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Logo of the Credit Suisse at the entrance of the headquarter in Zurich, Switzerland, Thursday, October 22, 2009. Credit Suisse Group reported a 2.4 billion Swiss franc (Euro 1.9 billion, $2.4 billion) net income during the third quarter as it continued strengthening its position following losses caused by the economic crisis. (KEYSTONE/Steffen Schmidt)

Credit Suisse finisce ancora una volta nel mirino della magistratura. La banca svizzera è stata indagata Milano in merito alla legge sulla responsabilità amministrativa degli enti, che sarebbe stata messa in atto mediante un raffinato sistema di false polizze assicurative. La Guardia di Finanza sta tuttora effettuando verifiche e i clienti interessati dalla frode fiscale sarebbero in totale 14.000 italiani, che nel corso degli anni avrebbero portato all’estero un capitale pari a 14 miliardi di euro.

Se la vicenda venisse confermata si tratterebbe di una questione decisamente ragguardevole, molto più imponente rispetto alla precedente che ha interessato gli Stati Uniti d’America, quando 22.000 contribuenti sottrassero al fisco statunitense circa 10 miliardi di euro, parcheggiandoli nelle banche svizzere.

Alla base della truffa gli inquirenti hanno stabilito un gioco che coinvolge una sezione della Credit Suisse, la Life&Pension, e la manovra per attuare l’illecito sarebbe decisamente ‘classica’ nella sua esecuzione. L’intenzione e lo scopo sarebbero ancora una volta quelli di portare i soldi oltre il confine italiano, per non dichiarare al fisco quanto dovuto ai fini della tassazione contributiva nel nostro paese.

Il procuratore aggiunto di Milano e il nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza stanno quindi indagando sulla questione, che si baserebbe su un imponente giro di false polizze assicurative e che coinvolgerebbe delle raffinate operazioni economiche effettuate fra lo Stato del Liechtenstein e le isole Bermuda, risaputi e conosciuti paradisi fiscali ai quali i contribuenti che non hanno nessuna intenzione di pagare le tasse si rivolgono dalla notte dei tempi.

L’inchiesta non è ancora conclusa, perché la Guardia di Finanza sta ancora effettuando degli accertamenti. L’ipotesi di reato è la frode fiscale, nonché di aver ostacolato le attività di vigilanza sull’antiriciclaggio e l’abusivismo finanziario. Lo stesso gruppo bancario sarà indagato in merito alla legge sulla responsabilità amministrativa degli enti che risale 2011.

Da dove è partita l’indagine? Tutto è iniziato nel 2014, con l’acquisizione di documenti e con il sequestro di carte ‘scottanti’ nelle sedi milanesi di Credit Suisse Italia. Gli investigatori hanno ipotizzato che il sistema di frode interesserebbe la promozione di false polizze assicurative, le quali sarebbero state rivolte a clienti italiani, senza però essere inserite nella contabilità ufficiale dell’istituto di credito, che per far girare le carte senza destare sospetti avrebbe impiegato la sua branca Life&Pension. Si prospettano tempi duri quindi per i clienti ‘furbetti’, ma anche per lo stesso Istituto di Credito, chiamato a rispondere di reati decisamente gravi contro la legge italiana.

fisco-irregolaritàUn giro di affari di 50 miliardi, che coinvolge il paese da nord a sud. Si tratta di uno scandalo che sta uscendo allo scoperto a poco a poco, e che secondo il magistrato Di Pietro assomiglia moltissimo all’operazione Mani Pulite, che negli anni ’90 tenne con il fiato sospeso l’intero paese.

A Milano avvocati, giudici, commercialisti e professori universitari sembrano essere in grado di spostare con la loro firma milioni di euro, facendoli migrare in un baleno e con il minimo sforzo dalle casse dello Stato ai propri conti privati. Qualcuno l’ha ribattezzata la Tangentopoli fiscale, un sistema di corruzione che da nord a sud si è basato su una falla, i contenziosi tributari, che finora si è rivelata essere intoccabile dalla stessa magistratura e da ogni forma della politica.

Nel 2015 oltre 581mila contenziosi, per un valore complessivo di 50 miliardi, sarebbero stati in mano ai professionisti, che a loro volta li avrebbero gestiti facendo girare fra di loro un vero e proprio tesoro, favorendo appalti e creando un sistema difficile da scoprire in quanto perfettamente congegnato e condotto da persone insospettabili. Questa è la Nuova Mani Pulite che sta vivendo il nostro paese, un sistema che vede al suo centro professionisti operanti ad ogni livello rubare soldi allo Stato.

Cambiano i metodi ma non cambia il modo di intascare le mazzette, e così come avvenne negli anni ’90, quando gli interessati vennero ‘pizzicati’ con i soldi nella giacca, lo stesso è accaduto nei mesi scorsi, durante la manovra che indusse all’arresto di Luigi Vassalli ad opera dei militari della Guardia di Finanza.

L’uomo venne infatti pizzicato con € 5.000 nella giacca, considerati la prima rata di una maxi mazzetta da 30mila euro versata per attuare un intervento veloce a favore di una nota azienda chimica. E non si tratta certamente di un episodio isolato, perché nello stesso periodo i pm hanno lavorato a Catania, arrestando un avvocato implicato in una sentenza di corruzione. I protagonisti del nuovo corso sembrano quindi essere loro, i professionisti che si muovono ad ogni livello, dal più basso fino al più alto, con lo scopo comune di rubare soldi pubblici per farli confluire nelle casse dei privati, instaurando un clima di malaffare che fa tornare l’Italia al vortice tossico delle vicende degli anni ’90.

Ezio-Greggio-500-okAccordo tra Ezio Greggio e l’Agenzia delle Entrate per gli arretrati non pagati al fisco durante il decennio (dal 2001 al 2010) in cui l’attore e conduttore tv ha vissuto a Montecarlo.

Come in altri casi simili di star dello spettacolo, il contenzioso nasceva dal fatto che il Fisco non riteneva del tutto corretto né nei rapporti con la società irlandese “Wolf Pictures Ltd”, alla quale Greggio risultava aver ceduto tutti i diritti di sfruttamento economico della sua immagine poi venduti a Mediaset, né la dichiarata residenza a Monaco, che permetteva al conduttore televisivo di vedere tassati i propri redditi in misura molto minore che in Italia.

L’accordo riconosce che Ezio Greggio dal 2001 al 2010 era residente effettivamente all’estero, anche fiscalmente. Tant’è che dal 2011 è tornato a fare la sua dichiarazione in Italia.

Durante questo periodo, però, l’attore non avrebbe versato tributi su quanto incassato da una società irlandese che era titolare dei suoi diritti d’immagine. In base alla normativa tributaria italiana, infatti, anche i professionisti stranieri che lavorano in Italia (come in questo caso Greggio) devono versare una ritenuta pari al 30% del compenso.

L’adempimento sarebbe spettato alla società irlandese che però, per quella che è stata definita una questione interpretativa, non ha eseguito le trattenute e i versamenti. Società che ora, pur di chiudere la vicenda, si è accollata tutti gli oneri connessi alla verifica fiscale.

fisco-irregolaritàLa Guardia di Finanza sta effettuando controlli di massa in tutta Italia degli scontrini e delle ricevute fiscali emesse. Da ciò è risultato che uno su tre, di oltre ventimila controlli, evade il fisco. I controlli sono cominciati nei primi mesi del 2012 in diverse città, come Cortina e Capri, ma anche a Milano, Roma, Napoli, Palermo e la riviera romagnola.

Inoltre durante i controlli sono stati scoperti 1.136 lavoratori in nero, 24 datori di  lavoro evasori totali. La Guardia di Finanza si è impegnata anche nella lotta alla pirateria, sequestrando 4 milioni di prodotti falsi. Inoltre dei controlli saranno effettuati sulle case vacanze, a volte affittate senza rilasciare ricevuta fiscale. Questo problema interessa anche le città universitarie.

marco-carta-se-stiamo-insiemeLa tributaria della Guardia di Finanza di Cagliari ha disposto dei controlli fiscali sul cantante Marco Carta e sul calciatore del Cagliari, Joaquin Larrivey, e sul campione di poker Filippo Candio.

Inoltre sono sotto accertamenti i redditi di nove avvocati, tre commercialisti, tre ingegneri edili, un notaio, un consulente del lavoro e cinque medici. Tra questi un primario di oculistica, Maurizio Fossarello, che avrebbe dichiarato la domestica brasiliana, come segretaria, per scaricarne le spesse. Alcuni procedimenti sono stati chiusi e sono stati recuperati due milioni di euro di imposte sul reddito, un milione e 200 mila euro di irap e 100 mila euro di iva. Altri controlli sono ancora in corso, secondo i quotidiani sardi.