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tom-cruise-divorzia-da-katie-homesDa nord a sud, la questione del divorzio breve sembra tradursi in una vera e propria ‘montagna’ di pratiche, che toccano il picco di un anno di attesa in città come Genova, Bari e Torino. Il divorzio breve ha costi decisamente economici, solo 16 euro, ma sembra essere diventato ‘lungo’ a causa del maxi lavoro che comporta in seguito all’elevato numero delle persone che lo richiedono.

In alcune città il divorzio breve non è solo lungo, ma lunghissimo, come ad esempio a Bari, dove per apparire di fronte al giudice civile bisogna attendere almeno Natale del 2016. Le anagrafi dei comuni hanno commentato la situazione, affermando che nessun ufficio si aspettava una simile affluenza e le richieste sembrano aumentare giorno dopo giorno. La cosiddetta ‘rivoluzione’ del divorzio era partita in sordina l’anno scorso ed era stata introdotta al fine di snellire tutti gli arretrati. Ora un vero e proprio fiume di coppie, di età soprattutto compresa fra i 30 e i 60 anni sta affollando gli uffici della nuova sezione Divorzi e Separazioni dei comuni italiani, al fine di concludere il rapporto senza scomodare le aule di giustizia. Il risultato è un vero e proprio ingorgo, che rischia di allungare in modo esponenziale i tempi di attesa.

Le ragioni sono molteplici e i comuni spiegano che molto spesso all’ufficio preposto è chiamata a lavorare una sola persona per città, visti i tagli decisi nella pubblica amministrazione. Il risultato è uno svuotamento delle aule giudiziarie e un riempimento di quelle dei comuni, visto il costo favorevole della manovra e la possibilità, almeno sulla carta, di poter contare su un servizio veloce.

Bari non è l’unico caso in Italia, perché anche a Milano chi intende divorziare deve aspettare fino al prossimo autunno e i tempi medi di attesa sono stati stimati, almeno per il momento, in sei mesi. La procedura semplificata, i costi economici e soprattutto la semplicità dell’atto hanno infatti indotto molte persone a preferire questa via piuttosto che la sede legale, ovviamente se si tratta di un divorzio consensuale. L’Italia reclamava da anni la nascita di questa procedura, ma molto probabilmente non aveva fatto i conti con una così alta richiesta e soprattutto con la mancanza di personale sufficiente a svolgere l’imponente mole di lavoro richiesta in tutto il paese.