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bd8aa360452159ef4fa6fa01d9c6c215-1622-k8PF-U10301883187908bYG-568x320@LaStampa.itPapa Francesco è andato in Calabria appena due settimane fa e da li ha lanciato un duro monito contro i mafiosi da scomunicare pubblicamente.

Pochi giorni fa un vescovo calabrese  ha chiesto di abolire la figura del padrino per il battesimo e per la cresima. Un provvedimento secondo il religioso utile per combattere la ‘ndrangheta.

Ma ancora oggi ci son preti che si inchinano e fanno inchinare la madonna davanti ai boss, è successo a Oppido Mamertina, in provincia di Reggio Calabria: una città nota per una delle più cruente guerre di mafia calabrese. La notizia è stata diffusa dal Quotidiano della Calabria.

Come da tradizione era in corso la processione della Madonna delle Grazie: a un certo punto il corteo si è fermato per alcuni secondi quando la statua preceduta da sacerdoti e mezzo consiglio comunale è arrivata all’incrocio tra Corso Aspromonte e via Ugo Foscolo, dove vive il boss del paese, l’82enne Giuseppe Mazzagatti. La processione si è dunque fermata e vi è stato l’inchino dinanzi casa di Mazzagatti, già condannato all’ergastolo per omicidio e associazione a delinquere di stampo mafioso. Un boss ancora potente che da tempo è agli arresti domiciliari per motivi di salute.

Un omaggio che non è piaciuto al maresciallo dei carabinieri Andrea Marino che aveva già avvisato gli organizzatori di non fare gesti particolari o inchini durante il tragitto.

“C’è un’informativa che è già alla nostra attenzione e che sarà consegnata alla procura circondariale di Palmi e alla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. Il comandante di stazione ha fatto il suo dovere e ha compiuto un atto di servizio, ma nessuno ha abbandonato il corteo. Non spetta a noi condannare, il nostro compito è quello di informare l’autorità giudiziaria”. Bisogna poi considerare che nessuno, infatti, tra le autorità civili e religiose presenti avrebbe lasciato il corteo dopo il gesto”.

schiavoneA Casal di Principe è stato arrestato l’attuale boss del clan dei Casalesi, Carmine Schiavone, figlio di “Sandokan”, il boss Francesco Schiavone arrestato nel 1998. L’uomo è stato rintracciato ad Aversa dove si trovava in un locale notturno, i Carabinieri lo hanno tratto in arresto con l’accusa di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Quando stavano per raggiungerlo le forze dell’ordine Carmine Schiavone, che era in compagnia di altre due persone e del titolare del locale, ha subito tentato di sviarli servendosi dell’aiuto delle due persone che erano con lui, riuscendo a fuggire dal locale dalla porta sul retro. I Carabinieri, sotto la direzione del tenente Michele Centola, si sono prontamente accorti del diversivo e l’hanno inseguito per le vie del centro di Aversa. Infine Carmine Schiavone è stato raggiunto ed arrestato, al boss dei Casalesi sono stati trovati in tasca ottomila euro e presumibilmente l’incontro nel locale notturno era stato organizzato per riscuotere i soldi che aveva tentato di estorcere ad un imprenditore: una tangente di circa 10mila euro, ma l’imprenditore dopo averlo denunciato ha collaborato con gli investigatori contribuendo efficacemente a catturare il boss