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fiore spazioHa fatto il giro del mondo, fra lo stupore dei navigatori di internet e degli stessi astronauti, l’immagine del primo fiore coltivato e fiorito nello spazio. Si tratta di una creazione dell’astronauta americano Scott Kelly, che dopo aver dimostrato al mondo che è possibile coltivare la lattuga spaziale e pure mangiarla, ha deciso di coltivare il suo personale giardino nella stazione spaziale che gestisce.

Si tratta di una specie che è stata fatta crescere all’interno della Stazione Spaziale Internazionale nel programma Veggie plant growth facility e la piantina cresciuta è una specie di zinnia, la quale è stata scelta dal pool di scienziati in quanto abile nel conformarsi ad ambienti con luce e temperature particolari.

L’astronauta dal pollice verde, come è stato ribattezzato dai media Kelly, ha avuto non pochi problemi a farla crescere nello spazio, perché a differenza della lattuga che sembra avere accettato di buon grado il suo habitat spaziale, la zinnia ci ha messo un po’ a decidere di sbocciare in un ambiente particolare come quello caratterizzato dalla totale assenza di gravità.

A dicembre dello scorso anno, la situazione sembrava infatti molto critica per la piantina e lo stesso Kelly aveva annunciato che la zinnia stava morendo. Colpo di scena, la piantina fiorita si è ripresa, grazie alle cure che lo stesso Kelly ha apportato al vegetale, chiedendo di poter fare un piccolo strappo alle indicazioni della Nasa e operando in autonomia seguendo i suoi studi e il suo forte istinto green. Detto fatto, perché l’astronauta ha ricevuto il beneplacito dal pool di scienziati e la zinnia ha potuto sbocciare e proporsi come un vero e proprio miracolo di scienza e di tecnologia moderne.

Kelly è quindi riuscito a dare vita al primo giardino spaziale, un esperimento che oltre allo stupore e alla meraviglia si propone di studiare qual è il comportamento dei vegetali in condizioni di microgravità, per testare l’impiego di vegetali nello spazio durante i lunghi viaggi che attendono l’uomo alla scoperta delle stelle e dei pianeti del cosmo.

viaggiare-nello-spazio-rallenta-linvecchiamentoUn esperimento svolto nel 2004 con una spedizione di vermi vivi sulla Stazione Spaziale Internazionale nella missione olandese DELTA, ha dimostrato che si può vivere più a lungo. Nel notiziario europeo Cordis, il team internazionale di scienziati ha dedotto che l’accumulo di proteine tossiche, che causano l’invecchiamento dei muscoli, viaggiando nello spazio è inibito. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Scientific Reports e si legge, che un gruppo di geni sono espressi  a livelli inferiori durante il volo. Quando sono tornati sulla Terra, i vermi si è osservato che hanno vissuto più a lungo.

I vermi perdono in massa muscolare, come potrebbe accadere anche agli esseri umani. Uno dei geni che rallenta l’invecchiamento è lo stesso che codifica l’insulina, e causa il diabete, come noto collegato al controllo metabolico. Nei vermi, mosche e topi, l’insulina è associata alla durata della vita. I muscoli tendono a ridursi  nello spazio, e questo studio ne è la conferma. Ma che i muscoli potrebbero invecchiare meglio nello spazio, piuttosto che sulla Terra, è questa la novità importante.