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Cellulari_in_vacanza-614x409Uscite di casa e poco dopo vi accorgete di aver dimenticato lo smartphone a casa, subito vi assale un’ansia incontrollabile?

Ogni 10minuti dovete controllare le notifiche e pensate che stia squillando anche quando non è così? Se anche a voi avete le stesse reazioni allora potreste aver sviluppato una vera dipendenza da smartphone: la «nomofobia», per il mondo anglosassone «nomophobia».

La definizione deriva dall’abbreviazione inglese «no-mobile-phone»: senza il telefonino connesso, carico e a portata di mano, sperimentiano le stesse sensazioni di agitazione a ansia che si provano sulla poltrona del dentista. Ma perché?

Secondo gli studi di David Greenfield, professore di psichiatria all’Univeristà del Connecticut,” l’attaccamento allo smartphone è molto simile a tutte le altre dipendenze, perché causa delle interferenze nella produzione della dopamina, il neurotrasmettirore che regola il circuito celebrale della ricompensa: in altre parole, incoraggia le persone a svolgere attività che credono gli daranno piacere.

Così ogni volta che vediamo apparire una notifica sul cellulare, che sia un messaggino o una nuova e-mail, sale il livello di dopamina, perché pensiamo – anche se sarebbe il caso di dire, speriamo – che ci sia in serbo per noi qualche cosa di nuovo e interessante.

Il problema però è che non possiamo sapere in anticipo se accadrà davvero qualche cosa di bello, così si ha l’impulso di controllare in continuazione. Proprio come giocare con una slot machine: sperando nella combinazione che ci renderà milionari, continuiamo a giocare. E per controllare le notifiche non serve nemmeno una moneta: basta impugnare lo smartphone”.

Secondo un sondaggio condotto dall’ente di ricerca britannico YouGov, più di sei ragazzi su dieci tra i 18 e i 29 anni vanno a letto in compagnia del telefono: un altro inequivocabile sintomo che qualche cosa non funziona.

Nicola Luigi Bragazzi e Giovanni Del Puente, studiosi dell’Università di Genova, hanno proposto che la nomofobia venga inserita nel «Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali», conosciuto dagli addetti ai lavori con la sigla Dsm, dal titolo dell’edizione statunitense.

“Come in ogni dipendenza, il primo sintomo è la negazione – spiegano i ricercatori – . Anche se la tecnologia ci consente di sbrigare il nostro lavoro più velocemente e con efficienza, i dispositivi mobili possono avere un effetto pericoloso sulla salute: dobbiamo indagare il fenomeno ancor più in profondità e studiarne gli aspetti psicologici”.
“Quella sensazione di “perdersi qualche cosa” se non si controlla costantemente, è del tutto illusoria – conclude Greenfield -. Quello che succede sullo schermo non ha nulla a che fare con la nostra vita”.

Zucchero-come-le-drogheUno studio americano ha fatto una interessante scoperta che potrebbe stimolarci a cambiare abitudini in fatto di dieta.La ricerca dell’Oregon Research Institute pubblicata sulla rivista  The American Journal of Clinical Nutrition, condotta dal Erice Stice ha scperto che lo zucchero potrebbe indurci alle abbuffate contribuendo più dei grassi ad aumentare l’assunzione di alimenti durante i pasti.

Si è arrivati a questo risultato somministrando frappé al gusto di cioccolato con diverse concentrazioni di zuccheri e grassi a due diversi gruppi del campione formato da 100 giovani; durante l’assunzione sono stati monitorati i livelli di attività cerebrale dei volontari e si è riscontrato che all’aumento della concentrazione di zuccheri corrispondeva un incremento della stimolazione dei centri del piacere,in modo molto maggiore rispetto a quanto avveniva con i grassi.

Lo zucchero quindi segnalerebbe al cervello il piacere del cibo, costingendolo a continuarne l’assunzione, proprio come avviene nei meccanismi di dipendenza da altre sostanze.

Dunque questo ingrediente, al pari di una droga, induce dipendenza in chi lo assume e costringe ad abbuffarsi in continuazione.

Negli ultimi cento anni si è passati da un consumo pro capite di 3kg a ben 30kg! Incremento che denota un cambiamento radicale delle abitudini alimentari, ma non certo in positivo. Infatti, lo zucchero fa ingrassare,  essendo costituito per il 95% da saccarosio, che ha effetti devastanti su tutto l’organismo umano.

 

 

 

 

Eminem – Uno dei rapper più popolari ed amati è senza dubbio Eminem, che da una decina d’anni a questa parte ha ottenuto grandissimo successo, soprattutto tra i giovani. Le sue canzoni, spesso trasgressive e ai limiti della legalità, gli hanno permesso di ottenere milioni di fan in tutto il Mondo. Nel documentario ‘How to make money selling drugs’, Eminem ha spiegato come la sua dipendenza dai farmaci gli abbia causato diversi problemi.

Eminem – più volte vicino alla morte per la dipendenza

E non si tratta di problemi da niente, ma Eminem ha più volte rischiato di morire a causa della dipendenza dai farmaci: “Quando ho preso il mio primo Vicodin, ho sentito una sensazione tipo ‘Aaaaaah’. Tutto mi sembrava più dolce e non sentivo più dolore. Non so dire quando questa cosa è diventata un problema. ‘Non mi sto facendo di eroina, non sto sniffando coca, non sto fumando crack’, pensavo. Sono finito in ospedale. Se fossi arrivato due ore dopo, sarei morto. I miei organi stavano smettendo di funzionare”.