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vaticanoSembra non esserci pace per Papa Francesco e per lo stato del Vaticano, che in queste ore è chiamato a rispondere di un ulteriore scandalo, questa volta legato al riciclaggio di denaro su conti svizzeri. Il promotore di giustizia pontificio ha infatti aperto un’inchiesta sulla trasparenza finanziaria all’interno dello stato, sospettando la presenza di reati quali il riciclaggio di denaro, la manipolazione del mercato e l’insider trading.

Si tratta di reati gravissimi, riconducibili alla figura di Gianpietro Nattino, presidente della Banca Finnat Euramerica. Il provvedimento è scattato in seguito al rapporto dell’Autorità di Informazione Finanziaria e la notizia è stata diffusa dal portavoce del vaticano Lombardi, che ha richiesto la collaborazione delle autorità giudiziarie svizzere ed italiane in materia attraverso delle apposite lettere rogatorie.

La decisione fa seguito anche alla notizia emanata martedì scorso dall’Ansa, la quale riportava Nattino come colpevole dei reati che avverrebbero coinvolto l’Apsa, ovvero l’Amministrazione del patrimonio della sede apostolica, un ente che gestisce per conto dello stato Vaticano e della curia le finanze e i tanti immobili dislocati in Italia e all’estero. Il dossier di 33 pagine dimostrerebbe come Nattino avrebbe fatto ‘evaporare’ dai conti del Vaticano ben 2 milioni di euro alla vigilia della severa legge emessa dal Vaticano contro il riciclaggio di denaro, mettendo questi fondi al sicuro in terra Svizzera.

Nattino ha dichiarato di avere sempre agito nella massima correttezza e trasparenza e di essere a disposizione delle autorità per i chiarimenti del caso. Nel frattempo, è stata aperta una nuova indagine da parte della procura di Roma a carico degli ex dirigenti dello Ior, Paolo Cipriani e Massimo Tulli, i quali sono accusati nientemeno che di abusività finanziaria e bancaria per i fatti avvenuti prima del 2011. Scandali su scandali quindi, che si legano ai fatti di Vatileaks 2 usciti allo scoperto nei giorni scorsi che interessano la fuga di notizie riservate dalle mura del Vaticano.

33570-acqua-alta-a-veneziaAncora politica corrotta! Secondo gli inquirenti i politici  corrotti dalle mazzette degli imprenditori , hanno distratto dei fondi relativi al Mose in una serie di fondi neri all’estero.  Le Fiamme gialle hanno scoperto che almeno 20 milioni di euro, così occultati, erano finiti in conti esteri d’oltre confine e che, probabilmente, erano indirizzati alla politica, circostanza che ha fatto scattare l’operazione di questa mattina all’alba. 

 Gli uomini della Guardia di Finanza hanno arrestato il sindaco Pd Giorgio Orsoni,  ai domiciliari, e l’assessore regionale alle Infrastrutture di Forza Italia Renato Chisso,  insieme ad altre 33 persone. La Procura, che ha iscritto nel registro degli indagati un centinaio di persone, ha chiesto anche l’arresto per l’ex governatore e ministro Gian Carlo Galan, attualmente parlamentare e per il quale è necessario il via libera dell’apposita commissione. I reati contestati a vario titolo vanno dalla concussione alla corruzione  fino al riciclaggio. 

 Il gip ha firmato, in totale, 35 misure cautelari.  Sono in corso anche un centinaio di perquisizioni e sequestri di beni.

L’indagine della GdF è guidata da un pool di pm della procura di Venezia composta da Stefano Ancillotto, Stefano Buccini, Paola Tonini, era iniziata già tre anni fa, l’anno scorso erano arrivati i primi arresti : a finire in manette,  Baita e Mazzacurati, che si era da poco dimesso dai vertici del Consorzio Venezia Nuova.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, in particolare, Baita, fermato il 28 febbraio 2013, assieme  a Nicolò Buson  che lavorava sempre alla Mantovani, a Claudia Minutillo, imprenditrice ed ex segretaria di Galan, e a William Colombelli,  broker attivo a San Marino, avrebbero creato, attraverso un giro di fatture false, fondi neri indirizzati poi su conti esteri, che sarebbero serviti, almeno in parte, per finanziare politici e partiti, di ogni schieramento, durante le campagne elettorali.