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anna-maria-franzoni-arresti-domiciliariAnnamaria Franzoni oggi è stata ammessa  alla detenzione domiciliare dal Tribunale di Sorveglianza di Bologna, accogliendo l’istanza della difesa.

Il collegio preseduto da  Francesco Maisto,  ha così sciolto la riserva dopo l’udienza di martedì, dove era stata discussa la perizia psichiatrica del prof. Augusto Balloni, che aveva escluso il rischio di recidiva di figlicidio per la donna.

“Una tale costellazione di eventi non è più riscontrabile”, aveva dichiarato, infatti, Balloni ritenendo anche che Annamaria Franzoni possa essere “risocializzata” attraverso la psicoterapia e un percorso coi servizi sociali: due strumenti che possono contenere la pericolosità sociale che ancora sussiste. Lo stesso Balloni, parlando con i giornalisti, aveva auspicato che la donna, che da alcuni mesi è stata ammessa al lavoro esterno, “possa trovare tranquillità a Ripoli , la frazione dell’Appennino bolognese dove vivono il marito e i due figli, . Spero – ha aggiunto – che venga dimenticata. Sarebbe per lei il più grosso regalo. Se fosse lasciata tranquilla e orientata verso una dimenticanza, ne gioverebbe”.

Franzoni sta scontando una condanna a 16 anni per l’omicidio del figlio Samuele, avvenuto a  Cogne nel 2002, dopo sei anni di carcere la Franzoni andrà ai domiciliari, ma non potrà tornare a Cogne dove fu commesso l’omicidio per espresso divieto dei giudici.

“Siamo felici. Sono momenti di fibrillazione, speravo in questa decisione” è stato il primo commento di Paola Savio, avvocato di Annamaria Franzoni. “Si, ho sentito Annamaria. È felice”, ha ribadito il legale.

  Cogne, è stata dissequestrata la casa del delitto. E’ stata dissequestrata questa mattina, alla presenza di Stefano Lorenzi, marito di Anna Maria Franzoni, la casa dove il 30 gennaio 2002 venne commesso il delitto del piccolo Samuele Lorenzi, figlio di Stefano e Anna Maria. Il provvedimento e’ stato eseguito alle 10 dai carabinieri del nucleo investigativo del Gruppo Aosta, su delega della terza sezione penale della Corte d’Appello di Torino. Il dissequestro è stato effettuato in seguito alla richiesta di Stefano Lorenzi, avanzata tramite i suoi legali. Non essendo più presenti, secondo la Corte d’Appello di Torino, le esigenze cautelari per mantenere lo chalet sotto sequestro, è stata accolta la richiesta del padre del piccolo Samuele.