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quote rosa

quote-rosa-cosa-sonoCon 334 voti a favore e 91 contro, la Camera dei deputati ha dato il via definitivo all’inserimento delle quote rosa nei consigli regionali. Gli astenuti al voto sono stati 21, fra i quali Conservatori, Riformisti e Fratelli d’Italia, Lega Nord, Ala e Movimento 5 Stelle hanno votato contro all’emendamento. La norma prevede che all’interno del consiglio regionale il 40% dei consiglieri siano donne.

La legge sulle quote rosa si basa sulla volontà di stabilire a livello regionale la promozione delle pari opportunità fra uomini e donne nell’accesso alle cariche elettive. Il decreto promosso desidera quindi mutare l’idea delle quote rosa da una condizione ‘sulla carta’ ad una realtà tangibile. Da oggi la legge nazionale indicherà infatti le misure adottabili per aumentare la presenza femminile fra le cariche, declinandole in base ai diversi sistemi elettorali che interessano la scelta dei rappresentanti dei consigli di regione.

Il testo promosso prevede innanzitutto delle liste con preferenze, ovvero l’adozione di due meccanismi votati a promuovere la cosiddetta rappresentanza di genere. Il primo si basa sul fatto che nella stessa lista i candidati maschi non devono eccedere il 60% del totale e il secondo interessa la vera e propria preferenza di genere, ovvero nel voto devono essere indicate due preferenze riservate ad un candidato di sesso diverso e, qualora così non fosse, anche la prima verrebbe annullata.

La seconda manovra interessa le liste bloccate, ovvero se la legge regionale lo prevede, deve essere prevista l’alternanza di candidati di sesso diverso, per fare in modo che in totale non eccedano la percentuale del 60%. E infine la questione dei collegi uninominali, ovvero se la legge regionale prevede i collegi uninominali, anche in questo caso i rappresentanti di un sesso non devono eccedere il 60% della totalità.

tim-cook-apple-ceoApple ha rilasciato il proprio rapporto sulla parità di genere nella sua forza lavoro, i dati non sono incoraggianti: dei 98mila impiegati, solo il 30% è donna.

Maschio e bianco. Questo l’identikit del dipendente di Apple. In base ad un rapporto rilasciato dalla stessa azienda di Cupertino (California), risulta che il 70% della sua forza lavoro negli Stati Uniti sia maschile e il 55% di razza bianca.

In particolare i lavoratori asiatici sarebbero il 15%, mentre gli ispanici l’11%, seguiti dagli afroamericani (7%) e da etnie miste. In base al rapporto – che non sorprende e si allinea con il profilo dei lavoratori presentato dalle alte grandi aziende della Silicon Valley tra cui Google, Facebook e Yahoo –

Il modello “bianco-maschio” domina anche nella classifica dei dirigenti. Nello specifico due-terzi del top management, circa il 70%, è bianco, il 21% asiatico e solo il 10% ispanico o afroamericano.

Apple adesso ha il problema anche per le quote rose, infatti il primo rapporto sulla diversity aziendale realizzato dalla società di Cupertino ha evidenziato una proporzione non certo equa fra i dipendenti dei due sessi: su una forza lavoro di 98mila persone, il 70% sono uomini. E la situazione peggiora se si considera solo il gruppo dei dirigenti (fra cui le donne sono il 28%) oppure i dipendenti che lavorano fuori dagli Stati Uniti (20%).

Cook lo ha ammesso esplicitamente: “Non sono soddisfatto dei numeri di questo report. Per noi non sono nuovi, e abbiamo lavorato duramente negli ultimi tempo per migliorarli. Stiamo facendo progressi, e siamo impegnati per diventare innovativi nella promozione delle diversity così come lo siamo nello sviluppo dei nostri prodotti”.

Nel medesimo report si evidenzia anche l’impegno umanitario di Apple in diverse iniziative, con milioni di dollari donati a favore dell’educazione o di organizzazioni come Human Rights Campaign e il National Center for Women & Information Technology.