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turisti del suicidio

dignitasLa Svizzera è zona franca nel cuore dell’Europa (ma anche a livello mondiale) per l’eutanasia medicalmente praticata o per il suicidio assistito. E i numeri confermano.
I viaggi con questo obiettivo verso la Svizzera da altri Stati europei sono mediamente raddoppiati in 4 anni (da 2009 a 2012). Ed è più che quintuplicato il «turismo suicida» dall’Italia nello stesso periodo. A evidenziarlo è uno studio pilota pubblicato dalla testata “Journal of medical ethics”.

Con lo studio pilota i ricercatori intendevano rilevare l’età, il sesso e il paese di origine dei “turisti del suicidio”, ma anche il metodo utilizzato e il genere di malattia di cui queste persone soffrivano. Per questo hanno analizzato i rapporti relativi agli esami medici e alle autopsie.

È risultato che questi candidati al suicidio assistito erano di età compresa tra i 23 e i 97 anni, per una media di 69 anni, e che oltre la metà (58,8%) erano donne.

Le persone desiderose di porre fine alla loro vita sono giunte da 31 diversi paesi: quasi i due terzi dalla Germania (268) e dalla Gran Bretagna (126). Seguono Francia (66), Italia (44), USA (21), Austria (14), Canada (12), Spagna e Israele (8 ciascuno).

I ricercatori di Zurigo sostengono che il fenomeno del turismo suicida ha aperto seri dibattiti in Germania, Gran Bretagna e Francia, le principali sorgenti di questo tipo di turismo.

Ma, sostiene Alison Twycross – curatore della rivista Evidence based nursing, altra pubblicazione edita dal British Medical Journal – «c’è da chiedersi se non sia meglio migliorare i servizi per le cure palliative, piuttosto che tentare di modificare la leggi che vietano i suicidi assistiti».

Il dibattito in Italia, invece, è in corso da anni senza molte apparenti vie d’uscita. «L’eutanasia è un diritto che va affrontato. Non si possono ignorare casi come quello del regista Mario Monicelli che a 95 anni si è buttato dalla finestra di un ospedale. Un finale ignominioso per un uomo di cultura che ha finito la sua vita in una pozza di sangue. Questa non è civiltà», ripete quanto espresso più volte l’oncologo Umberto Veronesi.

Nel nostro Paese c’è chi si batte da tempo per una legge. L’Associazione Luca Coscioni e il comitato promotore EutanaSiaLegale hanno fatto firmare (e inviato alla Camera) un appello affinché il Parlamento affronti il tema. Sessantacinquemila le firme raccolte.
A parte la posizione della Chiesa al riguardo, c’è tanta ipocrisia e tanta omertà da infrangere. Basti pensare che si stimano in ventimila le eutanasie clandestine praticate in Italia soltanto nell’arco di tempo coincidente con quello dello studio svizzero.