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MUSICA: HEINEKEN JAMMIN FESTIVALVasco Rossi il 25 giugno parte dallo stadio Olimpico di Roma con il concerto  “Live Kom 014 , poi sarà la volta di San Siro a Milano il 4 luglio, per sette date.
Vasco  rilascia un’intervista a Vanity Fair, che gli dedica la copertina, in cui parla del suo matrimonio, del tour e dell’effetto che gli fanno i commenti sul web.

A 24 anni dalla prima volta che mise piede in uno stadio da protagonista il San Siro di Milano: “A quei tempi, gli stadi li facevano solo gli stranieri, noi italiani suonavamo nelle grandi discoteche o alle feste dell’Unità. Alla fine degli anni Ottanta ricordo che feci 15 mila persone a Reggio Emilia. Pensavo di aver raggiunto il massimo”. Oggi è il primo  rocker d’Italia.

Durante la lunga intervista al mensile Vasco racconta del suo matrimonio con Laura Schmidt, “l’ho fatto per metterla tranquilla, per motivi burocratici, perché bisogna far così. La fede non la porto, ma solo perché ho il terrore degli anelli”, una paura che deriva da un racconto che gli fece il padre: “Mi disse che un tizio si era strappato un dito saltando giù da un camion perché l’anello era rimasto impigliato da qualche parte. Ma, comunque, la fede la porto sempre con me in una borsina, è il mio portafortuna”

Nell’intervista a Vanity Fair sulla politica dice:

“In Italia bisognerebbe cambiare praticamente tutto. Intanto la burocrazia: farraginosa, costosa e inefficiente” e poi la giustizia, con processi troppo lenti, mentre di Renzi dice: “Si muove bene, sa comunicare, ha portato in politica una generazione di giovani. Sono contento che stia cercando di dare una sterzata, anche se ho il dubbio che siamo al punto in cui la macchina va fuori strada comunque”; il problema, comunque, alla fine è che ”la politica o la fai o stai zitto, perché è lo stesso che discutere di calcio davanti alla Tv: non serve a niente, visto che l’allenatore non siamo né io né lei.

E poi meglio cambiar discorso sennò finisco nei guai. Già l’estrema sinistra mi odia” dice spiegando che è così perché non è un militante, ma “un artista libero e indipendente” e ricorda di quando venne a sapere che volevano contestarlo durante la sua partecipazione del 2009 al Concertone del Primo maggio a Roma, una contestazione di cui nessuno si accorse perché erano pochi, il “genere che su internet, siccome c’è l’anonimato, crede di poter scrivere quello che gli pare. Se uno mi incontra non è che mi dice: ‘Mi fai schifo, sei una merda, muori’, però lo scrive”.

Gli insulti che legge , come quando in uno dei commenti a uno dei suoi video su YouTube lesse “Spero che ti venga un ictus vecchio drogato di merda”, frase che lo turbò, almeno per una notte, poi se ne capacitò e rispose, tra sé, in maniera ironica: “Vecchio, be’, non posso certo dire di essere giovane. Drogato lo ero vent’anni fa, se lo ero, perché sono sempre stato un tossico indipendente, nel senso che l’eroina non l’ho mai toccata. Diciamo che ho fatto le mie esperienze, non me ne vanto, ma neanche me ne vergogno. Quanto all’ictus, anch’io spero che mi venga.