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elisa-sednaoui-mostra-cinema-venezia-744x445Il tema dei profughi in arrivo nel nostro paese è sempre più spinoso e molta è l’informazione che circola sull’argomento. Dal caos della stazione di Budapest di qualche giorno fa, fino al macabro ritrovamento di camion con immigrati morti al confine con l’Austria, la cronaca si tinge di note fosche e chiede a tutti i cittadini europei di riflettere su questo tema ricco di sfumature ma infinitamente problematico nella sua essenza. In questi giorni un appello arriva anche dallo scintillante mondo del cinema, in occasione dell’apertura della 72sima Mostra del Cinema di Venezia.

Quest’anno la madrina al Lido è l’attrice Elisa Sednaoui, una bellezza corteggiata da Laboutin e Lagerfeld, attrice per pellicole indipendenti, ma anche creatrice di documentari sulla primavera araba e manager impegnata sul fronte dell’aiuto umanitario grazie ad una fondazione da lei creata per diffondere l’istruzione fra i piccoli del medio oriente. Non poetava che essere che così, in quanto la ventisettenne top model ha madre piemontese e padre egiziano, vive a Londra assieme al marito e al figlio e ha scelto di schierarsi dalla parte dei meno fortunati, diffondendo messaggi di pace e cercando di operare con la sua presenza carismatica nel campo dell’istruzione.

Intervistata sul suo lavoro, Elisa afferma di non aver avuto vita facile all’arrivo in Italia vent’anni fa, in quanto lei era figlia unica e veniva guardata con diffidenza dalle altre persone. Poi tutto si è evoluto e ha iniziato a lavorare con successo come modella, passando poi al cinema con tante produzioni di carattere. Il suo impegno principale va però all’accoglienza, un settore che rispecchia la sua volontà di lavorare nella diplomazia e nelle organizzazioni umanitarie. Il centro da lei fondato permette infatti a tanti bambini egiziani di ricevere un’istruzione e si propone come un esempio di accoglienza e di lavoro molto importante all’estero, come una piccola goccia di acqua in mezzo al mare che può aiutare i paesi problematici ad emergere impiegando al forza della cultura.

immigrati mare nostrumIl ministro degli Interni Angelino Alfano ha annunciato che a breve terminerà l’operazione Mare Nostrum, e che partirà invece Triton.

«Mare Nostrum non convivrà con Triton, ma sarà chiusa. D’accordo con il premier, ad un prossimo Consiglio dei ministri sarà deliberata la conclusione dell’operazione», ha dichiarato Alfano in un’informativa alla Camera. Mare Nostrum fra due giorni compirà un anno, ed è stato apprezzato da tutta la Comunità internazionale, ma è nata come un provvedimento in una situazione d’emergenza, dopo la strage di Lampedusa. Ed è al momento inadeguata per fronteggiare tutto il flusso migratorio che si riversa sulle nostre coste.

Perciò Mare Nostrum sarà sostituito da Triton. Il Governo, sottolinea Alfano, ha spesso richiesto che l’Unione Europea sostenesse l’Italia nell’aiuto ai migranti, e alcuni risultati si sono in effetti ottenuti: «Abbiamo infatti ottenuto che sia l’Ue a presidiare le nostre frontiere, anche se questo non spoglia l’Italia dai suoi obblighi. L’1 novembre partirà l’operazione Triton, targata Frontex e 18 Stati hanno dato disponibilità a partecipare. Si tratta di un fatto senza precedenti: forniranno assetti, personale, esperti». Triton costerà meno di Mare Nostrum, circa un terzo, e il suo obiettivo è quello, principalmente, di contrastare l’immigrazione irregolare. Le navi saranno impiegate fino a 30 miglia dalle coste nostrane.

Il bilancio di Mare Nostrum è comunque positivo: ben 100.000 migranti soccorsi in mare e messi in salvo, di cui 9mila minori non accompagnati da adulti o dai genitori, più di 500 scafisti arrestati e tre navi madri sequestrate. Non si è riusciti ad evitare morti e stragi, purtroppo. A Triton, inoltre, parteciperanno altri 19 Paesi oltre all’Italia, come ha confermato il ministro Alfano. Con un budget di circa 2,9 milioni di euro al mese, Triton sarà ancora più efficace nell’effettuare un controllo delle coste prospicienti all’Italia e nel salvare tante vite che, nella speranza di una nuova vita, cercano ogni giorno di approdare nel Vecchio Continente.

 

CAOS-LIBIA-EBOLA-672x350Intervista rilasciata a La Stampa da Carlo Biffani a proposito della grave situazione in Libia che potrebbe avere conseguenze catastrofiche per l’Italia. Biffani è un ex ufficiale della Brigata Paracadutisti, esperto di operazioni di forze speciali, security e intelligence privata, attualmente direttore generale di Security Consulting Group, azienda leader della sicurezza privata, nonché esperto di questioni libiche. L’Italia non si è mai trovata così vicina al “centro della criticità”, ha dichiarato l’esperto, che poi ha lanciato l’allarme sui rischi derivanti dall’immigrazione fuori controllo come Ebola e terrorismo islamico

Libia di nuovo nel caso, un Paese dannato?

«La situazione in Libia è davvero drammatica, e mai sino ad ora, il nostro Paese si era trovato così vicino al “centro della criticità”. Il rischio che corriamo è altissimo sotto diversi profili. Quello dell’approvvigionamento energetico. Quello relativo alla possibilità che elementi del Jihad si infiltrino nel nostro Paese per portare lo scontro con l’occidente ad un livello ancora più alto e per dimostrare al radicalismo islamico mondiale che sono in grado di colpire e “ingaggiare il nemico” direttamente nel cuore della cristianità. Quello che soggetti contaminati da virus di Ebola entrino nel nostro Paese contagiando con una malattia che è impossibile da sconfiggere con i farmaci e della quale si sono ammalati già più di mille soggetti».

Cosa alimenta il caos libico?

«Per quanto riguarda la questione interna, la Libia, altro marchiano errore commesso dalla cosiddetta Coalizione quando la medesima decise di destituire con la forza il Colonnello, non è in grado di uscire da sola da questa tragedia ed anzi, ogni giorno che passa è sempre più vicina al baratro che la farebbe precipitare verso scenari irrecuperabili. Ci rendiamo conto del fatto che per la prima volta, due settimane fa, carri armati e pezzi di artiglieria si sono spostati da Misurata a Tripoli per andare a combattere la battaglia dell’aeroporto della capitale? Questo non è più il susseguirsi di scaramucce combattute a suon di Tecnica e di calibro .30. Qui stiamo assistendo, inermi per altro, ad una guerra fra eserciti. Da un lato il movimento radicale islamico con le sue controllate regionali e nazionali, unito in un abbraccio grottesco ma letale con esponenti del mondo del business libico che si sono visti tagliati fuori dai giri che contano dopo la caduta del governo Gheddafi e dall’altra quel che resta di un esercito schierato sul fronte opposto ai fratelli mussulmani ed ai gruppi islamisti. Tutti sembrano agire motivati dall’unico convincimento del “tanto peggio, tanto meglio” e non si capisce come si possa evitare che il conflitto si estenda a tutto il paese, rendendo impossibile l’esportazione di quel petrolio che per noi è di importanza strategica».

Quali sono i rischi più imminenti?

«Il rischio della possibile infiltrazione di veterani, ci riguarda poi direttamente. Chi ci può garantire che non siano giunti qui da noi, fra i centomila disperati che sono arrivati solo dall’inizio dell’anno, reduci delle battaglie siriane ed egiziane, pronti a fare proselitismo ed a riversare su nuovi combattenti le competenze acquisite in questi anni di guerra? Personalmente, sono piuttosto dubbioso del fatto che si riesca a capire chi davvero stia arrivando, visto che troppo spesso non si riesce neppure a tenerli in un centro di accoglienza per il tempo necessario ad identificarli. Di questa nostra incapacità di controllo e della latitanza vergognosa da parte dei nostri partner europei sul tema del contenimento alla immigrazione clandestina, temo che presto, potremmo essere chiamati a pagare conseguenze drammatiche».

Una nuova azione internazionale, magari più defilata, sarebbe utile?

«Si sente parlare sempre più frequentemente e da più parti riguardo alla necessità di una azione militare a sostegno del governo libico, da promuoversi unilateralmente da parte dell’Italia. Chi ne parla, probabilmente non si rende conto del fatto che non vi è la volontà politica di andare a fare la guerra, perché di questo si tratterebbe, ai gruppi radicali islamici, che non vi sono soldi a sufficienza per mettere in piedi una compagine militare capace di spostare gli equilibri e di dare un contributo sostanziale e non considera che un’azione militare di questo tipo, comporterebbe la possibilità di mettere in conto perdite ingenti fra le nostre fila.»

L’Italia è anche il Paese più esposto in termini di migranti…

«Per muovere in questa direzione ed attrezzarci a difendere i nostri interessi regionali, ci sarebbe bisogno, come alcuni esperti sottolineano da giorni, di riconvertire a scopi bellici la missione Mare Nostrum, di schierare unità da combattimento sul terreno, di lanciare sul campo le nostre aliquote di forze Speciali e di far lavorare in attacco la nostra aviazione militare. Le forze da schierare ci sarebbero, visto che la Brigata Paracadutisti Folgore è stata recentemente esclusa dalla rotazione di turno di impiego in Afghanistan, proprio per renderla disponibile rispetto ad esigenze nello scacchiere mediterraneo, ma l’impiego di soldati in guerra comporta rischi come la morte, che preoccupano i decisori politici molto spaventati dalla impopolarità che ne consegue. Mai come ora, questi passaggi sarebbero giustificati dall’Interesse Superiore, ovvero dalla necessità di riportare ad un livello di gestibilità una crisi che ci minaccia direttamente, ma allo stesso modo, mai come ora siamo apparsi impacciati in termini di difesa dei nostri interessi in ambito internazionale. Mai come ora ci si è preoccupati di aspetti di politica internazionale che poco o pochissimo hanno a che vedere con gli interessi del paese e con il riscontro diretto che i loro effetti avranno sulle famiglie italiane già a partire dal prossimo inverno».

Parlava di rischio Ebola attraverso i canali libici…

«Riguardo ad Ebola, vorrei solo capire come si pensa di fare in modo di controllare la possibile diffusione del virus sul nostro territorio, quando vi sono migliaia di profughi che sbarcano settimanalmente sulle nostre coste e vorrei anche capire come si pensa di valutare ed arginare il possibile ingresso di soggetti contagiati, a fronte della necessità di confrontarsi con un agente patogeno letale che ha tempi di incubazione asintomatica fino a 21 giorni. I clandestini che arrivano sul nostro territorio, dopo 21 giorni, sono nella maggioranza dei casi, già fuggiti dai centri di accoglienza ed in giro per il nostro paese. Se non si riesce a controllare il diffondersi della scabbia ed il ripresentarsi di una malattia come la tubercolosi, cosa possiamo e dobbiamo aspettarci riguardo ad una malattia come Ebola? Capisce l’Europa che il rischio è tanto italiano quanto tedesco o norvegese?»

Immigrazione – Emergenza immigrazione non solo a Lampedusa. Un nuovo sbarco è stato registrato sulle coste della Sicilia Orientale. Continua l’ondata di immigrazione, che questa volta ha a che fare con il ragusano, precisamente a Pozzallo. Nella tarda serata di ieri, o meglio a notte inoltrata, una motovedetta della Guardia Costiera, in collaborazione con la Guardia di Finanza, sono riuscite ad intercettare un gommone che si trovava in mare aperto.

Immigrazione – 48 migranti a Pozzallo

Avvicinatosi al gommone, che si trovava a 22 miglia circa a Sud Est di Pozzallo, le autorità hanno capito che si trattava di una carretta del mare piena di migranti. A bordo del gommone c’erano 48 persone, tra cui tre donne e due persone malate in gravi condizioni. Una volta sbarcati al porto di Pozzallo, sono stati tutti assistiti e, per chi ce ne fosse bisogno, trasportati in ospedale.

immigrazioneImmigrazione – Ancora un’ondata di immigrati arriva nel nostro Paese tramite una carretta del mare. Fortunatamente questa volta, tutti i migranti a bordo sono stati tratti in salvo alle prime ore del mattino. Il tutto è accaduto a Brindisi, dove 17 immigrati, la maggior parte di loro pakistani, sono stati salvati grazie all’aiuto della nave traghetto Sorrento facente parte della compagnia Grimaldi.

Immigrazione – mare mosso e barcone in pessime condizione

La segnalazione dell’arrivo degli immigrati è stata data dalla Guardia costiera che segnalava la presenza di un barcone in acque greche, barcone in grande difficoltà sia per il mare agitato che per le condizioni del barcone stesso. Grazie al pronto intervento da parte della nave Sorrento, tutte le persone si sono salvate e sono in ottima salute.

  Immigrazione: due morti a Lampedusa. Allarme a Lampedusa per il grande flusso di immigrati che sta sbarcando sulle coste dell’isola. Complessivamente negli ultimi due giorni sono stati registrati ben 5 sbarchi, mentre un sesto barcone è stato soccorso dalle autorità maltesi. Tutto ciò per un totale di circa 500 migranti, sbarcati a Lampedusa dopo essere stati soccorsi dalle motovedette della Guardia costiera e dalla nave Cassiopea della Marina militare.

I grandi flussi possono ovviamente portare maggiori complicazioni. Due migranti. raccolti su un gommone insieme ad altri 88 immigrati, sono morti per ipotermia mentre venivano trasferiti sull’isola a bordo di una motovedetta. Un’altra tragedia dovuta alle condizioni disumane in cui questa povera gente si ritrova a viaggiare per inseguire il sogno di un lavoro in Italia.

  Lampedusa: sbarcati 260 migranti. Nuove ondate di immigrati arrivano sulle coste di Lampedusa. Avevamo già raccontato degli arrivi di migranti sulle coste siciliane, nella scorsa notte sono sbarcati sull’isolotto circa 260 migranti, i quali erano stipati su tre differenti barconi. Nel primo di questi, soccorso ad 80 miglia dall’arcipelago delle Pelagie, c’erano complessivamente 98 persone; nel secondo, bloccato invece a 100 miglia ve ne erano 131; nel terzo e ultimo, fermato a 40 miglia, c’erano 31 nordafricani, fra cui sei donne.

Tutti i 260 immigrati intercettati sono stati condotti nel centro d’accoglienza nella contrada Imbriacola, che era precedentemente vuoto. Una nuova ondata di immigrazione in Italia giunge quindi a Lampedusa dalle coste del Nord Africa.

  Immigrazione: due sbarchi sulle coste siciliane. Due nuovi sbarchi di migranti sono avvenuti questa notte sulle coste della Sicilia. Uno è avvenuto nei pressi delle spiagge di Siracusa: un motopesca con scritte in arabo con a bordo 128 migranti di differenti etnie è stato intercettato da un guardacoste della Guardia di Finanza a circa 6 miglia da Capo Murro di Porco. L’imbarcazione è stata poi scortata sino al porto di Siracusa, dove sono poi iniziati i controlli del caso per determinare l’identità dei 128 migranti.

L’altro sbarco è avvenuto sulla spiaggia di Siculiana Marina, nell’Agrigentino, ed è stato intercettato da polizia e carabinieri. Le forze dell’ordine hanno bloccato un barcone di 10 metri che stava riprendendo il largo con a bordo quelli che probabilmente erano i tre scafisti che hanno portato i migranti in Italia.