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camusso-congressoCgil in una nota pubblicata sulla home page del proprio sito afferma ‘La Riforma del lavoro’ – meglio conosciuta come Jobs act – è in contrasto con la disciplina europea.

Il sindacato ha spiegato così la scelta di ricorrere alla Commissione europea: “La legge 78, che elimina l’obbligo di indicare una causale nei contratti a termine, sposta la prevalenza della forma di lavoro dal contratto a tempo indeterminato al contratto a tempo determinato, in netto contrasto con la disciplina europea che, al contrario, sottolinea l’importanza della stabilità dell’occupazione come elemento portante della tutela dei lavoratori”.

La leader della Cgil Susanna Camusso ha, poi, attaccato il ministro del Welfare Giuliano Poletti, autore del Jobs act: “Chiediamo al Governo di porre riparo cancellando quelle tipologie contrattuali fonte di abusi nel nostro ordinamento e riportando i contratti a termine ad un uso funzionale con peculiari esigenze dell’impresa che ne giustificano l’utilizzo”.

“Quattro i punti principali su cui si basa il ricorso – spiegano dalla Cgil – la causalità per il ricorso ai contratti a termine rappresentava un argine contro un loro utilizzo improprio”. E ancora: “eliminarne la motivazione lascia spazio a usi impropri che penalizzano il soggetto debole, cioè il lavoratore”.

Secondo il sindacato, inoltre, “il combinato disposto di causalità, rinnovi e proroghe espone il lavoratore al rischio di non riuscire a firmare mai un contratto ‘stabile’ indicato come ‘contratto comune’ proprio dalla normative europee, con forti penalizzazioni soprattutto per i soggetti più ‘a rischio’, lavoratori over 50 e donne; si introduce un’assoluta discrezionalità rispetto ai licenziamenti”. Infine, non ci sarebbe alcuna prova statistica che “all’aumento della precarietà corrisponda un aumento dell’occupazione”.

eni-tarantoE’ una fiumana, ventimila persone hanno attraversato in corteo Gela. Non solo lavoratori e neanche soltanto sindacati, ma tantissimi cittadini e le rappresentanze istituzionali della provincia di Caltanissetta sfilano per le strade. L’Eni ha annunciato la revoca di 700 milioni di investimenti e 3.500 posti di lavoro, tra diretto e indotto, rischiano di essere cancellati da progetti di ridimensionamento.

In piazza insieme al segretario regionale della Cisl Maurizio Bernava e alla leader nazionale della Cgil Susanna Camusso ci sono il vescovo di piazza Armerina monsignor Rosario Gisana, che nei giorni scorsi aveva inviato una lettera aperta alla diocesi chiedendo per Gela “non tagli ma investimenti”.

“Da Gela parte una richiesta precisa: mettere al primo posto il bisogno di difendere con le unghie e coi denti il lavoro che c’è e di crearne dell’altro. Non esiste un’idea di ripresa in questo Paese se non si parte dal lavoro”.

Sindacati-Domani, martedì 29 luglio, è sciopero generale dei lavoratori di tutte le aziende del Gruppo Eni (impianti di raffinazione, produzione e perforazione, impianti chimici e petrolchimici, sedi direzionali, depositi, uffici commerciali e amministrativi, aziende territoriali), oltre allo sciopero di due ore di tutti gli impianti di raffinazione presenti sul territorio nazionale. Sempre domani, nella stessa giornata dello sciopero, si tiene una manifestazione/presidio a Roma (alle 15), davanti a Montecitorio. Previsti nella tarda mattinata una serie di incontri con i gruppi parlamentari del Partito Democratico, Sel, Lega Nord.

Il ‘pomo della discordia’, avvertono, è la profonda crisi in atto nel sistema della raffinazione italiana, culminata con la chiusura di tre raffinerie – oltre alla drammatica situazione di Gela (è in corso oggi lo sciopero generale e una grande manifestazione in città) – dalle posizioni recentemente rese note da Eni su blocco di investimenti, dalle scelte preoccupanti di ridimensionamento degli assetti industriali, occupazionali e della politica energetica del Gruppo nel nostro paese.

Oggi vediamo i pro e i contro della Golf.

Tra i pro troviamo un’ampia offerta di motori finiture di qualità.

Tra i difetti ci sono troppi tasti al volante e visibilità posteriore scarsa.

La Golf è la prima tra le medie in Italia. L’abitacolo è curato nei materiali e negli assemblaggi, la plancia e la consolle, leggermente orientate verso il guidatore, hanno forme più accattivante che in passato. Lo sterzo è preciso e le sospensioni ben tarate, ottimi cambi, la Golf convince anche per i motori: sono molti e tecnologicamente avanzati, come il 1.2, il 1.4 e il 2.0 turbo a benzina, con potenze da 86 a 300 cv.

Ecco i prezzi:

  • A benzina da euro 17.950 euro a 43.659 euro;
  • A gasolio da 19.950 euro a 34.509 euro.

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