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salario minimo

0Ci sono voluti ben dieci anni di discussioni e di scontri, ma oggi la Germania mette a segno una svolta storica. Il Bundestag, la Camera bassa tedesca, ha approvato, con 535 voti a favore, 5 contro e 61 astenuti, l’introduzione del salario minimo garantito a livello nazionale di 8,5 euro l’ora. La legge dovra’ ora passare al vaglio del Senato. Si tratta di una delle riforme chiave del governo di coalizione di Angela Merkel .

Per il ministro del Lavoro Andrea Nahles è “una grande gioia”, mentre il vice cancelliere socialdemocratico Sigmar Gabriel non ha esitato a parlare di “una giornata storica per la Germania”.

La cancelliera Angela Merkel ha acconsentito se pur controvoglia a questa misura pur di assicurarsi la partecipazione al suo governo da parte della Spd che da tempo ne ha fatto un suo cavallo di battaglia.

La norma entrerà in vigore il 1 gennaio del 2015, ma sono previsti due anni di transizione di cui potranno beneficiare alcuni settori. Finora, la Germania era uno dei sette paesi dell’Unione europea (tra cui l’Italia) a non aver introdotto il salario minimo nazionale.

Le eccezioni al salario minimo  saranno minime . Ci sarà un periodo di transizione di due anni per alcune categorie (gli stagionali, per esempio). Inoltre, i minori di 18 anni potranno ricevere paghe inferiori a 8,50 euro al fine di impedire che costi più elevati limitino le prime assunzioni o il lavoro in apprendistato; eccezione anche per i disoccupati di lungo termine.
La Spd ha assicurato che la misura aumenterà il salario di 4 milioni di lavoratori a partire dal primo gennaio 2015 e un milione in più dal primo gennaio su circa 39 milioni di salariati e una popolazione attiva di 42 milioni di persone.
Il livello scelto dai tedeschi si pone nella media degli altri paesi sviluppati: è inferiore allo Smic francese  che è di 9,53 euro,  ma è superiore all’equivalente britannico che è di 7,91 euro.

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Domenica 18 maggio la Confederazione elvetica è chiamata alle urne per approvare o respingere l’indroduzione della paga minima per ora. Infatti il referendum promosso dai sindacati, propone l’introduzione di un minimo all’ora fissato in 22 franchi, pari a 18 euro ( in Francia sono 9,5 euro e in Germania a 8), equivalente a quasi quattromila franchi al mese = 3250 euro.

L’esito del referendum resta molto incerto, gli ultimi sondaggi al termine di una campagna elettorale molto combattuta, danno i contrari al 64% mentre i favorevoli si attestano al 30% gli indecisi il 6%.

L’Unione sindacale svizzera, i Verdi e i socialisti che hanno proposto il referendum sostengono che quattromila euro al mese non devono scandalizzare perchè “Siamo uno dei paesi più ricchi al mondo”, ma anche il più caro al mondo, non esiste un salario minimo nazionale  e le retribuzioni sono concordate individualmente o collettivamente. I negoziati collettivi avvengono tra le parti sociali per un intero settore o per singole aziende. Ma i padroni non sono per niente d’accordo, sì, i padroni sono furenti, dice  Giancarlo Dillena, direttore del Corriere del Ticino, il più diffuso quotidiano della Svizzera italiana: Dicono che “si rischia di immettere sul mercato una regola che sconvolge equilibri storici. E poi qui in Ticino ci sarebbe qualche problema in più. Intanto perché gli stipendi in media sono più bassi, e si introdurrebbe un minimo uguale per tutta la Confederazione. E poi qui abbiamo sessantamila frontalieri italiani, che avrebbero pure loro diritto ai quattromila franchi. Il rischio, dicono quelli del fronte del no, è che molte imprese, visto l’andazzo, portino la produzione all’estero. Per questo anche alcuni sindacati, come i cristiano-sociali, vanno molto cauti, e non fanno campagna”.  

Sempre domenica gli svizzeri dovranno esprimersi sulla proposta popolare “affinchè i pedofili non lavorino più con i con i fanciulli, e sul referendum contro l’acquisto di 22 aeri da combattimento per l’esercito.