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vincenzoboccia8È stato nominato il nuovo presidente di Confindustria. Si tratta di Vincenzo Boccia e la sua elezione verrà ufficializzata nel corso della assemblea generale del gruppo, che si terrà in data 25 maggio. L’imprenditore salernitano ha quindi battuto il candidato ‘favorito’ Alberto Vacchi, con 100 voti contro 91.

Chiamati a votare i 198 componenti del consiglio generale di Confindustria: la sfida si è rivelata essere un testa a testa molto intenso, anticipato dall’uscita dei nomi dei candidati al ruolo. Così è stato, e secondo gli economisti il voto ha dimostrato che all’interno di Confindustria convivono due correnti separate, le quali devono saper lavorare assieme e mai porsi in una situazione di rottura.

Questo è stato anche il commento dello sconfitto Vacchi, che ha dichiarato di voler costruire una nuova squadra per il futuro, perché il gruppo è chiamato ad affrontare delle sfide che si propongono come tutt’altro che banali. Anche l’ex presidente Luca Cordero di Montezemolo ha dichiarato il suo rammarico nell’assistere ad una spaccatura così forte nel gruppo, sottolineando che si tratta di un problema non da poco per il presidente uscente Giorgio Squinzi.

Lo stesso Squinzi ha dichiarato che il risultato emerso dalla votazione è frutto di una complessa serie di fattori, ma alla fine dei conti ciò che ha vinto a Confindustria è stata la democrazia. La complessità della situazione industriale in Italia non permette, ha aggiunto il presidente uscente, di concedersi il lusso di vivere battibecchi o addirittura spaccature interne, perché Confindustria deve lavorare con intenzioni di continuità positiva e di cambiamento dove serve, per permettere all’economia italiana di accelerare e di decollare in tanti settori strategici per il paese.

lavoro_dignitaDopo i dati dell’Istat e di Bankitalia che certificano l’allontanarsi della ripresa e l’impatto quasi nullo degli 80 euro elargiti dal governo, ieri è stata Confindustria a mettere il dito nella piaga.
Nelle regioni del Sud, dove fare l’imprenditore è quasi una scelta eroica e dove i finanziamenti, quando arrivano, sono inghiottiti dalla malavita o si perdono in mille rivoli clientelari, la crisi sta producendo una desertificazione imprenditoriale.

Per gli effetti durissimi del periodo nero dell’economia sul sistema finanziario e produttivo del Mezzogiorno: il pil è in calo di 47,7 miliardi, le imprese sono quasi 32 mila in meno, i posti di lavoro persi sono più di 600 mila con 114 mila persone in cassa integrazione.

Lo stato di salute tracciato dal Check Up Mezzogiorno elaborato da Confidustria e Srm-Studi e ricerche parla chiaro: l’economia meridionale è in gravi condizioni. Da gennaio hanno chiuso i battenti 573 imprese al giorno.

Anche gli investimenti, sia pubblici che privati, tra il 2007 e il 2013 sono diminuiti di circa 28 miliardi, con un calo che oscilla tra il 34% e il 47% per l’industria in senso stretto, e attestato al 34% nell’agricoltura e nella pesca, settori di eccellenza del Mezzogiorno.
In questo quadro negativo ci sono però delle note positive: le esportazioni nel 2013 hanno registrato, rispetto al 2007, una crescita del 2,7%; crescono le società capitali (+3,2% rispetto al 2013) e quelle aderenti a contratti di rete (circa 1600), in sviluppo anche le imprese avviate da giovani (50 mila registrate nel 2013); infine, sul fronte del turismo, in alcune regioni sono aumentati i turisti stranieri.

“Occorre un robusto intervento per amplificare al massimo questi segnali positivi attraverso due azioni convergenti: da un lato è necessario attuare riforme istituzionali e strutturali e dall’altro queste riforme devono essere sostenute da una politica economica orientata allo sviluppo” si sottolinea nel rapporto Confindustria.