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Da sempre si dice che mangiare pesce fa bene alla salute e alla memoria. Il che è vero, purché il pesce non sia fritto. In questo caso,  non solo perde le sue qualità nutrizionali, ma addirittura diventa veicolo di sostanze dannose per l’organismo.

Questo è il risultato di uno studio effettuato dall’Università di Chicago su un campione di 84mila donne in menopausa (durato una ventina d’anni). Confrontando le alimentazioni delle donne che in questo lasso di tempo sono state vittime di un infarto con quelle senza problemi cardiovascolari, gli studiosi hanno verificato le evidenti differenze nel consumo di pesce e nel modo di cucinarlo. Mangiando pesce fritto una volta alla settimana si è esposti maggiormente al rischio di infarto (parliamo del 48 % di possibilità in più).

La ricerca ha inoltre dimostrato che in generale tutto il cosiddetto pesce azzurro, e in particolare salmone e sgombro, presentano un fattore maggiore di protezione per le malattie cardiovascolari e i rischi ad esse legati. Certo è che meglio se il pesce (o meglio ancora il cibo in generale) non sia fritto ma cucinato al forno o alla griglia!

 

Avete presente il colesterolo cattivo presente nel nostro organismo? A quanto pare è possibile ridurlo, senza intaccare quello buono, bevendo tè verde. Di certo quest’ultimo non può sostituirsi alla terapia farmacologica quando prescritta, ma secondo un recente studio questa bevanda può diminuire il rischio di malattie cardiovascolari proprio perché è un aiuto naturale per diminuire i livelli dell’LDL.

La ricerca è stata effettuata dai ricercatori cinesi dello Union Medical College di Beijing. Secondo questi ultimi il tè verde contiene la catechina, sostanza che riduce l’assorbimento del colesterolo da parte dello stomaco.

Lo studio è stato effettuato su due gruppi di persone: il primo ha assunto tè verde per un periodo compreso tra le tre settimane ed i tre mesi; mentre il secondo non ne ha bevuto. I risultati sono stati questi: i livelli di colesterolo LDL del primo gruppo sono diminuiti del 2% circa, rispetto all’altro gruppo, lasciando inalterati i livelli di HDL.

Certo il tè verde da solo non basta: c’è sempre bisogno di una alimentazione sana ed equilibrata unita all’esercizio fisico.

 

Pare proprio che il non sapersi controllare quando si mangiano i cibi grassi (come per esempio le patatine fritte) dipenda da un motivo scientificamente provato: nel nostro intestino sono presenti delle sostanze simili alla marijuana. Chi di noi riesce a mangiare solamente una patatina e fermarsi soddisfatto? Mangiare patatine fritte è come fumare marijuana: rende dipendenti.

La ricerca è stata effettuata da un gruppo di studiosi americani e italiani. La dipendenza è colpa degli endocannabinoidi, sostanze prodotte dall’intestino, chiamate così proprio perché hanno effetti simili ai cannabinoidi, (tra cui la marijuana). L’esperimento, da poco pubblicato sulla rivista Pnas, considera le patatine fritte, ma lo stesso meccanismo vale quando si consumano altri cibi ricchi di grassi, il cosiddetto “cibo spazzatura”. Gli endocannabinoidi vanno ad agire su quegli ormoni che ci rendono sazi, contrastandone il lavoro. Ecco perché non riusciamo a smettere di mangiare.

Daniele Piomelli, direttore del Dipartimento di Drug Discovery and Development dell’Istituto Italiano di tecnologia (Itt) afferma: Intervenendo sul segnale che giunge all’intestino, si può ridurre il desiderio di cibo. La possibilità di inibire a livello locale e non centrale, il desiderio di ingerire i grassi porterebbe innumerevoli vantaggi per la salute del paziente.”

Ci consola sapere che il non riuscire a smettere di mangiare cibo spazzatura è colpa nostra solo relativamente?

 

Unire l’utile al dilettevole. Le mamme saranno contente del risultato dello studio effettuato dai ricercatori americani dell’Università del Michigan, ad Ann Arbor, sui cosiddetti brain games. Lo scopo di questi videogiochi è quello di tenere in allenamento il cervello, migliorare la memoria e la capacità di risolvere i problemi. E si sa che per i bambini non c’è quasi nulla di più divertente del trascorre qualche ora davanti ad una console. Quest’ultimo studio sembra aver dimostrato che questi brain games apportino dei miglioramenti alle suddette capacità.

Una precedente ricerca del 2010 ad opera di Adrian Owen, del Medical Research Council, svolto su un campione di 11.500 uomini e donne tra i 18 ed i 60 anni ha invece mostrato che i brain games non portano benefici per quanto riguarda le capacità sopra menzionate ma solo alla capacità di gioco di un individuo: chi ha giocato ad un brain game ha infatti totalizzato un punteggio maggiore.

Resta certo che in ogni caso non si deve abusare dei videogiochi di qualsiasi genere essi siano. Ma a prescindere da benefici o non benefici, non è meglio (quantomeno per i più piccoli) un brain game rispetto ad un gioco pieno di violenza?

 

Novità sulle spiagge italiane: niente più cocco. Arrivano le carote! La Coldiretti ha dato il via a questa nuova iniziativa a Pescara. I cosiddetti “pony express della frutta” hanno distribuito questa mattina verdura, ortaggi e appunto frutta sulle spiagge pescaresi ai bagnati curiosi.

Il progetto è stato promosso dalla  Fondazione Campagna Amica, in collaborazione con la Camera di Commercio e il Comune. La proposta sembra essere stata molto apprezzata dai più anziani che in spiaggia corrono il rischio di cadere vittima dei colpi di calore. Ma, in fondo, anche dai più giovani: non fa male prestare un po’ di attenzione all’alimentazione per renderla sana ed equilibrata.

Il portavoce della Coldiretti afferma: “Con il caldo, stop a pizza e cibi grassi e pesanti. Vanno preferiti frutta e verdura fresca, fonti di vitamine, sali minerali e liquidi preziosi, per mantenere l’organismo in efficienza e per combattere i radicali liberi. Antiossidanti naturali sono infatti le vitamine A, C ed E  contenute in abbondanza in frutta e verdura fresca“.

Diamo il benvenuto ai cibi sani sulle nostre spiagge!