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1407762452-305087-e9a729cc-20f4-11e4-a212-44a8a3dd312b-0Un’immagine scioccante messa in rete su Twitter mostra un bambino, che sarebbe nato e cresciuto a Sydney, che brandisce la testa mozzata di un soldato siriano.

E’ un orrore incredibile vedere un bambino con tratti e abbigliamento occidentali, di circa 7 anni, e in mano la testa mozzata di un “nemico”, uno dei tanti civili martoriati dall’Isis.

Un bambino “normale”, almeno agli occhi di noi occidentali, con il cappellino e una maglietta blu, con la scritta “Polo Kids”, con i pantaloncini a righe che tutti i bambini indossano d’estate, magari in vacanza. La sua “vacanza”, l’estate di questo bambino, è a Raqqa, in Siria, a combattere i “nemici” dell’Isis a suon di colpi di kalashnikov e di fosse comuni. Non direttamente, magari, ma al fianco del papà.

“L’immagine, diffusa dal quotidiano The Australian, sta circolando per il web anche se l’account dell’uomo è stato momentaneamente sospeso. Il combattente straniero, che dall’estero si è unito agli jidahisti per la guerra santa, si chiama Khaled Sharrouf, viene da Sydney e si sospetta sia partito per la Siria l’anno scorso portandosi dietro tutta la famiglia. Si è poi arruolato nelle fila dell’Isis: sul suo account altre foto choc che mostrano i suoi figli in tuta mimetica e con le pistole in mano sotto la bandiera nera”
Quanto sta accadendo lascia sbigottiti: minoranze perseguitate, cacciate dalle loro case e dai loro territori. Donne rapite, tenute prigioniere o uccise. Bambini lasciati morire di sete durante la fuga o sepolti vivi nelle fosse comuni. Stanno devastando l’Iraq per la conversione all’Islam. “Sopravvive solo chi diventa un nostro fratello”, come spiega Haji Othman, uno dei capi del Califfato islamico a Mosul.

Tra le immagini che i combattenti di Isis fanno circolare sui social network a scopo di propaganda molte mostrano bambini soldato, arruolati per la guerra santa. E non solo. Nei giorni scorsi la televisione turca ha trasmesso un filmato nel quale i miliziani di Isis sparano alla testa di una decina di bambini, colpevoli di aver resistito al reclutamento.