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2501309-renzi_pIl ruolo dell’Agenzie delle Entrate è fonte di scontro all’interno del governo. Nei giorni scorsi la direttrice Rossella Orlandi aveva lamentato il mancato sostegno del governo alle agenzie, affermando che senza il giusto sostegno le filiali presenti nel nostro paese rischiano di scomparire. Pronto era arrivato l’affondo da parte del sottosegretario dell’economia Zanetti, il quale aveva affermato che se la direttrice continua a lamentarsi dell’inefficienza delle sue agenzie è il caso che si dimetta o che si prodighi per cercare delle soluzioni meno lamentose e più efficaci per farle funzionare.

E’ di ieri la notizia che il ministero dell’Economia si è schierato al fianco della direttrice, rinnegando le parole di Zanetti e aprendo uno spiraglio sul malcontento che si annida nel governo su questa questione. Le parole di Zanetti, che sembravano avallate dal governo, non erano quindi veritiere? Oppure si è trattato di un semplice sfogo personale? Sembrerebbe proprio di sì, in quanto il ministro Padoan ha divulgato una nota a sostegno della Orlandi, affermando che nella lotta all’evasione l’Agenzia delle Entrate svolge un compito cruciale e che il governo desidera salvaguardare la competenza e il buon lavoro dei suoi nuclei direttivi. Parole di sostegno quindi, che vanno contro l’affermazione di Zanetti e che si rivelano in linea con ciò che pensa la minoranza del Partito Democratico, da sempre vicina all’operato della direttrice.

La stessa minoranza ha chiesto un’interrogazione parlamentare sull’accaduto e affermato che nel governo c’è chi cerca, molto probabilmente, di ‘allargare le maglie’ della lotta all’evasione fiscale e non si impegna ad operare attivamente per contrastarla. Anche secondo Sel la manovra messa in piedi da Zanetti si propone decisamente pericolosa, in quanto rischia di delegittimare un organismo di fondamentale importanza per lo Stato, un punto di riferimento per i cittadini.

Nel frattempo, Zanetti ha dichiarato mediante i social di avere fatto ‘imbestialire‘ l’intera sinistra con le sue parole e in un tweet si è compiaciuto di essere nel giusto. Imminente sarà quindi l’interrogazione parlamentare sull’accaduto, in quanto la questione della legittimazione delle Agenzia delle Entrate si propone come l’ulteriore punto di disaccordo fra la minoranza e la maggioranza del partito attualmente al governo.

parità-di-genere1Durante l’estate il fermento per l’introduzione nelle scuole di materiale didattico sulla parità di genere aveva scosso decisamente gli animi, soprattutto quelli di una fetta di popolazione che è convinta che ai bambini non si debba parlare di certi argomenti, perché prematuro o perché fuori luogo. Fra gruppi Whatsapp e infiniti post su Facebook, sembra che i genitori si siano concentrati su questo argomento, nell’attesa di conoscere le decisioni del governo in merito a questa scelta così problematica.

Ora che le scuole sono iniziate si è passati all’azione, e molte sono le manifestazioni che si sono tenute in tutta Italia per condannare la pubblicazione di materiale che spieghi la teoria del gender e la parità di genere ai bambini, con la presenza di striscioni da parte dei movimenti dell’estrema destra studentesca e affollatissimi incontri in tutta Italia, spesso organizzati dalle stesse amministrazioni pubbliche.

I tavoli dei dirigenti scolastici sono stati inoltre inondati da numerose richieste che chiedono di espellere dall’offerta scolastica tutte le attività che interessano l’omosessualità e la sua spiegazione in ambito scolastico quindi, per porre rimedio a questa situazione così particolare, il ministro dell’istruzione Giannini ha deciso di emanare una circolare con riferimenti chiari a tutti gli istituti scolastici.

La circolare, emanata ieri, ha riportato che nella legge della Buona Scuola voluta dal governo Renzi non si parla di teoria gender e minaccia anche querele a chi andrà a criticarla sotto questo aspetto. Certamente la circolare ribadisce che è volontà della nuova scuola aprire gli orizzonti al concetto di parità di genere, forse doveroso da insegnare anche ai ragazzi in modo neutro e scolastico, ma risulta inevitabile che i tanti cavilli e le zone d’ombra della manovra lascino spazio all’apertura di questo argomento così problematico e così dibattuto.

Quindi, una certezza c’è. Si potrà licenziare se “il fatto materiale sussiste”. Quasi un ritorno sui passi della Fornero, eppure tanto criticata per tutto ciò che le è addebitato (a partire dagli esodati). La direzione del governo è questa, a prescindere dall’alternanza politica.
Nulla sembra, ormai, cambiare che ci sia la destra o la sinistra, o come si suol dire adesso i moderati, dato che le linee che il governo sta seguendo una sorta di “percorso ad ostacoli”. Il cambiamento di scena è solo una maniera per facilitare lo “scarico di responsabilità” per tutte quelle manovre che hanno il vago aroma dell’impopolare. A cosa serve più votare (chiaramente tale affermazione è errata e fa parte di un pensiero quasi recondito semmai genuino che latita nella mente del malcontento popolare), ormai, si dice qualcuno, contestando come il voto da sempre rappresenti un diritto-dovere per quella democrazia rappresentativa che ormai non ha molto di alternativo. Sempre le stesse conflittualità, sempre le stesse divisioni.La paura, poi, nelle persone tocca un aspetto che caratterizza la nostra beneamata Italia da molti anni: il nepotismo. Se licenziare diventa facile, allora, saranno problemi!
O almeno, questo è un semplice punto di vista.
Ma quali sono i punti su cui si discute per il Jobs Act? Eccoli, in sintesi:
– “Il fatto materiale sussiste”: si attribuisce molta discrezionalità, dato che non si fa espresso richiamo alla legge. Il fatto materiale non è descritto, ad un certo livello di dettaglio, nei codici normativi di riferimento ma deve essere individuato e giustificato, in sede di giudizio, nell’eventualità. Un’azienda dice di essere in ristrettezze economiche? Può licenziare ed il licenziamento è motivato. Il lavoratore deve essere reintegrato solo se il fatto materiale non sussiste e si è in dubbio se introdurre la possibilità che l’azienda proponga al reintegrato un indennizzo, in alternativa
– Per le piccole aziende (con meno di 15 dipendenti) la decisione è stata già presa. Restano in sospeso le questioni sulle aziende di medio-grandi dimensioni. Si ritorna a parlare dell’Aspi (l’assicurazione contro la disoccupazione involontaria) che deve essere adattata al caso specifico. Presto, forse una nuova Aspi. Si sta cercando ancora di definire in che misura stabilire l’indennizzo che dovrà essere in funzione dell’anzianità lavorativa. Si è incerti se introdurre un lasso minimo dell’indennizzo di 3 mesi o 6 mesi.

Per quale motivo, il tavolo dell’esecutivo è concentrato sulla nuova Aspi (a cui sarebbe possibile accedere anche dopo sole 13 settimane di lavoro?). La paura è quella di complicare ancora di più il contrasto, in sede di giudizio tra lavoratori e datore di lavoro. Sì alla discrezionalità ma non al punto che essa possa diventare una “spina nel fianco” del datore di lavoro, dal momento in cui il lavoratore prima percepirebbe l’indennizzo accordato e poi cercherebbe la strada processuale per ogni più piccolo particolare che può essere contestato al datore di lavoro. Quindi, si vuole dare punto ad un regime chiaro, in cui non si accetta solo l’indennizzo ma anche altri benefici addizionali, di fronte ai quali il lavoratore non può più agire in giudizio. Chiaramente, i sindacati sono pronti a reagire, sul fronte di un cambiamento che è riduttivo se lo si contestualizza solamente all’articolo 18; peraltro la normativa del lavoro è già stata ritoccata anni fa, al punto che lo stesso ha perso la sua “linfa vitale ed ideologica” che l’ha tenuta in piedi sinora, quasi morente.

Ines Carlone

renzi contestato uova

Renzi forse non è più il leader più amato dagli italiani. Oggi infatti il presidente del Consiglio, arrivato a Vimercate per visitare la nuova sede di Alcatel-Lucent, è stato duramente contestato da parte dei sindacati. Il premier è passato da un’entrata laterale, evitando i contestatori, mentre le auto del suo staff sono state colpite da un lancio di uova da parte dei manifestanti in attesa.

L’arrivo delle auto blu è stato inoltre salutato da fischi ed insulti. Erano presenti davanti alla sede dell’azienda di telecomunicazioni circa 500 lavoratori, richiamati dal presidio promosso dalla Fiom Cgil e dalla Fim Cisl di Monza e Brianza. La ristrutturazione di Alcatel Lucent, infatti, ha portato ad esuberi per un ammontare di 586 addetti, la metà circa riallocati, altri 200 in cassa integrazione straordinaria fino al prossimo mese di maggio.  Il premier Matteo Renzi ha fatto un giro del nuovo campus della società, ha salutato i dipendenti dell’azienda, prestandosi a scattare selfie. Inoltre dovrebbe incontrare anche i rappresentanti sindacali.

Renzi nel suo discorso ha ricordato le «parole d’ordine del team di ricerca di Alcatel: velocità, fiducia, semplicità accountability; ma che servono anche alla nostra burocrazia». E ha poi aggiunto: «La storia italiana è piena di gente che ha innovato. L’Italia è piena di gente che dice “non ce la farete mai”. Direte: “Ricomincia con la storia dei gufi”. No, con la storia del calabrone, che non dovrebbe stare in piedi ma invece vola e punge anche, e fa male». Intanto i manifestanti sotto la pioggia battente hanno chiesto lo sciopero generale contro le politiche del governo in materia di lavoro, vedi Jobs Act. L’azienda, da parte sua, si è impegnata a trovare un accordo con le parti sociali per risolvere il problema dei lavoratori in esubero, attuando una ricollocazione di parte delle persone presso aziende diverse con cui ha degli accordi.

2689795-gemelli2La Regione Toscana ha approvato una delibera che consente ai centri pubblici, privati e convenzionati di fecondazione assistita di offrire la procedura eterologa, cioè con donazione di gameti.

Le norme contenute nella delibera – che come ha tenuto a precisare l’assessore alla Salute Luigi Marroni vuole “rappresentare un ponte tra oggi e il momento in cui il governo disciplinerà l’intera materia” – mirano a garantire che le donazioni avvengano attraverso protocolli medico-sanitari rigorosi e si assicuri piena ed effettiva gratuità delle donazioni, scongiurando così rischi di commercializzazione.
Le direttive prevedono l’adozione di tutte le iniziative necessarie per rispettare tracciabilità, anonimato e privacy. I centri che vorranno effettuare la particolare procedura sono chiamati ad un atto di responsabilità e dovranno, in questa fase di avvio, autocertificare il rispetto dei requisiti previsti dalla normativa regionale e delle disposizioni contenute nella delibera approvata dalla Giunta.

Per l’assessore Marroni la delibera “riempie lo spazio di incertezze che si è aperto dopo la sentenza della Corte costituzionale. La Toscana ha perciò deciso di intervenire, dettando direttive certe e per evitare un far west in una materia così delicata.

Vorrei a tal proposito fare un grosso apprezzamento per come il governo sta affrontando la materia e ribadire che le norme contenute nella delibera avranno valore fino a che il governo non emanerà la propria direttiva. Un’omogeneità a livello nazionale è assolutamente auspicabile.

Non si tratta assolutamente di una fuga in avanti ma di un ponderato atto di responsabilità preso per dare un quadro certo, almeno in Toscana, in attesa di provvedimenti del governo o del Parlamento”.

sfratto protesta-2In Italia un affitto su due non viene pagato con regolarità. Oltre il 50% dei proprietari di immobili lamenta questa condizione, denunciando mensilità non pagate ed una perenne condizione di morosità da parte degli affittuari.

La maglia nera va alla città di Napoli, dove la percentuale sale al 60%, per poi scendere progressivamente a Roma, con il 45% e a Milano, con il 35. Questo è il dato che emerge da un’indagine dell’Adnkronos, condotta presso le associazioni territoriali che rappresentano sia i locatori che gli inquilini.

In media, circa il 25% del totale degli affitti registrati arriva a una situazione di insolvenza che giustificherebbe la richiesta di sfratto. Una soluzione che viene però rimandata il più possibile, per scarsa fiducia nella giustizia e con la prospettiva di ottenere una transazione che salvi almeno parte dell’affitto pattuito, con una rinegoziazione.

Si arriva alla richiesta di sfratto nel 10% dei casi. A certificare un trend che viene segnalato in continua crescita sono i dati sugli sfratti esecutivi nel 2013 pubblicati dal ministero dell’Interno, che confermano le indicazioni raccolte: i provvedimenti di sfratto emessi sono stati 73.385, in crescita su base annua del 4,4%. Tra i motivi, la morosità per l’89% dei casi.

Di fronte a questo scenario, per fare fronte all’emergenza abitativa, il Governo ha appena varato il fondo per la morosità incolpevole. Anche per il 2014 è stato prorogato il blocco degli sfratti per fine locazione.

L’obiettivo è quello di “garantire il rischio di morosità da parte di quei locatari, generalmente affidabili, che a causa della sfavorevole situazione economica che attraversa il Paese, si trovano momentaneamente in difficoltà”.

E’ rivolto agli inquilini residenti in comuni ad alta tensione abitativa dove siano già stati attivati bandi per l”erogazione di contributi in favore di inquilini morosi incolpevoli”. L’accesso al Fondo consente la sospensione temporanea del pagamento dei canoni di affitto.

enrico lettaEnrico Letta parla in Senato per chiedere la fiducia al governo in piena crisi di cui è artefice il centro destra:

L’Italia corre un rischio che potrebbe essere fatale, sventare questo rischio dipende da noi, dalle scelte che assumeremo, dipende da un sì o un no. Oggi – aggiunge Enrico Letta – in poco tempo possiamo riformare la politica: i provvedimenti sono all’esame del Parlamento, se rapidamente discussi faremo una svolta con la pubblica opinione. Il tempo di attesa è scaduto. L’ho detto a tutti quelli con cui ho parlato nelle ultime settimane: ce la possiamo fare sia nel campo delle riforme che nel campo dell’economia”.

Intanto prosegue la rottura tra Berlusconi e Alfano. E’ durato solo un quarto d’ora il colloquio notturno tra i due. La sfida è prevista in Senato, visto che è stato cancellato l’incontro di stamattina tra il segretario e il Cavaliere. Il primo intenzionato a dare la fiducia al governo di Enrico Letta mentre il secondo al contrario sfiducerà l’attuale esecutivo.

letta-alfanoIl premier Letta fra poche ore chiederà la fiducia prima in Senato poi alla Camera. Scissione nel Pdl: Berlusconi invita gli esponenti del suo partito a votare la sfiducia al governo ma Angelino Alfano e la parte delle “colombe” del Pdl sono in disaccordo e annunciano al contrario il loro appoggio al governo.

Il premier Letta ha respinto in tarda serata le dimissioni di cinque senatori del Pdl e ha cercato di convincere, insieme ad Alfano e alle “colombe” del centro destra, Berlusconi a fare un passo indietro e a far votare la fiducia al governo. Carlo Giovanardi nel pomeriggio ha annunciato che “i numeri per la fiducia ci sono, siamo anche più di 40, fermi nel voler mantenere l’equilibrio di governo“. Si formerebbe poi un gruppo di una trentina di senatori al Senato, denominato “Nuova Italia”, al quale stanno lavorando i centristi di Pier Ferdinando Casini.

Non resta che aspettare domani per vedere se il governo del premier Letta riuscirà a proseguire la legislatura.