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B-6894-trentoDicembre è tempo di classifiche, e molti italiani possono rispecchiarsi o apprendere se la propria città o i propri stili di vita sono considerati ‘in’ oppure ‘out’ dalle classifiche del momento. Ecco quindi una lista davvero classica, che permette di capire qual è la città italiana dove si vive meglio, dove il livello di bontà della vita è elevato e dove i bambini possono crescere bene per livello di istruzione e qualità dei servizi offerti. Si tratta dell’annuale classifica di Italia Oggi, che fotografa nel complesso le città del paese ed elegge le migliori a livello nazionale.

Anche quest’anno si è proclamata vincitrice la città di Trento, che ha sbaragliato le altre concorrenti assieme a Bolzano e anche a Pordenone. Sono infatti queste le città dove si vive meglio in assoluto in Italia, per qualità dell’ambiente, dei servizi e anche per previsioni legate al futuro. I parametri impiegati da Italia Oggi sono stati nove, ovvero ambiente, affari e lavoro, disagio sociale e personale, criminalità, servizi scolastici e finanziari, popolazione, tempo libero, sistema salute e tenore di vita.

E’ il sesto anno che Trento si propone ai vertici della classifica, fatto che rivela la capacità del capoluogo trentino di superare la crisi economica e di mantenere alti standard di offerta alla sua popolazione. Fanalini di coda le città di Carbonia Iglesias, di Enna e di Medio Campidano, luoghi che hanno poco da offrire agli abitanti e che non si rivelano appetibili neanche dal punto di vista dello sviluppo futuro.

La classifica ha inoltre considerato che Bologna è la città migliore nella quale vivere per quanto riguarda gli affari e il lavoro. Pordenone ha sbaragliato la concorrenza per quanto riguarda la sicurezza, mentre le città della Toscana si sono guadagnate il podio per quanto riguarda lo sport e il tempo libero. Nel complesso sono le città del Trentino a vincere ogni competizione sulla carta, grazie all’altissimo tenore di vita e alle possibilità economiche, le quali si legano ad una qualità ambientale molto elevata e a proposte di tempo libero più che eterogenee.

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Terminare gli studi potrebbe allungare la vita; viceversa, non finire di studiare accorcia il nostro tempo su questa terra di quasi dieci anni. Si tratta di migliaia di morti evitabili, paragonabili a quelle causate dal fumo.

In pratica, da recenti studi è emerso che arrivare al diploma di scuola superiore potrebbe avere benefici pari a quelli che ottiene chi smette di fumare. Abbandonare presto la scuola mette a rischio la salute, e taglia di 10 anni le speranze di vita. I dati emergono da una ricerca dell’università del Colorado, pubblicata su «Plos One». Dallo studio emerge che fattori importanti per il successo nello studio sono le condizioni economiche e lo svantaggio sociale ma, a parità di condizioni di partenza, chi lascia la scuola sarà in futuro più esposto a malattie, avrà più probabilità di fare un lavoro manuale usurante e di soffrire di malattie mentali.

I dati analizzati sono quelli della popolazione americana: i ricercatori sono andati indietro nel tempo fino al 1925, per determinare l’impatto dell’istruzione sulla salute. Pare che solo nel 2010 si sarebbero potute evitare 145mila morti se coloro che non hanno studiato avessero ottenuto almeno una qualifica di base. Un tasso di mortalità quasi pari a quello del fumo.

La mancanza di scolarizzazione porta con sé una minore capacità di affrontare i problemi di salute, una peggiore condizione abitativa e di lavoro. Infatti, un tasso di istruzione basso è negativamente correlato con fattori di rischio; al contrario, titoli di studio più elevati portano a migliori e più qualificati impieghi, e quindi retribuzioni più alte, un’alimentazione più sana e così via.

«I nostri risultati – ha dichiarato Patrick Krueger, uno degli autori dello studio – dimostrano che le politiche che puntano a migliorare l’adesione scolastica migliorano anche la salute della popolazione».

vladimir-luxuria-sochiVladimir Luxuria, nata nel giugno del 1965 come Wladimiro Guadagno, non teme il traguardo dei cinquant’anni si racconta in una lunga intervista.

“Ho già fatto la mia battaglia con l’anagrafe per qualcosa di molto più importante, quindi si figuri se mi preoccupa l’età che avanza”.

Meno di un mese fa è stata aggredita da alcuni spacciatori che controllano la zona di Roma in cui abita, il Pigneto. Ha pagato lo scotto di avere denunciato la situazione in cui versa il quartiere. Lo rifarebbe?

“Ho avuto una reazione istintiva, di cuore. Non si poteva più fare finta di nulla. Per questo ho deciso di affrontarli e non me ne pento”.

Com’è la situazione adesso?

“È leggermente migliorata anche se la sera preferisco rientrare a casa scortata da qualche amico. Non nascondo di avere paura, ma non ho mai pensato di cambiare casa, significherebbe arrendermi”.

Su Wikipedia è definita “attivista, scrittrice, conduttrice televisiva, attrice, autrice teatrale ed ex politica italiana”. Lei cosa si sente?

“Un’artista militante. Una persona che ama lo spettacolo, il gossip ma che contemporaneamente non si risparmia ad affrontare altre tematiche, usando un linguaggio sempre comprensibile. Mi piace farmi capire”.

Nell’ultimo anno l’abbiamo vista anche nello studio del Grande Fratello.

“Sì, ho ricevuto la proposta all’improvviso, non me l’aspettavo. Mi hanno detto che sono stata l’unica opinionista ad avere assistito anche alle prove. Ma io sono fatta così, se devo fare una cosa, la faccio bene”

È una perfezionista?

“Mi piace documentarmi, prepararmi è l’unico modo che conosco per fare le cose. Credo sia colpa degli astri. Il mio segno zodiacale, il cancro, mi ha dato l’esuberanza, la voglia di provocare, l’ascendente, Vergine, il rigore e la disciplina. La mia vita è sempre stata un equilibrio tra questi due aspetti”.

Al Grande Fratello ha detto di avere trovato un’amica, Alessia Marcuzzi.

“Alessia è una persona vera, senza fronzoli, come me. Si è creata un’intesa incredibile. E quando le ho chiesto di venire a fare la madrina del Gay Village non se l’è fatto ripetere due volte”.

Lei da due anni è il direttore artistico della rassegna estiva romana. Le piace questo ruolo?

“Mi sono rimessa in gioco. È un’esperienza che riesce a farmi divertire molto. Quest’anno, poi, sta avendo successo. Tanti miei amici, da Nicola Savino a Max Giusti, da Mara Venier a Anna Tatangelo, sono venuti o verranno come ospiti”.

Nel mondo dello spettacolo, si sa, non è facile fare amicizia. Lei pensa di esserci riuscita?

“Quando lavori in modo sincero poi vieni ripagata. Credo che il segreto sia essere sinceri. Lo slogan dell’evento, infatti, è: “Chi è se stesso ha già vinto”.

Quant’è sua questa frase?

“Rappresenta la mia vita. Che inizialmente, quando ho messo in discussione tutto, mi ha tolto tanto. Poi, però, l’essere me stessa mi ha ripagato in un modo incredibile”.

E l’amore come va?

“L’amore non c’è. Mi sono sempre detta che l’avrei trovato a 50 anni e, visto che li compirò il prossimo giugno, ho ancora un anno di tempo. Per darmi alla pazza gioia, prima di mettere la testa a posto”.

Non le manca?

“Istintivamente le direi di no, ma mi capita di ritrovarmi in lacrime davanti a un film romantico. E allora mi rendo conto che c’è qualcosa che non va. Ho voglia di una persona con cui potere condividere tutto. Sogno la quotidianità”.

Intanto è diventata zia.

“Sì, di Giulia, la figlia di mia sorella. E sono innamoratissima. Ho seguito tutto: la prima ecografia, il parto e adesso le varie trasformazioni. Credo che un bambino sia il più bel mistero della vita”.

Ha mai avuto voglia di adottarne uno?

“Quando sono stata per l’Unicef in Mozambico ho visto bambini orfani di tutto. Sarei stata senza cuore a non pensare di volerne portare via uno. Ma lo Stato si mette sempre di traverso”.

700_dettaglio2_Maestro-Lorin-MaazelSi è spento in Virginia Lorin Varencove Maazel, Il maestro d’orchestra aveva 84 anni. Era nato in Francia a Neuilly-sur-Seine, nei pressi di Parigi, da genitori statunitensi.

Maazel iniziò a studiare violino a cinque anni e a quindici poteva vantare già la direzione delle maggiori orchestre americane.

Fu scoperto a undici anni da Arturo Toscanini nel 1941 quando lo chiamò alla NBC Symphony Orchestra (sono rimaste famose le parole “God bless you” pronunciate dal Maestro italiano dopo averlo ascoltato) e nel 1942, dodicenne, alla New York Philharmonic.

Era un vero genio della musica ma le sue doti spaziavano in molti campi, all’università di Pittsburgh ha studiato lingue, matematica e filosofia mentre era anche attivo come violinista nella Pittsburgh Symphony Orchestra e svolgeva l’apprendistato di direttore (1949-1950) e organizzava l’attività del quartetto Fine Arts Quartet.

Tra i tanti incarichi rivestiti, è stato direttore artistico dell’Opera di Berlino, direttore musicale della Radio Sinfonica di Berlino, della New York Philarmonic, dell’Orchestre national de France. Registrò 300 incisioni discografiche e fu insignito di numerosi premi e onorificenze (dal 1996 era Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana).

Ha ricevuto dieci Grand Prix du Disque Awards e tra le numerose onorificenze si ricordano la Legion d’Onore francese e il titolo di Ambasciatore di Buona Volontà dell’ONU. Personaggio tra i più conosciuti e apprezzati del panorama musicale, parlava perfettamente francese, tedesco, italiano.

In Italia arrivò nel 1953, fu alla guida dell’orchestra del Teatro Massimo Vincenzo Bellini di Catania. Collaborò con Arturo Benedetti Michelangeli (uno dei più talentuosi interpreti del pianoforte del XX secolo), Tito Gobbi, Mirella Freni, Fabio Armiliato e nel 2002 con Andrea Bocelli.

Qundo è morto si trovava in casa sua in Virginia a prepararsi per l’annuale festival di Castleton, quando è spirato per le complicazioni di una polmonite: a comunicarlo sono stati proprio gli organizzatori dell’evento, con una dichiarazione sul sito web