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usa obama telefonate spiateTutti noi conosciamo i pessimi rapporti che da anni legano il presidente degli Stati Uniti Barack Obama e il presidente Russo Vladimir Putin. Questa volta Barack Obama si è però comportato da vero gentleman e da ottimo comunicatore, elogiando pubblicamente il presidente russo e definendolo un partner costruttivo nella questione viennese. I vertici stanno infatti cercando di trovare una soluzione forte e radicale sulla questione siriana a Vienna, la quale interessa la transizione politica che il paese sta vivendo. Obama ha quindi affermato che il dialogo fra i presidenti è proficuo, anche se le posizioni sul ruolo di Bashar Assad sono nettamente divergenti. Il presidente americano ha quindi affermato che i rapporti fra i due stati, Russia e America, potranno solo migliorare se il presidente russo si concentrerà sull’obiettivo di colpire l’Isis in Siria.

L’elogio è avvenuto in occasione di un discorso pubblico del presidente effettuato a Manila e si è divulgato anche in una critica ai repubblicani americani che in questi giorni si stanno opponendo all’arrivo negli Usa dei rifugiati siriani. Obama ha bollato le loro affermazioni come offensive e ha chiesto loro di smetterla, perché la retorica repubblicana, così becera e feroce, non può che alimentare i fermenti dell’Is e gettare panico sul panico, quando la posizione degli Stati Uniti è diametralmente opposta da quella di una manciata di politici locali. Obama ha infatti affermato che l’America non prenderà decisioni su una base isterica e che i repubblicano non possono avere paura di vedove e orfani che stanno arrivando nel paese in qualità di rifugiati politici.

Alle parole di Obama ha fatto eco l’appello del sindaco di New York De Blasio, il quale ha dichiarato che la metropoli di New York è orgogliosa di accogliere i migranti e da il benvenuto ai rifugiati siriani. Si tratta di una posizione in contrapposizione rispetto ad alcune città degli States che non intendono dare asilo ai rifugiati, ma che si allinea alla perfezione con la posizione politica e sociale del presidente Obama.

isLa piaga delle persone che si stanno unendo ai gruppi armati dell’Is in questi mesi è davvero intensa. Si tratta di un fenomeno incontrollabile, che vede ragazzi e ragazze italiani e francesi partire dalla propria casa senza avvisare nessuno e arruolarsi spontaneamente fra le fila dei combattenti, lasciando sola la propria famiglia e i cari, che spesso sono completamente ignari delle scelte compiute. La Francia si è mobilitata con una campagna video nazionale per affrontare il problema, dove gli stessi genitori dei figli arruolati raccontano le loro toccanti testimonianze di fronte alla nazione. Toccherà anche all’Italia prendere una decisione di questo tipo?

Nel frattempo fa discutere la notizia del fermo, avvenuto due settimane fa, di una minorenne italiana ma residente in Francia, della quale non è stata diffusa l’identità. Si tratta di una ragazza fermata nella provincia meridionale di Adana, una regione che si trova vicino al confine con la Siria. La ragazza si trova attualmente in stato di fermo e la notizia è stata emanata dall’Ansa e confermata dalla Farnesina. Secondo fonti ufficiali, la ragazza non sarebbe assieme ai genitori e questi non si troverebbero in Siria, quindi sembra che la ragazza sia partita volontariamente per arruolarsi nell’esercito dell’Is.

Le ragioni per credere questo sono molteplici, in quanto l’area di Adana è una regione tattica per chi sceglie di oltrepassare illegalmente la frontiera turco-siriana e unirsi agli eserciti dei combattenti. Le notizie finora trapelate interessano quindi la presenza della ragazza e la Farnesina sta cercando di ricostruire la sua storia e la sua presenza in luogo, vista anche la sua età minore. Si tratta di un lavoro speciale, che si collega strettamente con gli 81 foreign fighters che finora hanno lasciato il nostro paese per unirsi al califfato e combattere al suo fianco in terra siriana.

Ed è così che finisce un incubo. Vanessa Marzullo e Greta Ramelli tornano a casa. L’intera difficile esperienza è terminata. Volendo riassumere l’evento: queste due ragazze italiane, rispettivamente di 21 e 20 anni, avevano deciso di adempiere ai loro impegni di volontariato all’estero, in Siria. Sono però state rapite ad Aleppo durante questa permanenza il 31 Luglio, in una calda estate che s’è rivelata tragica per la coppia di ragazze.

Palazzo Chigi conferma la notizia: “Sono libere, torneranno presto in Italia”. Ma come sono state liberate? Con la forza? Con un Blitz che ha messo fine alla minaccia Jihadista? No: purtroppo nel loro terreno non è stato possibile. E’ stato pagato un riscatto enorme di 12 milioni di dollari secondo alcune fonti d’informazioni, 12 milioni che finiranno naturalmente a pagare l’espansione terroristica in maniera a dir poco globale.

Date che non tornano. Un rapimento burrascoso. Greta e Vanessa hanno dovuto sopportare il messaggio e le vesti dei terroristi che hanno portato per lunghi mesi prima di essere liberate: in un video riportato quasi a metà dicembre. “Supplichiamo il nostro governo e i suoi mediatori di riportarci a casa, siamo in grave pericolo e potremmo essere uccise” era ciò che dicevano durante il video mentre queste tenevano un cartello che diceva 17 Dicembre 2014. Molti però hanno indetto che la data era falsa.

Una conferma durante quei tragici giorni da parte dei terroristi: “E’ vero, abbiamo le due donne italiane perché il loro paese sostiene tutti gli attacchi contro di noi in Siria”. Per questo secondo loro la giustificazione di rapire due innocenti ragazze italiane e tenerle segregate in un luogo chiuso e nascosto alla vita per quattro mesi. Ma il terrore è finito. Finalmente si torna a casa. La gioia dei familiari è immensa e il paese italiano aspetta a braccia aperte il ritorno di Greta e Vanessa.

FoleyOrrore per il video dell’esecuzione postato in rete, lo Stato islamico sfida apertamente gli Stati Uniti e annuncia la decapitazione del giornalista americano James Foley, il freelance rapito in Siria nel 2012.

‘Messaggio all’America’, così si chiama il video shock dell’esecuzione del giornalista americano, James Foley, rapito in Siria nel 2012, postato sul web dai jihadisti dello Stato Islamico.

Nel filmato di 4,40 minuti si vede anche un altro giornalista americano, Steven Joel Sotloff, rapito in Siria e un miliziano dell’Isis che dice: “La vita di questo cittadino americano, Obama, dipende dalle tue prossime decisioni”. La ripresa è accompagnata da una scritta che afferma “le operazioni militari contro lo stato islamico” pongono l’America “su un piano scivoloso verso un nuovo fronte di guerra contro i musulmani”.

Nelle immagini successive si vede Foley nel deserto, in ginocchio, con indosso una tuta arancione. Accanto a lui c’è un terrorista, interamente vestito di nero e col volto coperto. Poi si vede Foley che parla contro la guerra in Iraq e “la recente campagna aerea”. E ancora, il terrorista che in inglese dice: “Questo è James Foley, un cittadino americano… i vostri attacchi hanno causato perdite e morte tra i musulmani… non combattete più contro una rivolta, noi siamo uno stato, che è stato accettato da un gran numero di musulmani in tutto il mondo. Quindi, ogni aggressione contro di noi è un’aggressione contro i musulmani e ogni tentativo da parte tua, Obama, di attaccarci, provocherà un bagno di sangue tra la tua gente”.

A quel punto il terrorista mette un lungo coltello alla gola dell’ostaggio, e inizia vigorosamente a tagliare. Nell’immagine successiva si vede il corpo del giornalista riverso per terra, nel sangue, e la sua testa mozzata sulla schiena.

“Non siamo mai stati cosi’ orgogliosi di lui”. Lo ha affermato la madre di James Wright Foley dopo che gli jihadisti dell’Is hanno diffuso un video in cui mostrano la decapitazione del giornalista americano rapito in Siria nel 2012. In una dichiarazione diffusa sul suo profilo facebook la donna, Diane Foley, ha chiesto la liberazione degli altri ostaggi “innocenti” in mano degli jihadisti in Siria.

Foley “ha sacrificato la sua vita cercando di mostrare al mondo la sofferenza del popolo siriano. Imploriamo i sequestratori di risparmiare la vita degli altri ostaggi. Sono innocenti al pari di Jim e non possono influenzare la politica del governo Usa In Ira, in Siria come in nessun altro posto del mondo”, ha scritto la donna. .

image (5)Il ministero degli Esteri italiano conferma “l’irreperibilità” di due cittadine italiane ad Aleppo, in Siria. Fonti della Farnesina riferiscono che sulla vicenda stanno “da subito lavorando l’Unità di Crisi” del Ministero degli Esteri e “l’intelligence” italiana.

“Sono stati immediatamente attivati canali informativi e di ricerca per i necessari accertamenti”, hanno aggiunto le fonti, secondo cui “le due cittadine italiane si trovano ad Aleppo per seguire progetti umanitari indipendenti nel settore sanitario-idrico”.

L’Unità di Crisi, hanno aggiunto le fonti, “ha preso contatto con le famiglie” delle due cittadine italiane, “che vengono tenute costantemente informate sugli sviluppi del caso”.

Grande apprensione per “Vanessa Marzullo di Brembate (Bergamo) e Greta Ramelli” di Besozzo (Varese), due volontarie italiane che sarebbero state rapite alcuni giorni fa ad Aleppo, in Siria, dove si trovavano per portare assistenza medica.

Le giovani lombarde, fondatrici del progetto di assistenza medica Horryaty, erano al secondo viaggio in Siria e questa volta sono entrate nel Paese il 28 luglio passando da Atma, uno dei più grandi campi profughi siriani.

Non si sa se le volontarie avevano portato in Siria una scorta di medicinali o di cibo da consegnare per la sopravvivenza, oppure se erano lì soltanto per una missione esplorativa.

Dalle informazioni che giungono da fonti locali, il rapimento sarebbe avvenuto nella notte fra il 31 luglio e il 1°agosto. Le ragazze sarebbero state sequestrate da un nutrito gruppo di miliziani, circa trenta uomini, che avrebbero circondato la casa dove avevano trovato alloggio e con loro c’erano anche due siriani appartenenti al battaglione Noureddin al – Zengi col compito di proteggerle, ma sono stati rapiti pure loro, ma poi rilasciati.

Pare che le donne avessero con sé anche quattromila euro in contanti.

20140629_siria_crocifissi_ad_aleppoI terroristi del gruppo Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isis) – feroci e intransigenti jihadisti sunniti che combattono fra Iraq e Siria, hanno proclamato la ricostituzione del Califfato, regime politico islamico scomparso da circa un secolo.

L’annuncio è stato fatto con un audio postato su Internet, in cui l’Isis, che sta combattendo in Iraq e in Siria, ha anche designato il suo capo Abu Bakr al-Baghdadi come “califfo”, cioè “capo dei musulmani” in tutto il mondo.

“In una riunione, la shura (consiglio di Stato islamico) ha deciso di annunciare l’istituzione del Califfato islamico e di designare un Califfo per lo Stato dei musulmani – ha detto nel messaggio audio via Internet Abu Mohammad al-Adnani, portavoce dell’Isis -. Lo sceicco jihadista al-Baghdadi è stato designato califfo dei musulmani”.

“Al-Baghdadi – ha aggiunto – ha accettato la designazione con un giuramento di fedeltà ed è così diventato califfo dei musulmani dovunque (nel mondo)”. Adnani ha aggiunto che le parole “Iraq” e “Levante” vengono tolte nella sigla Isis il cui nome ufficiale diventa quindi “Stato islamico”. Il califfato, ha concluso, è “il sogno di tutti i musulmani” e “l’aspirazione di tutti i jihadisti”.

L’Osservatorio siriano dei diritti dell’Uomo riferisce che L’Isis sembra sia anche responsabile di aver giustiziato otto uomini in Siria prima di crocifiggerli in pubblico in un villaggio nella provincia di Aleppo.

Intanto nella capitale irachena sono giunti i  primi cinque velivoli russi – altri sette sono in arrivo – “saranno operativi nei prossimi tre o quattro giorni” e “svolgeranno un ruolo importante nella lotta al terrorismo”, ha detto il ministero della difesa iracheno.

Domenico Quirico libero, dopo ben 5 mesi di prigionia. Difatti l’inviato della Stampa fu catturato lo scorso 9 aprile. Nella notte è rientrato in Italia, accolto dal ministro degli Esteri Emma Bonino che tanto ha fatto per la sua liberazione. Presto sarà raggiunto dalla moglie e dalle due figlie.

Domenico Quirico è apparso stanco ma, tutto sommato, in buone condizioni di salute. Le sue prime parole non nascondono il suo stato d’animo, senza dubbio molto provato dall’accaduto: ”Sono vissuto per cinque mesi come su Marte’ Non mi hanno trattato bene ed ho avuto paura”.

Quindi un epilogo felice per Domenico Quirico, la cui notizia della sua liberazione ha raggiunto l’Italia solo nella serata di ieri quando il giornalista era già su di un aereo per Roma. Si è trattato di un lavoro diplomatico molto complesso in un paese, la Siria, sull’orlo di una attacco da parte degli Stati Uniti, fortemente voluto da Obama, ma contestato da diversi Paesi. Ma ora l’incubo lascia lo spazio alla gioia, quello di una famiglia che ha atteso cinque lunghi mesi questa notizia e questa liberazione.

Parla il padre di Giuliano – Ieri vi avevamo riportato la notizia della morte di Giuliano Delnevo, studente genovese che si era convertito all’Islam ed era andato a combattere al fianco dei ribelli contro i soldati del Governo Bashad Al Assad. Oggi sono arrivate le parole di Carlo Delnevo, padre di Giuliano, il quale si è detto fiero di quanto fatto dal figlio in Siria: “Sono orgoglioso di mio figlio, è morto da eroe per salvare un amico”.

Giuliano Delnevo indagato a Genova

Il racconto del padre di Giuliano continua e si fa sempre più incredibile: “Era partito per la Siria più di sei mesi fa, senza avvertirmi. Mi ha raccontato che sarebbe andato in Turchia, invece è andato in Siria che lui definiva ‘la mia via”. In Italia, Giuliano Delnevo era stato indagato per arruolamento con finalità di terrorismo e, da qualche anno, si era anche sposato con una ragazza marocchina, unendosi in matrimonio a Casablanca.