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l43-ligabue-mondovisione-131122161445_mediumE’ iniziato il” Mondovisione tour Stadi 2014″ di Luciano Ligabue, dopo 4 anni il cantautore di Correggio torna negli stadi con uno show pensato per essere goduto al buio.

Il Liga sale sul palco accolto da un boato dei fan in delirio, “Ciao a tutti, eh! Grazie per essere qui, e da qui si gode una bellissima vista. Anzi, una visione, una mondovisione!”. 

 Il ‘Mondovisione tour è uno  spettacolo  che tende ad essere politicamente impegnato; lo è a partire dal primo brano in scaletta, “Il muro del suono” (attualmente in rotazione radiofonica – in merito alla canzone Ligabue ha dichiarato: “Mi fa piacere che questo sia il singolo che accompagna il tour. Mi sorprende il fatto che le radio lo stiano sostenendo molto: è un pezzo chitarristico, in controtendenza rispetto agli standard dei singoli estivi”), durante la cui esecuzione sullo schermo del palco compare la scritta “Chi doveva pagare non ha mai pagato”:

“La crisi che stiamo vivendo è figlia di una crisi mondiale il cui responsabile non ha mai pagato”, ha spiegato  il cantautore, “e chi ha pagato e continua a pagare sono quelli che non sono i veri responsabili di questo disastro economico e sociale”.

La critica sociale raggiunge l’apice ne “Il sale della terra”, durante la cui esecuzione, sullo schermo, vengono mostrati alcuni “aforismi sul potere” (tratti da opere o discorsi dello scrittore francese Jean Giraudoux, del politico statunitense Henry Kissinger, del filosofo inglese Edmund Burke, di Jimi Hendrix e di Indro Montanelli), in merito ai quali Ligabue ha dichiarato: “‘Il sale della terra’ è un brano caratterizzato da un’ironia molto amara, da un’indignazione che porta chi ascolta il brano a capire quanto il potere abbia il potere di corrompere: la mia intenzione era quella di mettere in piedi una galleria di frasi che facessero riflettere proprio su questo. Ed è impressionante scoprire come queste frasi, che sembrano essere state pronunciate da un’unica persona, venissero invece da voci così diverse tra loro”.

Sempre durante l’esecuzione de “Il sale della terra”, poi, sul led vengono proiettati alcuni dati ISTAT che Luciano ha commentato così: “Con pochissimi numeri ho voluto denunciare le condizioni economiche e politiche in cui versa l’Italia. E’ sbagliato, tuttavia, pensare che con questo mio nuovo tour io voglia entrare in sintonia con quello che è il Paese oggi: l’Italia moderna è un paese troppo complesso per poter essere visto o descritto da un palco. Personalmente, cerco solo di esprimere ciò che ho bisogno di esprimere, raccontando quello che so e che mi sta a cuore raccontare: lo faccio attraverso le canzoni, che nonostante siano al giorno d’oggi vittime di abuso e deprezzamento, continuano ad avere una potenza devastante”.

Il saluto al pubblico sotto un diluvio di applausi di tutti i fan entusiasti, e l’arrivederci dopo il bis all’Olimpico con un altro tutto esaurito, poi due date a Milano, altre due a Catania,Padova, Firenze, Pescara, Salerno, Trieste, Torino, Bologna, Bari. 

GeldofBob Geldof torna in Italia per due serate, il 29 maggio alla Spezia e il 30 maggio a Bergamo per il festival “lo spirito del pianeta”, incontri e spettacoli con popolazioni da tutto il mondo indiani cheyenne, indios,arborigeni.

 Bob Geldof è conosciuto sopratutto per essere l’autore di” Do They Know It’s Christmas”, il 45 giri più venduto della storia del pop. Nell’85, per il primo Live Aid, quello contro la fame in Etiopia, riuscì a far cantare assieme suWe Are the World, tra gli altri, Michael Jackson e Bob Dylan, Bruce Springsteen, Paul Simon, Ray Charles e Stevie Wonder.

Il cantautore, produttore e attivista politico ritorna sul palco per la prima volta dopo la morte della figlia e rilascia una lunga intervista:

Signor Geldof sarà il suo primo concerto dopo la morte di sua figlia Peaches due mesi fa. “Bisogna tornare alla vita, perché la vita continua, per alcuni di noi. È la realtà. Per me ritrovarmi su un palco è come una catarsi, un modo per ricordare l’anima di Peaches, le cose vissute insieme”.

Si può dire che lei ha avuto una strada facile con la musica ma una vita privata estremamente dura? “Sono state entrambe dure, mi creda. Ma una esprime l’altra e questo spiega perché io penso che la musica comprenda tutto. Ho la fortuna di poter esprimere ciò che provo rispetto alle cose di cui mi chiedeva prima. Può essere molto terapeutico”

Qual’è il suo speciale messaggio per questi concerti italiani. “Faccio il musicista, amo cantare le mie canzoni davanti al pubblico, per questo accetto di partecipare. Poi ovviamente ogni festival ha la sua identità, deve averla per distinguersi dagli altri e quello a cui partecipo in Italia ha un obiettivo in cui io mi identifico da sempre. E continuo: sono stato recentemente a Nuova Delhi per un concerto per la libertà di espressione. Sostengo cause come questa, ma penso che la musica sia il messaggio”.

Pensa che i concerti benefici abbiano ancora senso oggi? “Ci sono almeno due motivi per considerarli ancora validi: il primo è che possono permettere la raccolta di fondi da dare in beneficenza; il secondo è che danno, a chi li organizza, il potere politico per trattare con i governi”. 

E’ soddisfatto dei risultati raggiunti dai vari Live Aid? “Credo siano stati di grande successo e quasi del tutto soddisfacenti. Le politiche in sostegno dei paesi poveri africani sono completamente cambiate grazie a quelle iniziative e da allora sono entrate nell’agenda dei governi occidentali”.

Lei potrebbe essere il primo irlandese ad andare nello spazio? “Sì, sto per andare nello spazio con il razzo di una compagnia tedesca, ho avuto questa chance in cambio di un concerto. Dalla terra si potrà seguire la diretta via YouTube. Ho iniziato l’allentamento per abituarmi alla forza di gravità. Ma non mi sento il primo irlandese nello spazio, piuttosto il primo rocker. Alla fine dei concerti di Presley si diceva: ‘Elvis ha lasciato l’edificio’, be’, d’ora in poi si potrà dire: ‘Bob Geldof ha lasciato il pianeta’”. 
 

A quattro anni dal precedente lavoro “Per brevità chiamato artista”, Francesco De Gregori torna con un nuovo album in uscita il 20 novembre e intitolato “Sulla strada”. Il disco è anticipato da un singolo omonimo che è in rotazione radiofonica da qualche settimana. Il brano si inserisce nel percorso musicale inaugurato ormai da qualche anno dall’artista, che ad arrangiamenti pop-rock adatta testi di notevole spessore autorale. In un’intervista recentemente concessa a Repubblica il cantautore romano ha spiegato i motivi che l’hanno spinto a intitolare il lavoro “Sulla Strada”: a parte l’esplicito riferimento al romanzo di Kerouac, De Gregori ha precisato che il titolo rappresenta soprattutto una metafora dell’esistenza, poiché ognuno, in un modo o nell’altro, si trova a percorrere una strada che lo porterà chissà dove. Due concerti faranno da apripista alla promozione di questo disco molto atteso: il primo si terrà all’Atlantico Live di Roma il 20 novembre, mentre l’altro il 28 novembre all’Alcatraz di Milano.