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soldiMolte volte l’economia si basa su eventi pratici, su decorsi naturali che rischiano di far lievitare da un giorno all’altro il prezzo di un certo bene e quindi di far ‘tremare’ interi mercati. E’ questo il caso dei salmoni e della rosea carne di questo pesce, che potrebbe vedere salire a dismisura il suo prezzo, a causa di un’alga assassina che sta provocando la morte dei pesci in Cile e in altri Stati dell’America Latina.

Tutto fa seguito all’avvento ciclico de El Niño, fenomeno atmosferico che ha indotto un notevole aumento della temperatura delle acque del Pacifico, provocando seri problemi ai salmoni. A causa del surriscaldamento delle acque si è infatti manifestata una fioritura eccezionale di alghe velenose, che ha ucciso circa 20 milioni di esemplari in pochi giorni, una cifra che si traduce in 85mila tonnellate di pesce perse.

Molti sono gli allevamenti di salmone che hanno sede in questa parte dell’America Latina, anche nordici, considerando che il salmone è parte integrante della dieta del nord. La perdita per chi opera nell’allevamento dei pesci rosati è stata quindi impressionante, 2,9 milioni di salmoni, che tradotto in termini economici vuol dire circa il 2-3% della produzione globale. Questo è quanto è successo ad una delle maggiori ditte che lavorano nel settore dell’allevamento, la nordica Marine Harvest.

La moria dei salmoni cileni non porterà danni economici all’azienda perché la Marine Harvest si era premunita di assicurare tutti i suoi pesci, ma l’arrivo delle alghe velenose porterà sicuramente ad un aumento globale dei prezzi e quindi ad un danno certo per i consumatori finali. Molto prima della moria dei pesci cileni, il prezzo del salmone era infatti lievitato a Miami, dove la valutazione del pesce era passata dai classici 3,4 dollari a ben 4 dollari per libbra, registrando un forte rialzo con conseguente aumento del prezzo di vendita al consumatore finale.

Ora il colosso scandinavo dovrà procedere alle operazioni di ripulitura del mare, una questione che si rivela essere particolarmente spinosa e laboriosa, perché l’unico modo per agire può essere ricercato nei trattamenti di ossigeno con cui i pescatori cileni tenteranno di stabilizzare la situazione. Se la società si salverà non sembra però esserci scampo per i salmoni, se le temperature delle acque e le correnti non si stabilizzeranno in tempi brevi. El Niño ha infatti provocato forti riscaldamenti delle acque nel Pacifico centrale e meridionale nei mesi di dicembre e gennaio, e in media questi fenomeni si verificano ogni cinque anni. I salmoni sono solo la punta di diamante dei danni causati dall’anticiclone, che induce siccità nelle aree interne e inondazioni nelle zone marine, minando fortemente la stabilità dell’apparato ittico e agricolo delle zone interessate.

mangiare-pesceIl pesce è da sempre un ingrediente fondamentale dell’alimentazione italiana, ma mai come in quest’anno il suo consumo ha toccato vertici così alti. Ad affermarlo è un sondaggio online condotto da Federcoopesca-Confcooperative che, per l’occasione, ha redatto la classifica dei prodotti ittici più ‘magri’, ovvero le tipologie di pesce che ben si inseriscono nelle diete dimagranti e in un regime alimentare parco di calorie, ma ricco di elementi nutrizionali.

Il tutto inizia con il confronto con la carne, in quanto a parità di peso una porzione di carne raggiunge circa 650 calorie, mentre una porzione di pesce tocca appena le 230 calorie. Ma i pesci non sono certamente tutti i uguali, in quanto ve ne sono di più e meno calorici, ma soprattutto di più e meno grassi. Ecco che i pesci più sani e leggeri possono essere consumati con più frequenza rispetto ai pesci grassi e particolarmente calorici, nell’ottica di un’alimentazione sana ed equilibrata. La percentuale di grassi varia tra le diverse specie dallo 0,5% al 27%, quindi la forbice è davvero molto ampia!

Le persone che sono a dieta e che ricercano un’alimentazione leggera possono affidarsi alle acciughe, alle aragoste, ai frutti di mare come i calamari, le cozze e i gamberi, e ai pesci grandi come i merluzzi, i naselli, i polpi, le seppie, e le sogliole. Questi sono i pesci magri, ai quali si affiancano i pesci semi magri, così chiamati perché hanno grassi compresi tra il 3 e l’8%. Di base si tratta delle sardine, delle triglie, delle carpe e delle orate per citare i più diffusi. L’associazione Federcoopesca ha inoltre redatto un elenco dei prezzi che interessano i pesci magri, indicando quali tipi di pesce si possono acquistare con una somma di 10 euro e quali con una spesa che va dai 10 ai 20 euro, per permettere di programmare la spesa sia nella varietà che dal punto di vista economico.