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Nuova Zelanda – Ha davvero del clamoroso la vicenda accaduta ad Auckland, dove un ragazzino di 11 anni è diventato padre dopo aver avuto un rapporto sessuale con la madre di un suo compagno di scuola. La donna, una 36enne, avrebbe fatto ubriacare il bimbo e abusato di lui, anche se secondo quanto raccolto nelle indagini, il loro non sarebbe stato un solo incontro, ma ce ne sarebbero stati anche altri. Il tutto è avvenuto nel 2012 e l’identità del bimbo non è stata resa nota.

Padre a 11 anni – la confessione del ragazzino al Preside

A raccontare la clamorosa vicenda è il preside della scuola, dopo che il ragazzino di 11 anni ha raccontato tutto. In Nuova Zelanda l’accaduto ha sollevato un enorme polverone soprattutto a livello politico: attualmente infatti, non esiste l’ipotesi di un abuso da parte del sesso femminile, ma il ministro della giustizia ha sottoposto la vicenda ad un team di esperti per capire se sia il caso oppure no di modificare l’attuale legge in vigore.

Salerno – Un uomo di 55 anni è stato arrestato dai Carabinieri perché costringeva i suoi tre figli a subire abusi sessuali, abusi che venivano filmati per poi essere venduti nel mercato della pedopornografia. Insieme all’uomo di 55 anni, sono stati arrestati, a Salerno, anche due suoi amici di 51 e 57 anni. Le indagini hanno preso il via il marzo scorso, dopo di che per mesi sono state portate avanti le verifiche con intercettazioni telefoniche.

Salerno – tre arresti e minori affidati agli assistenti sociali

I tre uomini sono stati arrestati con l’accusa di atti sessuali aggravati con minorenni e violenza sessuale di gruppo aggravata. Oltre a questo, il padre dei tre ragazzi è stato accusato di maltrattamenti di famiglia. Ecco le parole del Gip di Salerno, a dir poco sconvolto da quanto scoperto: “Una vicenda complessiva di immenso degrado umano che affonda le sue origini nell’ignoranza e nella povertà, prima ancora umana e sociale che economica”.

Stamattina, nella estrema periferia di Milano, in via S. Paolino, in un momento di raptus ancora da chiarire, un padre, di circa 30 anni, ha tentato di annegare il figlio di soli 7 mesi nel lavandino del bagno di casa.

La mamma del bimbo, di origine venezuelana, non si è accorta di nulla, fin quando non è stato lo stesso marito che l’ha svegliata raccontando ciò che era accaduto. A questo punto la donna è corsa dal figlio, trovandolo completamente bagnato e scorgendo il lavandino del bagno colmo d’acqua.

Alla situazione concitata ha partecipato anche un parente della donna, il quale ha tentato di colpire l’uomo. Il bambino è stato immediatamente portato all’ospedale San Paolo per accertamenti. In questo momento si trova ricoverato nel reparto di pediatria, ma non è in pericolo di vita.

Da qui è scattata la denuncia ai Carabinieri e l’uomo è stato arrestato. Sono in corso indagini per comprenderne l’accaduto.

Latina sotto choc. Un padre violenta la figlia 15enne.

Ancora una storia di violenza e brutalità su una donna. Ma quando questa violenza viene dal proprio genitore, l’accusa è ancor più scioccante.

Ieri sera il padre della ragazzina si è appostato in un parcheggio isolato di Latina ed ha impietosamente usato violenza sulla figlia.

Subito dopo la ragazzina si è recata al pronto soccorso dell’ospedale cittadino Santa Maria Goretti, raccontando tutto ai medici che l’hanno soccorso. Questi hanno immediatamente avvertito i carabinieri, i quali hanno prelevato l’uomo dalla sua abitazione, portandolo in caserma e poi in procura.

L’uomo 38enne, senza alcuno scrupolo di coscienza, ha confessato l’accaduto. Al momento non si è a conoscenza di eventuali misure restrittive a suo carico, anche se risulta già un’inchiesta per violenza sessuale.

Piacenza sotto choc, Luca Albanese, bello e vivace bimbo di 2 anni, è stato trovato morto in auto dal padre, dopo che quest’ultimo l’aveva dimenticato per 8 ore, sotto un sole impietoso.

Una giornata come tante quella di ieri per la famiglia Albanese. Come tutte le mattine il papà Andrea, aveva il compito di accompagnare il piccolo Luca all’asilo nido, che si trovava nello stesso stabile dove lui lavora, l’azienda Copra che si occupa di catering e pulizia. Non si può spiegare cosa sia accaduto nella sua testa, come è possibile che quella lampadina della mente si sia spenta, ma Andrea, dimentica che il suo bimbo è seduto dietro di lui nel seggiolino, chiude l’auto e lo dimentica per 8 interminabili ore. A dare l’allarme è il nonno, andato a riprendere il bimbo all’asilo, non trovandolo. Chiama prima la mamma, ma lei non sa nulla, allora, sempre più allarmato, chiama il papà. Qui scatta la tragedia. Corre in auto, sono ormai già le 4 di sera, ma per Luca non c’è più nulla da fare, invano l’intervento del 118, il bimbo era già morto da ore. Morto per asfissia e per il caldo.

Sia la mamma che il papà sono ricoverati in ospedale. Il padre alla vista del suo bimbo senza vita ha perso i sensi, in questo momento è ricoverato, intubato, in ospedale. Così la mamma e la nonna del bimbo, in forte stato di choc.

Due vite segnate per sempre. In quell’auto non è morto solamente il piccolo Luca, ma anche il suo papà e la sua mamma. Gli psicologi cercano di spiegare questa “distrazione”. La definiscono “spaltung”, dissociazione della coscienza, come se inconsciamente scattasse un qualcosa, un conflitto irrisolto, che porta a queste tragiche conseguenze.

Nella giornata di oggi dovrebbe essere eseguita l’autopsia sul bimbo, per comprendere, se è possibile, la causa della morte. Intanto le persone che conoscevano questa famigliola, la definivano felice, spensierata, genitori molto attenti a quell’unico bimbo. Insomma nulla faceva presagire  questa immane tragedia.