Lo studio è stato condotto dalle università inglesi di York e Princeton e pubblicato su Proceedings of national academy of sciences.

Gli scienziati hanno passato al vaglio mille fotografie di adulti, di etnia caucasica. Poi hanno costruito punti geometrici di raccordo per misurare occhi, naso, bocca, profilo naso, mandibola e zigomi classificando così 65 tipologie diverse di attributi fisici associati a 16 tratti sociali diversi, sottoposti al giudizio di di trenta persone.

Sono stati individuati tre tratti fondamentali che si interpretano guardando di primo acchito una persona. A questi corrispondono visi da poco a molto affidabili e disponibili, volti per nulla interessanti oppure giovanili, pieni di salute e fascino e, infine, facce da boss, da persone portate al comando.

Una bocca piccola, con gli angoli in giù, serrata, occhi seri, sopracciglia folte ispirano poca fiducia. Al contrario, occhi ridenti, sopracciglia aperte, labbra sorridenti indicano disponibilità. Occhi grandi, carnagione abbronzata, labbra polpose e sorridenti sono legate alla giovinezza, a maggiore salute e sex appeal. Un volto che domina, infine, ha pelle più scura, sopracciglia folte e corte, sorriso solo accennato.

Gli autori spiegano: “La prima impressione conta. Perciò, nonostante le enormi variazioni dei volti, una parte consistente, corrispondente al 58% di queste varianti, è indice di giudizi definiti oggettivamente. Le proprietà geometriche dei volti, dalla grandezza della testa, profilo del naso, forma labbra, altezza zigomi, misura sopracciglia, colorito della pelle, creano il pregiudizio”.

sarajevo-660x330Le poste austriache hanno emesso oggi due francobolli per ricordare l’attentato di Sarajevo, I due francobolli (da 70 e 62 centesimi di euro) sono raccolti in un foglietto e mostrano i ritratti dell’arciduca Francesco Ferdinando e della moglie Sofia; sulla sfondo, un disegno che raffigura l’attentato da un giornale dell’epoca.

Il 28 giugno 1914 l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d’Austria-Ungheria, e sua moglie Sofia vennero colpiti a morte con alcuni colpi di pistola sparati da Gavrilo Princip, diciannovenne serbo appartenente alla Giovane Bosnia, gruppo politico che mirava all’unificazione degli slavi del sud. Fu la scintilla che portò alla Prima Guerra Mondiale: un mese dopo, infatti, il 28 luglio, l’Austria-Ungheria dichiarò guerra alla Serbia.

L’assassinio di Sarajevo fu organizzato da studenti anarchici fra i 16 e i 20 anni,  oltre a Princip, altri studenti avevano avuto diversi compiti nell’attentato e si erano accordati per suicidarsi una volta portato a termine. Nessuno lo fece, per motivi diversi e un po’ comici. Il mese successivo, l’Austria dichiarò guerra alla Serbia provocando diverse reazioni che avrebbero in seguito causato la Prima Guerra Mondiale.

L’attentato fu opera di un ragazzino fanatico di vent’anni, dai suoi due spari, come conseguenza,ci furono trenta milioni di morti macellati nel più grande conflitto armato cui il mondo avesse mai assistito.

Un giornale dell’epoca così lo descrive: “L’arciduca ereditario Francesco Ferdinando si reca in Bosnia accompagnato dalla sua consorte a presenziare colà le manovre militari e, nel mentre attraversavano la città di Sarajevo in automobile, furono proditoriamente uccisi con rivoltella da un Serbo di nome Princip. Il fatto destò universalmente tristissima impressione, e il pubblico si mise in attesa del conseguente gravissimo castigo con cui l’Austria avrebbe vendicato il delitto e il proprio insulto. Ne seguì il processo, che assodò l’esistenza di una vasta congiura serba contro l’arciduca e contro l’Austria stessa colla complicità del governo Serbo stesso aizzatovi dal contegno della Russia”.

Da quel attentato scaturì un immane tragedia.