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Barack Obama e Michelle ObamaIl presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha pronunciato ieri il suo ultimo discorso sullo Stato dell’Unione, lanciando un messaggio di forte fiducia e anche di ottimismo. Obama ha ribadito che gli States possono contare su un’economia forte e solida, che può portare lo Stato ad essere il più potente del mondo. Il presidente non ha risparmiato le critiche ai possibili successori repubblicani che sono in lizza alle elezioni, rei secondo le sue parole di pensare solamente ai bombardamenti a tappeto e di non impiegare la ragione per tessere buoni accordi internazionali votati alla pace.

Un duro smacco è arrivato anche alla politica americana, intesa nella sua essenza e natura, perché Obama ha condannato i toni di rancore e di diffidenza e l’enorme potere che gioca il denaro nell’elezione dei candidati alla Casa Bianca.

A detta degli esperti, si tratta di un discorso storico del presidente, l’ottavo ‘Stato dell’Unione’ pronunciato nel corso della sua carriera, nonché il discorso che si appresta a concludere il suo felice mandato e disegnare la sua reale eredità storica. Obama ha citato Lincoln e la forza che sapeva infondere nei cittadini, l’abilità di trarre profitto sociale dalle situazioni in cui tutti hanno paura e l’impegno degli Stati Uniti d’America nel risollevarsi dalle crisi per rinascere più forti e vincenti di prima.

Obama ha quindi tracciato il bilancio positivo della sua presidenza, riassumendola in quattro fondamentali punti. Al primo posto il presidente ha fatto eco al superamento della crisi economica, quindi alla riforma della sanità, al rinnovamento del settore energetico e alla libertà dei matrimoni gay. Si tratta di successi realizzati, che si legano alle grandi sfide che sono proprie del pensiero democratico che egli incarna, ovvero la crescita equa, l’impiego benefico delle tecnologie, la crescita internazionale dei paesi dal punto di vista politico e l’adozione di una politica interna che sia specchio di una grande nazione.

renziPoderoso discorso per il premier Matteo Renzi, che ieri ha tirato le fila del lavoro del suo governo nel corso dell’anno. Il premier ha accompagnato le sue dichiarazioni con tanto di slide esplicative, e molti sono stati i punti toccati, i quali sono stati ampiamente affrontati dal punto di vista economico, sociale e relativo al welfare. Tutto ha avuto inizio con l’aumento del PIL dello 0.8%, con l’abolizione della tassa sulla prima casa e con le due super leggi che hanno cambiato molte carte in tavola nel mondo del lavoro e della legislatura, ovvero il Jobs Act e la nuova legge elettorale.

Renzi ha quindi calcato la mano sulle somme che sono state spese e che verranno destinate da parte del governo alla cultura e all’istruzione. Queste sono state le vittorie che il presidente del Consiglio ha declamato nel suo discorso di fine anno, dove un bel pesciolino rosso augurale ha surclassato le immagini del ‘gufetto’ che non voleva che le riforme avessero luogo nel corso del 2015.

Graficamente e dialetticamente, il premier ha dimostrato quali sono stati i traguardi raggiunti e quali saranno gli obiettivi prefissati per il nuovo anno. Renzi ha sottolineato che l’Italia sta uscendo dalla recessione e che nel prossimo anno potrà diventare più forte, ovvero diventare leader in Europa e quindi giocarsi per bene tutte le sue carte vincenti.

L’Italicum è stato definito un capolavoro parlamentare, che ha snellito e portato chiarezza su una situazione che si rivelava essere stagnante da tempo. E ancora, tanto è stato fatto in merito al lavoro, tema centrale della politica nel corso dell’anno, anche se molto deve ancora essere fatto per abbassare la soglia della disoccupazione e per appianare la questione delle pensioni, che si propone come una delle più spinose da affrontare.

Il premier ha quindi affrontato l’argomento dei decreti relativi alla Pubblica Amministrazione e il ruolo che l’Italia sta giocando all’interno della Comunità europea, un ruolo che finora è stato di minoranza, ma che grazie alla crescita può tornare ad essere di leadership, perché l’Italia possa riacquistare alla luce delle sue vittorie il rispetto che merita agli occhi dell’Europa.

imageDopo le stragi terroristiche che hanno insanguinato Parigi venerdì scorso, si stanno alzando le voci di tanti fedeli musulmani che dichiarano al mondo la loro completa estraneità e urlano forte la loro condanna ai fatti avvenuti. Colpisce, in particolare, il video pubblicato dal quotidiano on line La Repubblica che mostra un’intervista effettuata all’Imam di Monfalcone, in provincia di Gorizia, sede di una popolosa comunità musulmana nel nostro paese, che in poche ore ha raggiunto 4 milioni di visualizzazioni in rete.

L’Imam Abdelmajid Kinani è da anni in costante contatto con la polizia e si adopera per riferire ogni voce e ogni indizio che possa condurre a scovare idee e intenzioni terroristiche. Si tratta di un uomo che ha affermato la colpevolezza delle persone che hanno effettuato le stragi, dichiarando pubblicamente che non si tratta di musulmani, ma di persone che sono mosse dall’alto, da qualcuno che ha il desiderio di scatenare una guerra fra religioni. Chi si muove per l’islam, secondo le parole dell’Imam, non uccide persone innocenti a sangue freddo e non si comporta in questo modo, quindi i giovani che hanno compiuto quelle azioni sono stati educati in modo sbagliato, sia dal punto di vista scolastico che religioso ed ideologico.

L’Imam si dichiara convinto che l’Italia non verrà mai colpita come è accaduto in Francia, perché il trattamento che la comunità islamica vive nel nostro paese è migliore e le persone che hanno scelto di risiedere pensano a cercare un lavoro e a sfamare le proprie famiglie. Non ci sono altre idee o altri pensieri nascosti, e il rapporto fra la comunità islamica e il popolo italiano è di totale rispetto. L’Imam ha quindi lodato il comportamento e l’accoglienza della comunità di Monfalcone e si è augurato che la benevolenza con la quale sono stati accettati sia la base per costruire un futuro assieme, perché la comunità islamica è ospite in Italia e quindi ha il dovere di farsi conoscere e di farsi accettare dalla cittadinanza. Secondo l’esponente religioso tutto deve partire dalla scuola, un luogo dove i bambini possono sentirsi leggeri e compresi e il futuro di convivenza fra le due comunità può essere scritto in modo diverso e migliore.

papa discorso strasburgo

Il discorso che papa Bergoglio ha inviato oggi a tutto il mondo da Strasburgo ha voluto essere “un messaggio di speranza e di incoraggiamento“. Esordisce così papa Francesco nell’emiciclo del Parlamento europeo, dove 26 anni dopo la visita di Giovanni Paolo II, che finora era stato l’unico Papa a parlare all’Europarlamento nel 1988.

Il discorso di Bergoglio ha toccato dei temi molto importanti, che sono anche al centro dell’agenda Ue. Ad esempio nel suo discorso il papa ha parlato di lavoro, ambiente, temi eticamente sensibili, migranti, difesa della famiglia, esortando gli eurodeputati “a lavorare perchè l’Europa riscopra la sua anima buona”. Si è dovuto interrompere più volte per gli applausi, e alla fine c’è stata una standing ovation per lui dall’assemblea. Il presidente dell’Europarlamento Martin Schulz, che aveva invitato il Papa, considera il discorso di Bergoglio un incoraggiamento e “la strada strada per un buon futuro”. Lo scopo principale di Bergoglio è quello di far sì che l’uomo non diventi uno strumento nelle mani dell’economia, un ingranaggio in una catena di consumo, ma il centro delle operazioni europee.

Il papa poi ha incontrato il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, quello della Commissione Jean-Claude Juncker e quello di turno del Consiglio dell’Ue, il premier italiano Matteo Renzi. “Un intervento profondamente condivisibile: un discorso politico, quando la politica è una cosa seria, con la P maiuscola”, ha dichiarato il nostro primo ministro. Ma non tutti sono d’accordo: Jean Luc Melenchon, ad esempio, il ‘tribuno’ dell’estrema sinistra francese, ha abbandonato l’aula del Parlamento durante il discorso di Papa Francesco: “Non ammetto la presenza di religiosi nell’emiciclo, né nel dibattito pubblico quando si parla di leggi”. Il Pontefice invece ha richiamato le radici cristiane del continente: “Un’Europa che sia in grado di fare tesoro delle proprie radici religiose, sapendone cogliere la ricchezza e le potenzialità”, può essere “più facilmente immune dai tanti estremismi che dilagano nel mondo odierno, anche per il grande vuoto ideale a cui assistiamo nel cosiddetto Occidente, perchè è proprio l’oblio di Dio, e non la sua glorificazione, a generare la violenza”.

Tavecchio-CarloCarlo Tavecchio, uno dei principali candidati alla presidenza della Figc, numero uno della Lega Nazionale Dilettanti durante un lungo intervento relativo alla presenza degli extracomunitari nei nostri campionati frana in una gaffe :

“Le questioni di accoglienza sono un conto, le questioni del gioco sono un altro. L’Inghilterra individua dei soggetti che entrano, se hanno professionalità per farli giocare, noi invece diciamo che “Opti Pobà” (nome inventato per un presunto giocatore africano) è venuto qua, che prima mangiava le banane e adesso gioca titolare nella Lazio e va bene così. In Inghilterra deve dimostrare il suo curriculum e il suo pedigree”.

Dopo l’iniziale imbarazzo nella sala, il candidato è dovuto tornare sulle sue parole per tentaere di rimediare al suo scivolone:
“Le banane? Non mi ricordo neppure se ho usato quel termine, e comunque mi riferivo al curriculum e alla professionalità richiesti dal calcio inglese per i giocatori che vengono dall’Africa o da altri paesi”.

E si è scusato: ” Se qualcuno può aver interpretato il mio intervento in maniera offensiva me ne scuso – aggiunge – la mia vita è improntata all’impegno sociale, al rispetto di tutte le persone ed al volontariato”. L’imbarazzo rimane, specie pensando, restando in ambito delle banane, alla battaglia antirazzista di Dani Alves di qualche mese fa.

Cosa deve fare un presidente? Il presidente della FIGC svolge diversi compiti: secondo lo statuto “ha la responsabilità generale dell’area tecnico-sportiva ed esercita le funzioni apicali di programmazione, indirizzo e controllo relative al perseguimento dei risultati agonistici a livello nazionale e internazionale”

In pratica, oltre a sovrintendere ai doveri organizzativi della FIGC, organizza fra le altre cose il programma della Nazionale – di cui sceglie anche l’allenatore: una questione piuttosto delicata di cui i giornali scrivono ormai da settimane – e propone al Consiglio federale il presidente del Settore Tecnico, la struttura che “ha competenza nei rapporti internazionali nelle materie attinenti la formazione del giuoco e le tecniche di formazione di tecnici e atleti”.