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carrello-spesa-inflazione-supermercato-671La crisi non da tregua e gli italiani sono sempre più insoddisfatti.

L’ultima ricerca dell’Istat certifica che un italiano su cinque non è “per niente soddisfatto” della situazione economica e più di uno su due ne è “poco soddisfatto”, mentre i “molto soddisfatti” sono meno di due su cento.
L’ultima indagine dell’Istat sul grado di fiducia nel nostro Paese rivela dunque un quadro ancora molto buio, con la crisi che continua a far paura e a pesare sulla vita quotidiana.

La mancanza del lavoro, la precarietà, la difficoltà nel dare una stabilità a sè e alla propria famiglia, la paura del futuro anche per i nostri figli, incide sulla visione generale dell’economia e crea una incertezza di fondo che non induce certo all’ottimismo.

Analizzando meglio i dati della ricerca Istat, si scopre infatti che il 18,7% degli italiani dice di non essere per niente soddisfatto, riferendosi alla sua situazione nel 2013: percentuale che, scorrendo le serie storiche, risulta la più alta da vent’anni, cioè dal 1993.

Rispetto al 2012 la fetta di popolazione sopra i 14 anni delusa dalle condizioni economiche in cui si trova è aumentata (si fermava al 16,8%) e risulta addirittura raddoppiata nel confronto con il 2002 (quando ci si fermava al 9,4%). Tornando al 2013, sommando ai “per niente soddisfatti” anche i “poco soddisfatti” la quota arriva al 58%. Quanto ai “molto soddisfatti”, la loro percentuale è molto diminuita, toccando un poco significativo 1,9%.

2014-05-17T222636Z_1962292730_GM1EA5I0HUD01_RTRMADP_3_LIBYA-VIOLENCE-kBpC-U10301094885639Cf-568x320@LaStampa.itIn Libia la situazione precipita, un convoglio di blindati è entrato a Tripoli e si è diretto verso la sede del Parlamento.

L’offensiva è stata sferrata dalle milizie del ex generale Khalifa Haftar,  uomini armati hanno costretto i parlamentari a lasciare il Parlamento poi, hanno appiccato il fuoco. Gli scontri si sono estesi anche in altre zone.

Khalifa Haftar, ex generale in pensione scomunicato dal governo, si è messo a capo di un esercito paramilitare autoproclamato “Esercito nazionale libico”, formato da molti ufficiali del regime che hanno abbandonato Gheddafi.

Il governo libico ha accusato Haftar (che ha denominato la sua operazione “Dignità della Libia”) di attuare un golpe, per questo sono stati vietati tutti i voli sulla Cirenaica, già centro della rivolta che nel 2011 aveva portato agli scontri e alla caduta e morte del colonnello Ghedafi. Visto che le forze di Haftar hanno usato anche velivoli per i loro attacchi, Tripoli ha avvertito che qualunque aereo dovesse sorvolare Bengasi verrà abbattuto.

Tutte la minacce del governo sono cadute nel vuoto, Haftar, che accusa il potere centrale ad interim,” di non avere mandato” è determinato a portare avanti la sua campagna armata motivata con la necessità di ripristinare l’ordine e debellare le milizie islamiche.

A Bengasi i combattimenti tra i paramilitari di Haftar e le milizie integraliste islamiche si intensificano, l’ultimo bilancio parla di almeno 80 morti e 140 feriti.