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La Brexit influisce negativamente sulle borse europee e in particolare su Piazza Affari. I mercati finanziari, dopo un week end in profondo rosso, continuano a perdere terreno anche in questo inizio di settimana, con la sterlina che prosegue nella sua azione di forti ribassi, toccando nuovi minimi ed un cambio euro dollaro sostanzialmente stabile. Gli investitori nel frattempo insistono ad acquistare oro, bene rifugio per eccellenza. Sostenute anche le vendite sul petrolio che registra quotazioni in calo.

Piazza Affari in caduta libera

Dopo il crollo record di venerdì a Piazza Affari, anche oggi le vendite hanno il sopravvento a Milano. A meno di 2 ore dalla chiusura delle contrattazioni, la Borsa Italiana perde un ulteriore 2,7 per cento, un profondo rosso da inizio anno di quasi il 30 per cento.
In calo anche le piazze di Londra (-1,8 per cento), Francoforte (-1,8 per cento) e Parigi (-2 per cento).
A Piazza Affari da segnalare le nuove sospensioni per eccesso di ribasso sui bancari.
In mattinata invece l’indice Nikkei della Borsa di Tokyo era riuscito a recuperare e guadagnare il 2,39 per cento.
Male anche Wall Street che apre in netta flessione, dopo aver perso pesantemente lo scorso venerdì, con il Dow Jones che ricordiamo ha ceduto il 3,39 per cento e il Nasdaq il 4,12 per cento.
Da evidenziare l’intervento della Banca centrale europea sui titoli di Stato, permettendo allo spread tra Btp e Bund di rimanere sostanzialmente invariato rispetto alla giornata di venerdì.
Sempre ai valori minimi i rendimenti sui titoli di stato britannici, con il tasso del decennale al di sotto dell’1 per cento.

Sterlina crollo continuo, corsa all’oro

La sterlina continua a scendere e a raggiungere un nuovo minimo da aprile 2014 rispetto all’euro, e a quota 1,3223 sul dollaro, il valore più basso dal settembre del 1985. Anche lo yuan cinese tocca in queste ore i minimi dal 2010 sul dollaro.
Prosegue invece senza sosta la corsa all’acquisto del bene di rifugio per eccellenza, l’oro, con prezzi in crescita dell’1,5 per cento a quota 1335,5 dollari l’oncia, dopo il forte rialzo dell’8 per cento nello scorso fine settimana.
Nel frattempo continuano a risultare deboli le quotazioni del petrolio che perde terreno, con il brent Wti che si è spinto al ribasso fino ai 47 dollari al barile.
Da segnalare la vendita che si è concentrata nelle ultime ore su alcune banche britanniche, con Barclays che perde circa il 18 per cento e Royal Bank of Scotland più del 25 per cento.
Gli analisti sono piuttosto preoccupati, in quanto non riescono a prevedere con esattezza fino a quando si potranno avvertire gli effetti della Brexit sui mercati finanziari. Soltanto nella giornata dello scorso venerdì sono stati bruciati più di mille miliardi di dollari.

Gli appassionati di economia e finanza oppure chi da poco si è avvicinato al trading inizia veramente a chiedersi: Ma i mercati cosa faranno nel 2015? E’ possibile fare, per modo di dire, l’oroscopo ai mercati, oppure si tratta solo di fandonie?
No, l’economia è fatta di poche congetture e di tanta realtà. E’ difficile certamente avere un occhio il meno possibile distante da tutto quello che ci succede intorno. Noi ve ne facciamo un sunto, in modo che possiate rendervi conto di quanti sconvolgimenti stiano ruotando intorno alla moneta ed alla finanza.

Sicuramente starete assistendo al calo delle quotazioni del greggio sui mercati. Sono belli che finiti i periodi in cui il petrolio e l’oro rappresentavano i due beni-rifugio per eccellenza. Ma cosa sta succedendo veramente? Nulla di sorprendente: quello che l’ottica globale sta creando è andare alla ricerca di maggiore competitività e di minori costi per padroneggiare il mercato.

Quando le sorti in gioco coinvolgono aziende, allora, le vicende sono di poco conto: stiamo assistendo a situazioni analoghe a quelle del petrolio per il ferro (ma perché non si parla quasi mai del calo delle quotazioni del ferro e solo di quelle del petrolio? Ve lo siete mai chiesto seriamente?) con le difficoltà di importanti stabilimenti minerari. Alcuni importantissimi, tra i maggiori a livello internazionale, sono collocati nel listino australiano. Raffica di ribassi in borsa per tutti i settori che trattano le hard commodities.

Quando, invece, le sorti in gioco coinvolgono Stati gli interessi cominciano a cambiare, trame iniziano a tessersi in un modo o nell’altro e non soltanto perché ci si arroga di propinare qualche insulsa favoletta: perché è la verità. Così, si instaura una sorta di “guerra fredda” fatta di dure leggi economiche tra Usa, Russia, Cina, o in sintesi tra blocco occidentale e blocco orientale (anche se i termini, per quello che è la vulgata odierna, ci suonano alquanto indigesti).
Il petrolio in cosa è espresso? In dollari. Il dollaro rincara, il petrolio continua a scendere.
Niente più Quantitative Easing da parte della Fed ed i vari paesi che hanno i loro debiti denominati in dollari Usa, si troveranno alle strette.
Neanche l’Europa, nelle vesti della Bundesbank, è propensa ad acquistare nuovi bond. Ed ironia della sorte, la pensa così pure la Cina.

Sono stranamente tutti d’accordo sul fronte “debito” ma cosa sta succedendo?
Tra i vari contendenti, un’unica missione: stringere nuove alleanze “geopolitiche”, in quanto economiche e rompere con le vecchie interdipendenze. Lo sta cercando di fare la Cina con il Renminbi, nel proposito di farlo diventare la nuova valuta internazionale, lo stanno facendo un po’ tutti, stanchi del dollaro Usa come valuta rifugio, sempre nelle riserve di tutti i paesi.
Ma questa disputa, la cui radice è di natura economica, deve per forza assumere toni “ideologici”?

Ad ogni modo, siamo convinti che dietro i mercati, dietro la disciplina delle leggi economiche ci sia sempre un’alternanza di equilibri, e questa alternanza di equilibri la dobbiamo imparare a leggere nei mercati. Questa è l’unica risposta, l’unico responso che ci sentiamo di dare sugli investimenti migliori per il 2015. Evitate la cecità e cercare di seguire, passo passo, le evoluzioni accettando con consapevolezza i rischi dei vostri investimenti (si guadagna ma si può sempre perdere, con un certo grado di confidenza).
Quello che si dice è che prevarrà l’azionario sull’obbligazionario (ma non dimentichiamoci del probabile rialzo dei tassi da parte degli Usa e dell’Inghilterra), ci si avvicinerà di nuovo verso gli emergenti (ma questo lo si diceva già nel 2014 ed ogni volta manca qualcosa: i fondamentali e la sostenibilità del debito). Forse nel 2015 non cambierà molto ma continuerà un percorso.

cambo euro dollaroEuro debolissimo nella giornata odierna: attualmente la moneta unica europea ha un cambio di 1,2607 rispetto al dollaro e il trend sembra ancora al ribasso. Tenendo conto che fino a pochi mesi fa il cambio viaggiava su 1,40 ci si rende conto della velocità con cui l’euro si è indebolito. Ad un’analisi più approfondita, però, non possiamo dire che l’euro si sia indebolito nelle ultime settimane, quanto piuttosto che è stato tenuto su livelli eccessivamente alti per i mesi precedenti. In effetti il cambio euro / dollaro, quando viaggiava a valori superiori a 1,40, non aveva alcun fondamento macroeconomico.

Il problema di fondo, allora, era il quantitative easing della FED. Questa politica monetaria, i cui effetti sul lungo periodo possono essere devastanti, è stata messa in atto dalla FED prima in modo virtuoso (perché ha salvato l’economia mondiale da un tracollo senza uscita) ma poi è stata continuata anche quando l’emergenza era ormai finita e quindi non c’era più ragione. Detto per inciso, la continuazione delle politiche monetarie espansive è stato uno dei trucchi utizzato dal presidente americano Barack Hussein Obama per garantirsi la rielezione.

Ora la situazione sembra invertirsi: da una parte la FED ha cominciato timidamente a ridurre il QE (troppo tardi secondo gli analisti indipendenti) dall’altra la BCE ha annunciato recentemente un piano di politica monetaria fortemente espansiva, basata su 2 punti: la riduzione praticamente a zero dei tassi a breve e l’avvio di una politica di acquisto di ABS, detto in italiano cartolarizzazioni.

In pratica le banche avranno la possibilità di impacchettare i prestiti erogati a privati (e solo a privati, i prestiti agli Stati sono per fortuna esclusi) e potranno venderli alla BCE. Nelle dichiarazioni di Mario Draghi dovrebbe trattarsi esclusivamente di prestiti di facile solvibilità e dovrà essere garantita la massima trasparenza. Ora, il fatto stesso che questa dichiarazione sia stata fatta ha indebolito fortemente l’euro. Dopo tutto l’euro stesso è stato salvato, qualche anno fa, dal famoso discorso di Mario Draghi in cui diceva che avrebbe fatto qualunque cosa pur di salvarlo. Ma poi, come si è visto, alle parole non sono seguite i fatti.

E anche questa volta si rischia seriamente che si tratti di un semplice annuncio. Per prima cosa, la Germania ha fatto sapere che si opporrà con tutte le sue forze alla politica di acquisto degli ABS. In secondo luogo,  se questo acquisto di ABS avverrà, genererà una serie impressionante di problemi legali perché le banche tenderanno soprattutto a cedere alla BCE crediti deteriorati o inesigibili, mentre si terranno ben stretti i crediti di qualità. Se invece saranno ceduti alla BCE crediti di qualità, l’effetto positivo sulle banche sarà praticamente nullo e quindi il provvedimento sarà inutile.

L’euro comunque resterà debole, a detta di tutti gli analisti, proprio perché è debole l’eurozona. Gli stati meno virtuosi continuano ad appensantire con i loro debiti e i loro deficit l’Europa intera e i tedeschi sono stanchi di pagare sempre per tutti.