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4cb27682-5e40-4a17-b4bf-e6efdf9f1f49_mediumMatteo Renzi,  in un’intervista a Millennium in onda questa sera, ha parlato a tutto campo. Il premier ha detto che verrà riscritto lo statuto dei lavoratori: “Si è fatto un ddl delega che si sta discutendo in Parlamento. È giusto o no riscrivere lo statuto dei lavoratori? Sì, lo riscriviamo. E riscrivendolo pensiamo alla ragazza di 25 anni che non può aspettare un bambino perché non ha le garanzie minime, non parliamo solo dell’art. 18, che riguarda una discussione tra destra e sinistra”.

“L’articolo 18 è un totem ideologico. Proprio per questo trovo inutile stare adesso a discutere se abolirlo o meno. Serve solo ad alimentare il dibattito agostano degli addetti ai lavori”.

Una stilettata però all’indirizzo di Alfano non manca, quando Renzi ricorda che il titolare del Viminale ha parlato degli immigrati chiamandoli ‘vu cumprà’. “E’ un termine giusto? Per me no. Io non l’avrei utilizzato” ha detto il premier. Il capitolo sulla questione lavoro si è chiuso poi quando ha ribadito che con Alitalia è definitivamente tramontata la stagione dei soldi pubblici alle aziende: “E’ del tutto doveroso. Ne abbiamo messi talmente tanti di soldi pubblici che sarebbe inaccettabile”.

A chi gli domanda se le proposte sull’economia avanzate da Forza Italia rientrino nell’intesa siglata con Berlusconi risponde: “Ci deve essere rispetto per tutti, i dossier degli altri li leggo sempre. Ma per noi l’accordo è su due punti: le riforme istituzionali e la legge elettorale”.

lavoro_dignitaDopo i dati dell’Istat e di Bankitalia che certificano l’allontanarsi della ripresa e l’impatto quasi nullo degli 80 euro elargiti dal governo, ieri è stata Confindustria a mettere il dito nella piaga.
Nelle regioni del Sud, dove fare l’imprenditore è quasi una scelta eroica e dove i finanziamenti, quando arrivano, sono inghiottiti dalla malavita o si perdono in mille rivoli clientelari, la crisi sta producendo una desertificazione imprenditoriale.

Per gli effetti durissimi del periodo nero dell’economia sul sistema finanziario e produttivo del Mezzogiorno: il pil è in calo di 47,7 miliardi, le imprese sono quasi 32 mila in meno, i posti di lavoro persi sono più di 600 mila con 114 mila persone in cassa integrazione.

Lo stato di salute tracciato dal Check Up Mezzogiorno elaborato da Confidustria e Srm-Studi e ricerche parla chiaro: l’economia meridionale è in gravi condizioni. Da gennaio hanno chiuso i battenti 573 imprese al giorno.

Anche gli investimenti, sia pubblici che privati, tra il 2007 e il 2013 sono diminuiti di circa 28 miliardi, con un calo che oscilla tra il 34% e il 47% per l’industria in senso stretto, e attestato al 34% nell’agricoltura e nella pesca, settori di eccellenza del Mezzogiorno.
In questo quadro negativo ci sono però delle note positive: le esportazioni nel 2013 hanno registrato, rispetto al 2007, una crescita del 2,7%; crescono le società capitali (+3,2% rispetto al 2013) e quelle aderenti a contratti di rete (circa 1600), in sviluppo anche le imprese avviate da giovani (50 mila registrate nel 2013); infine, sul fronte del turismo, in alcune regioni sono aumentati i turisti stranieri.

“Occorre un robusto intervento per amplificare al massimo questi segnali positivi attraverso due azioni convergenti: da un lato è necessario attuare riforme istituzionali e strutturali e dall’altro queste riforme devono essere sostenute da una politica economica orientata allo sviluppo” si sottolinea nel rapporto Confindustria.