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berlusconi_napolitanoLa sentenza del Lodo Mondadori sarebbe stata aggravata dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Questo sostiene Silvio Berlusconi in una telefonata, mandata in onda dalla trasmissione “Piazza Pulita” di ieri sera e lanciata poche ore prima dal sito del Fatto Quotidiano, in cui il Cavaliere, parlando con un esponente del Pdl, sostiene che il capo dello Stato è intervenuto per avere la sentenza sul Lodo Mondadori prima che venisse pubblicata.

E, sempre secondo Berlusconi, Napolitano avrebbe fatto una telefonata per far tornare i giudici in camera di consiglio. La replica del Quirinale è dura e netta: “Quel che sarebbe stato riferito al senatore Berlusconi circa le vicende della sentenza sul Lodo Mondadori è semplicemente un’altra delirante invenzione volgarmente diffamatoria nei confronti del Capo dello Stato”.

La telefonata sarebbe stata registrata, fuorionda, dalla trasmissione “Piazza Pulita” pochi giorni dopo la sentenza sul Lodo Mondadori.

Questa vicenda sul Lodo Mondadori rende ancora più tesi i rapporti tra Berlusconi e Napolitano: c’è un’accusa diretta del Cavaliere al Colle di intervento mirato atto a colpire esclusivamente lui.

Nell’agosto del 2006, nel corso di una guerra combattuta da Israele contro Hezbollah in Libano, muore colpito da un missile anticarro Uri, figlio del celebre scrittore David Grossman. Caduto fuori dal tempo è il libro edito da Mondadori in cui l’autore scava nelle profondità del dolore di un lutto, e lo fa attraverso una narrazione a più voci, in una città immaginaria.

Un padre decide di affrontare a viso aperto il proprio passato e va a cercare il figlio morto in un luogo al di là della valle, che egli chiama “laggiù”, in quel luogo in cui le terre dei vivi e degli estinti confinano. La madre resta tra le mura domestiche, per non rivivere una seconda volta la straziante perdita. Tutti i personaggi sono accomunati dall’elaborazione del lutto: una levatrice, un ciabattino, un anziano maestro di aritmetica in balia del ricordo del figlio suicidatosi e la tragica e al contempo straordinaria figura che in città chiamano Centauro: uno scrittore metà uomo metà scrivania che accumula in casa qualunque oggetto dal figlio ucciso. Scrivere è l’unica maniera che conosce per potersi rapportare a quella sofferenza, il solo modo per poterla descrivere nella sua assurdità al di fuori della comprensibilità umana. Grossman, dopo La lingua speciale di Uri, torna a confrontarsi con il tema della morte, attraverso una narrazione scarna e lirica che restituisce in tutta la sua consistenza il vuoto della perdita e l’inanità che solca un’esistenza segnata dal lutto.