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graduation009Secondo l’annuale classifica dell’Università di Jao Tong di Shangai, Bologna è la migliore università d’Italia ed è anche l’università più antica del mondo occidentale (nasce nel 1088 d.c.).
Se questo primato nazionale appaga l’ateneo bolognese, l’Italia però non ottiene una performance altrettanto gratificante a livello internazionale. L’università di Bologna infatti si classifica tra le mgliori 500 nel mondo ma soltanto tra la 151esima e la 200esima posizione.

In quello che appare una vera e propria bocciatura del sistema universitario italiano, Torino e il Piemonte non si distinguono certo dalla generale débâcle. Nessun ateneo nostrano, infatti, compare tra i top 150 nella graduatoria delle 500 migliori università del mondo che ogni anno, a metà agosto realizza, l’ateneo Jao Tong di Shangai pubblicando l’Academic Ranking of World Universities (Arwu).

Bologna, che occupa la posizione “più alta”, si piazza appena tra la 151ᵃ e la 200ᵃ posizione. Qualche scalino più giù ci sono Milano, Padova, Pisa, Roma La Sapienza, e finalmente Torino. In tutto, nella classifica generale mondiale si contano solo 21 atenei italiani, cifra ben lontana dalle 146 presenze statunitensi.

E certo stupisce la totale assenza dalla classifica generale del Politecnico di Torino, da sempre fiore all’occhiello dell’establishment cittadino, fucina di generazioni di ingegneri per il sistema Fiat e di una caterva di manager e amministratori pubblici. La tradizionale competizione con il “cugino” Politecnico di Milano sembra, almeno per il momento, premiare l’istituto d’Oltreticino che riesce, nonostante la Caporetto complessiva, a piazzarsi tra la 201ᵃ e 300ᵃ posizione.

Unica consolazione per l’Ateneo di corso Duca degli Abruzzi il riconoscimento che ottiene per l’insegnamento della matematica: in questa categoria ottiene un World Rank 151-200 da condividere con la Sissa di Trieste, Bologna, Calabria e Tor Vergata.

Il podio è tutto statunitense: al primo posto Harvard, seguita da Stanford e Massachusetts institute of technology (Mit). A dire il vero, sulle prime diciotto posizioni ben sedici vanno ad atenei basati negli States e due alle britanniche Oxford e Cambridge (rispettivamente in quinta e nona posizione).

Buoni risultati anche per l’istituto di tecnologia di Zurigo (19esima posizione), le università di Tokyo e Kyoto e diverse francesi. Conquistano posizioni, tra le prime cinquanta migliori del mondo, anche l’università di Copenaghen (39esima), di Melbourne (44esima) e due istituti tedeschi: Heidelberg e Monaco.

l43-leonardo-vecchio-120605192009_bigMilano Finanza  pubblica la classifica degli uomini più ricchi di Borsa. Leonardo Del Vecchio guida la classifica dei Paperoni di Borsa 2014 in virtù delle partecipazioni in società quali, tra le altre, Foncière des Regions, Generali Ass., Luxottica, Space e Unicredit (valore pari a 15,165 miliardi di euro, calcolato al 6 agosto 2014).

Precede i fratelli Gianfelice e Paolo Rocca (Tenaris, 11,425 miliardi di euro) e la coppia Miuccia Prada-Patrizio Bertelli (Prada, 10,487 miliardi di euro). Rispetto alla classifica del 2013 si verifica quest’anno un’inversione tra la seconda e la terza posizione a causa del calo maggiormente accentuato di Prada (-27,89%) rispetto a Tenaris (-4,33%).

In 4ª e 5ª posizione della classifica arrivano le conferme dei fratelli Benetton, le cui partecipazioni in Atlantia, Autogrill, Caltagirone Ed., Mediobanca, Pirelli&C, World Duty Free sono aumentate in valore del 7,71% (8,814 miliardi) ed Emmanuel Besnier (Parmalat, 3,809 miliardi).

Al sesto posto le famiglie Agnelli-Nasi che, tramite la crescita in valore delle quote di Exor (3,456 miliardi di euro, +7,13%), guadagnano una posizione rispetto al 2013. Al settimo e all’ottavo due new entry: Stefano Pessina (Walgreens, 3,395 miliardi di euro) e People’s Bank of China (3,116 miliardi).

E’ la prima volta che una società cinese entra a far parte della speciale graduatoria, e lo fa grazie alle quote detenute in aziende quali Enel, Eni, Fiat, Generali, Prysmian e Telecom Italia.

Al nono posto, dal sesto dell’anno passato, l’ex premier Silvio Berlusconi (Mediaset, Mediobanca, Mediolanum, MolMed, Mondadori, valore 3,057 miliardi); al decimo le famiglie Boroli-Drago (Antenna 3, Dea Capital, Generali Ass., Greenitaly 1, Gtech, valore 3,026 miliardi).