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papa francesco

img1024-700_dettaglio2_Benigni-legge-la-CostituzioneGag e battute esilaranti, condite come sempre da un pizzico di invito alla riflessione. Questo è stato lo spettacolo che Roberto Benigni ha regalato a chi ha partecipato alla presentazione dell’ultimo libro di Papa Francesco ‘Il Nome di Dio è Misericordia’, che si è tenuto ieri nelle stanze del Vaticano.

Il comico toscano ha letteralmente imbonito la sala con i suoi riferimenti alla gioventù, perché quando tutti gli chiedevano cosa volesse fare da grande lui rispondeva che voleva diventare papa. Notando che con questa riposta suscitava l’ilarità di tutti, decise di fare il comico, una carriera che sta portando avanti da anni con felicità di tutto il mondo.

Benigni ha quindi presentato il volume, affermando che solo un papa lungimirante di idee e aperto al dialogo poteva chiamare per presentare il suo volume un vescovo veneto, il cardinale Parolin, un prelato cinese e un comico toscano. Un trittico alternativo ma efficace, che ha presentato il primo libro del pontefice in modo leggero, ma sottolineando la vocazione rivoluzionaria di papa Francesco, facendo riferimento anche alla presenza di Eugenio Scalfari in platea, definito ‘rivoluzionario fra i rivoluzionari’.

Benigni ha quindi proseguito il suo discorso raccontando che appena ricevuta la telefonata che chiedeva di partecipare all’evento ha detto subito di sì, senza neanche sapere quale era la richiesta, perché per questo papa farebbe di tutto, la guardia svizzera o anche guidare la sua automobile. Invece il comico toscano è stato scritturato per partecipare ad una presentazione molto sui generis, ma che sicuramente ha contribuito a dipingere con semplicità e leggerezza l’uscita del volume del pontefice, prima delle opere dedicata alla riflessione del nostro presente sotto il punto di vista della chiesa cattolica.

Papa-Francesco-594x350Il tour africano di papa Francesco sta entrando nel suo cuore e il pontefice sta visitando in questi giorni lo Stato della Repubblica Centroafricana. Nel Bangui, il papa ha quindi fatto visita alla moschea locale, incontrando la comunità musulmana che qui è molto numerosa e ribadendo il messaggio di pace che sta diffondendo in tutto il suo viaggio pastorale.

Il pontefice è stato accolto dall’Imam locale e ha quindi fatto un discorso appellandosi alla fratellanza fra musulmani e cattolici. Secondo il papa, non può esserci religione senza pace e senza fratellanza, quindi tutto il mondo deve unirsi per combattere la guerra e il terrorismo. Il pontefice ha quindi chiesto, al momento della sua entrata nella moschea, di essere accompagnato nel mihrab, che rappresenta il punto di maggiore devozione per i fedeli musulmani. Papa Francesco si è quindi raccolto in solenne preghiera per alcuni minuti.

Il papa ha successivamente raggiunto lo stadio Barthelemy Boganda di Bangui, dove davanti a 20mila cristiani ha festeggiato la festa di Sant’Andrea Apostolo e celebrato una messa solenne. Il suo pensiero è andato alla scoperta dell’uomo nuovo che c’è dentro ognuno di noi e che deve saper uscire allo scoperto, ancora una volta in nome di una pace e di un’armonia che hanno caratteri universali.

La visita in Africa viene ogni giorno commentata da un tweet da parte della Santa Sede e, nell’occasione di ieri, il pontefice ha twittato una frase raccolta dalla sua omelia, che si propone ancora una volta di gettare il germe della pace fra chi segue i canali social e non solo. ‘Tra cristiani e musulmani siamo fratelli e dobbiamo comportarci come tali’ sono state infatti le parole usate, brevi ma significative.

giustiziata usaDurante la sua visita negli Stati Uniti Papa Francesco si era appellato alla sospensione della pena di morte, definendola ingiusta e disumana. Le sue parole non sembrano però avere sortito effetti fra gli alti vertici della polizia penitenziale della Georgia, che ieri ha condannato a morte Kelly Renee Gissendaner per l’omicidio del marito. La vicenda era apparsa fin da subito controversa, in quanto la donna non sembrerebbe essere stata l’esecutrice materiale del delitto, molto probabilmente commesso dall’allora amante Gregory Owen. I due si erano infatti accordati per uccidere il marito di lei e dopo tanti anni di prigione la donna era stata condannata alla pena capitale dalla giuria dello Stato. Fa discutere il fatto che Owen è stato condannato all’ergastolo per avere testimoniato contro la donna, ma se seguirà una buona condotta potrebbe ottenere la libertà vigilata nel 2022.

L’esecuzione doveva avvenire a febbraio del 2015 ma è stata rinviata per ben due volte, la prima a causa del maltempo e la seconda perché le fiale di veleno risultavano impure. Ieri la donna è stata però giustiziata con due ore di ritardo. Si tratta del settantesimo caso di pena capitale inflitto a donne negli States, contro i 1400 che interessano gli uomini.

I figli della Gissendaner, che col tempo avevano perdonato la madre, avevano chiesto di fermare l’esecuzione, e un accorato appello era arrivato la settimana scorsa dagli alti vertici del Vaticano. La riposta della commissione penale della Georgia è però stata intransigente, e gli addetti hanno dichiarato di avere scelto di procedere con l’esecuzione dopo avere esaminato con la dovuta attenzione gli appelli ricevuti.

In questi mesi gli States saranno interessati da molte esecuzioni capitali, da Richard Glossip in Oklahoma, che verrà giustiziato nei prossimi mesi per avere assassinato il proprietario di un motel, fino allo psicopatico di origini salvadoregne Pinieto, accusato di stupri e uccisioni di massa negli anni Novanta nello Stato della California.

papa francescoPapa Francesco ci ha abituato ormai con le sue dichiarazioni, non sempre apprezzate per la verità. L’ultima è quella di oggi. In un’intervista ha dichiarato che probabilmente il suo pontificato sarà breve e che durerà solo pochi anni. Non si capisce bene, in effetti, se ha intenzione di dimettersi oppure se teme la morte (e alla sua età non è un’eventualità così difficile).

I maligni potrebbero obiettare che si sta rendendo conto come la sua azione sia fallimentare, sotto molti punti di vista, e quindi stia pensando di ritirarsi a vita privata. I complottisti, invece, probabilmente pensano ad una sua possibile eliminazione da parte di fantomatici gruppi di potere ostili al cambiamento in Vaticano (ma quale cambiamento, poi?).

Da parte nostra non prendiamo posizione nè per una nè per l’altra ipotesi. Non facendo parte nemmeno della chiesa cattolica non ci interessa molto il modo in cui viene gestita questa organizzazione. Quello che purtroppo pesa nella vicenda di Papa Francesco e il suo peso mediatico che spesso veicola un messaggio assolutamente non condivisibile.

Pensiamo, giusto per fare un esempio, a tutti i messaggi a tema economico con contenuti sbagliati (alla fine la colpa è sempre del capitalismo cattivo, mentre il bolivarismo, il comunismo e l’integralismo islamico sono il sol dell’avvenire) o alla sua giustificazione implicita del folle attacco terroristico di Parigi. Tra l’altro in quell’occasione, disse che se qualcuno offendeva sua madre, lui avrebbe sferrato un pugno. Peccato che proprio il giorno dopo un ragazzino picchiò un compagno con un pugno con questa precisa giustificazione, mandandolo in coma.

Un altro episodio che non possiamo che definire vergognoso (oltre che blasfemo) è la visita di Papa Francesco alla barriera difensiva che ha salvato così tante vite umane. Ebbene, in quell’occasione si mise a pregare con lo stesso atteggiamento che di solito si assume presso il Kotel, il muro del pianto.

Auguriamo quindi lunga vita a Papa Francesco ma auguriamo al mondo intero che si possa dedicare agli affari suoi (o a quelli della chiesa che dirige) senza interferire con la vita degli altri esseri umani e senza sparate inutili, offensive o blasfeme.

matrimonio-chiesa-BrembatePapa Francesco sposa 20 coppie nella Basilica di San Pietro e durante la messa dice: “Il matrimonio è simbolo della vita, della vita reale, non è una fiction!” “E’ la reciprocità delle differenze – ha aggiunto -. Non è un cammino liscio, senza conflitti, no, non sarebbe umano. E’ un viaggio impegnativo, a volte difficile a volte anche conflittuale, ma questa è la vita!”.

“L’amore di Gesù, che ha benedetto e consacrato l’unione degli sposi, è in grado di mantenere il loro amore e di rinnovarlo quando umanamente si perde, si lacera, si esaurisce”, ha proseguito il Pontefice. “L’amore di Cristo può restituire agli sposi la gioia di camminare insieme – ha aggiunto-; perché questo è il matrimonio: il cammino insieme di un uomo e di una donna, in cui l’uomo ha il compito di aiutare la moglie ad essere più donna, e la donna ha il compito di aiutare il marito ad essere più uomo”.

Papa Francesco ha inoltre sottolineato: “E’ incalcolabile la forza, la carica di umanità contenuta in una famiglia: l’aiuto reciproco, l’accompagnamento educativo, le relazioni che crescono con il crescere delle persone, la condivisione delle gioie e delle difficoltà”. “Le famiglie – ha aggiunto – sono il primo luogo in cui noi ci formiamo come persone e nello stesso tempo sono i ‘mattoni’ per la costruzione della società”.

Il Papa ha poi rivolto alle coppie un consiglio: “E’ normale che gli sposi litighino – ha detto -, è normale, sempre si fa. Ma vi consiglio: mai finire la giornata senza fare la pace. E’ sufficiente un piccolo gesto, e così si continua a camminare”.

“Le croci ci saranno ma il Signore vi aiuterà” Infine l’augurio del Papa: “Auguro a tutti voi un bel cammino, un cammino fecondo. Che l’amore cresca. Vi auguro felicità: ci saranno le croci, ma il Signore è sempre lì per aiutarci ad andare avanti. Il Signore vi benedica”. Con queste parole, pronunciate a braccio, Papa Francesco ha concluso l’omelia della Messa.

papa-Francesco-GMGIl cardinale Fernando Filoni ha reso noto che Papa Francesco ha fatto arrivare ai rifugiati iracheni in Kurdistan un milione di dollari come contributo personale.Il contributo del Papa “è stato distribuito per il 75% alle comunità cattoliche e per il 25% alla minoranza yazida”, dice ancora Filoni.

Filoni è rimasto oltre una settimana in Iraq per portare la solidarietà concreta del Papa agli sfollati. Il Santo Padre qualche giorno fa ha scritto una lettera al presidente iracheno Fuad Masum rinnovando “l’appello a tutti gli uomini e le donne che hanno responsabilità politiche perché usino tutti i mezzi per risolvere la crisi umanitaria

“Rinnovo il mio appello a tutti gli uomini e le donne che hanno responsabilità politiche perché usino tutti i mezzi per risolvere la crisi umanitaria”. Lo afferma Papa Francesco in una lettera al presidente iracheno Fuad Masum. “Mi rivolgo a lei – scrive ancora il Papa – con il cuore pieno di dolore mentre seguo la brutale sofferenza dei cristiani e di altre minoranze religiose costretti a lasciare le loro case, mentre i loro luoghi di culto sono distrutti”.

Il Pontefice, durante il viaggio in Corea, aveva reso noto di essere “disposto ad andare in Kurdistan” e che “c’è questa possibilità”, ma per il momento resta una possibilità .

small_140608-195030_to080614est_0809-638x425Città del Vaticano – Papa Francesco ha telefonato stamane alle 10 al presidente di Israele Shimon Peres e alle 11.30 al presidente di Palestina Mahmoud Abbas (Abu Mazen) “condividendo le sue gravissime preoccupazioni nell’attuale situazione di conflitto che coinvolge in modo particolare la Striscia di Gaza”. Lo rende noto il Vaticano in un comunicato.

“Facendo seguito all’accorato appello a continuare a pregare per la pace in Terra Santa di domenica scorsa, stamattina il Santo Padre Francesco ha telefonato personalmente al Presidente Shimon Peres e al Presidente Mahmoud Abbas, condividendo le sue gravissime preoccupazioni nell’attuale situazione di conflitto che coinvolge in modo particolare la Striscia di Gaza e che, in un clima di crescente ostilità, odio e sofferenza per i due popoli, sta seminando numerosissime vittime e dando luogo ad una situazione di grave emergenza umanitaria”, si legge nel comunicato.

“Come aveva fatto durante il Suo recente pellegrinaggio in Terra Santa e in occasione dell’invocazione per la pace l’8 giugno scorso”, quando Peres e Auu Mazen si sono riuniti con Jorge Mario Bergoglio in Vaticano, “il Santo Padre ha assicurato la Sua incessante preghiera e quella di tutta la Chiesa per la pace in Terra Santa e ha condiviso con i Suoi interlocutori, che considera uomini di pace e che vogliono la pace, il bisogno di continuare a pregare e di impegnarsi per far sì che tutte le parti interessate e quanti hanno responsabilità politiche a livello locale e internazionale si impegnino per far cessare ogni ostilità, adoperandosi in favore di una tregua, della pace e della riconciliazione dei cuori”.

310x0_1404128524850_Vatican_Spain_rain__1_La prima  visita all’estero dei nuovi sovrani spagnoli dopo l’incoronazione è in Vaticano, da Papa Francesco.

I reali di Spagna sono stati ricevuti per un colloquio privato nella sala della Biblioteca dell’appartamento pontificio. Letizia, vestita di bianco, come prevede il privilegio riservato soltanto alle regine cattoliche, si è seduta accanto al marito, in completo blu, di fronte alla scrivania con il pontefice.

Una visita molto cordiale durata circa quaranta minuti l’invito in Spagna e lo scambio di doni e di battute, e il colloquio privato, in lingua spagnola, in un clima molto sorridente.

Salutando re Felipe all’ingresso della Biblioteca con una stretta di mano, il Papa ha detto: “Maestà, benvenuto, avanti…”, invitandolo a entrare. Al momento del passaggio dall’anticamera al salone della biblioteca, il Papa ha fatto cenno al Re di passare per primo e Felipe VI ha risposto prontamente con la stessa battuta -“los monaquillos adelante” ovvero “i chierichetti davanti”- che Francesco aveva pronunciato circa tre mesi fa all’allora Re di Spagna Juan Carlos, riluttante a passare davanti al Pontefice. “Questo, glielo ha detto suo padre…”, ha esclamato il Papa al nuovo Re, chiudendo con un sorriso.

Al momento dei saluti il re Felipe VI ha espresso al Pontefice   “la sua speranza di vederlo in Spagna”, mentre Papa Francesco ha salutato la regina Letizia congedandola “con la speranza di rivederla presto”.