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usa obama telefonate spiateIl 5 gennaio 2016 è una data che può entrare a fare parte degli annali della storia degli Stati Uniti, ed essere ricordata come la giornata dedicata alla stretta sulle armi. Artefice della stretta il presidente Barak Obama, che più volte durante il suo mandato si è impegnato a sollevare la questione durante i discorsi ufficiali al popolo americano. La stretta si propone multipla e interessa una proposta fatta alla East Room della Casa Bianca.

Il presidente si è proposto di scavalcare il congresso, che reputa inerte sull’argomento, e di usare i suoi poteri esecutivi per aggiungere 200 nuovi agenti dell’ATF, l’agenzia americana preposta al controllo sulle armi, di spendere 500 milioni di dollari per la verifica della salute mentale degli acquirenti e per eseguire le doverose verifiche sui precedenti penali e sulla sanità psicologica e fisica di chi si appresta ad acquistare armi negli Stati Uniti.

Si tratta di una manovra storica, che si propone di estendere le verifiche anche all’acquisto delle armi in rete, meno passibile di controlli e di divenire virale grazie alla diffusione dell’hashtag #stopgunviolence.

All’indomani di stragi come quella di San Bernardino e dei tanti episodi di violenza accaduti nei campus universitari, Obama ha deciso di imporre la sua forza e il suo appeal per rendere meno facile il possesso delle armi nel paese che governa. Si tratta di una misura che era stata già enunciata nel discorso di capodanno. Ora le parole si sono mutate in azione, e l’America può finalmente diventare un paese dove le pistole e i fucili non vengono più venduti con la stessa facilità del pane, ma solo a persone che almeno sulla carta hanno i requisiti per possederle.

Si tratta di una manovra di potenziamento del background, che andrà a rafforzare gli organi preposti al controllo e quindi a limitare i casi di acquisto di armi da parte di persone mentalmente disturbate. La questione delle armi è un oceano da affrontare, una faccenda spinosa che da sempre divide non solo le fazioni politiche dello Stato, ma anche l’opinione pubblica. Terra di autodifesa, l’America ha da sempre creduto nel potere delle armi e la manovra di Obama deve quindi risultare ben giustificata per non apparire impopolare, e al contempo per proporsi efficace contro una piaga sociale che ogni anno miete migliaia di vittime innocenti in uno dei paesi più industrializzati del mondo.

Cristiani-in-fuga-dall-Iraq-nel-mirino-di-Isis_h_partbIl Consiglio dei ministri degli Esteri dell’Unione Europea ha dato il suo assenso alla decisione, di alcuni Stati membri, di inviare armi ai curdi iracheni.
E’ l’esito della riunione di urgenza che ha segnato il Ferragosto di Bruxelles, con i capi delle diplomazie dei 28 Paesi convocati per fare il punto sulle crisi in Iraq, Libia, Ucraina e Gaza.

Il consiglio dei ministri degli esteri dell’Ue accoglie «con favore» la decisione di alcuni stati membri a consegnare le armi ai curdi iracheni, che combattono l’Isis.

Lo si legge nelle conclusioni sull’Iraq della riunione di Bruxelles. Le risposte alle richieste dei curdi «saranno fatte in accordo alle capacità e leggi nazionali degli Stati membri e col consenso delle autorità nazionali irachene», si legge nelle conclusioni del Consiglio dei ministri degli esteri dei Ventotto.

Gli aiuti militari dovranno dunque essere decisi sulla base delle legislazioni nazionali e di concerto con le autorità di Baghdad. L’Ue valuterà inoltre come prevenire che lo Stato islamico tragga beneficio dalla vendita di petrolio e condanna i sostenitori finanziari dell’Isis, che contravvengono alle risoluzioni dell’Onu.

Londra è pronta, lo avevano già anticipato ai media britannici. David Cameron e il suo vice Nick Clegg avevano concordato di fornire armi direttamente alle forze curde. Lo stesso fa la Francia, che nelle prossime ore invierà “armi sofisticate” ai combattenti curdi. A fine agosto, invece, la data di inizio della Repubblica Ceca, si legge in una nota: “Il ministero degli Esteri ritiene che la fine di agosto sia una data realistica per fornire armi e munizioni” ai curdi che combattono contro gli jihadisti.

L’Unione europea scende così in campo per portare la propria solidarietà ai curdi di Erbil con «un’azione comune coordinata». «Ci auguriamo che il governo in Iraq sia formato nei prossimi giorni, non settimane. Le notizie del passo indietro di Maliki sono positive. Dobbiamo mettere tutta la pressione politica possibile sulla formazione di un nuovo governo a Baghdad, e con loro rafforzare il governo autonomo del Kurdistan», evidenzia il numero uno della Farnesina Federica Mogherini, presidente di turno dell’Ue e grande promotrice del consiglio Esteri straordinario di Ferragosto, assieme al suo omologo francese Laurent Fabius.

142928601-1cf78ed8-6999-48a7-bbde-316651357348Continuano i combattimenti nella Striscia di Gaza dove l’offensiva israeliana è giunta al 24.mo giorno,Dopo il bombardamento della scuola gestita dall’Onu nel quale sono morte 23 persone e la continua strage di bambini, la pressione internazionale per un cessate il fuoco si fa sempre più forte ma l’esercito israeliano non ha nessuna intenzione di fermarsi.

Le Nazioni Unite contro gli Usa: “Forniscono armi a Israele”.

Il massacro dei bambini che dormivano nella scuola Onu a Gaza ieri è stato duramente condannato da tutte le cariche delle Nazioni Unite, dal segretario generale Ban Ki-moon in giù che ieri dal Costa Rica ha definito l’attacco “vergognoso”.

Qualche ora dopo Chris Gunness, portavoce dell’Unrwa, l’agenzia dell’Onu che aiuta i palestinesi a Gaza, scoppia in lacrime in diretta tv mentre è intervistato da al Jazeera sul bombardaento della scuola gestita dall’Onu e usata come rifugio dai palestinesi.

Oggi l’Alto Commissario Onu per i diritti umani, Navi Pillay, torna ad accusare Israele di violare deliberatamente il diritto internazionale nelle operazioni militari in corso nel Striscia di Gaza che, dice Pillay, hanno come obiettivi case, scuole, ospedali, centri Onu. “Nessuno di questi attacchi è sembrato casuale, ma un atto di deliberata violazione del diritto internazionale” ha detto.

Ma Pillay accusa anche Hamas: le due parti “commettono gravi violazioni dei diritti dell’uomo, che potrebbero costituire crimini contro l’umanità”.

“Gli Usa hanno influenza su Israele e dovrebbero fare di piu’ per fermare le morti, per mettere le parti nel conflitto (sedute a un tavolo) a dialogare”, ha detto Navi Pillay. Nel corso di una conferenza stampa, l’Alto Commissario Onu ha anche ricordato gli aiuti finanziari e la consegna di materiale bellico dagli Stati Uniti a Tel Aviv. “Ma non e’ solo questo”, ha aggiunto.

“Non solo forniscono a Israele artiglieria pesante usata da Israele a Gaza, ma hanno prestato quasi un miliardi di dollari perchè Israele creasse una protezione contro i razzi per proteggere la popolazione civile israeliana. Una protezione su cui non possono contare i civili a Gaza”.

usa-armiIl presidente Usa, Barack Obama  è pronto a presentare delle nuove proposte – secondo quanto riferisce la stampa Usa – che vanno dalla lotta al traffico di armi, a maggiori controlli su chi acquista pistole, passando per un bando delle armi d’assalto. Queste proposte  che il presidente americano si appresta a presentare giungono a circa un mese di distanza dalla terribile strage della Sandy Hook School di Newtown, in Connecticut che ha sconvolto tutti gli Usa. Al piano restrittivo sul tema armi che Barack Obama è in procinto di esporre ha risposto prontamente la potente lobby americana, la National Rifle Association (Nra), il cui vicepresidente americano, Joe Biden ha dichiarato: “Abbiamo l’obbligo morale di agire e prevenire stragi come quella di Newtown”.

 

In un video-propaganda pubblicato in mattinata, l’associazione ha infatti definito il presidente americano “un ipocrita” per la sua opposizione al piano della Nra che prevede guardie armate in ogni scuola. “I figli del presidente sono meglio dei vostri?”, recita lo spot, riferendosi alla protezione garantita a Malia e Sasha, le e figlie del presidente. Dura la reazione della Casa Bianca che ha definito ripugnante e vile lo spot. Sempre più americani richiedono un controllo più severo sulle armi da fuoco: dall’ultimo sondaggio Cnn/Orc è emerso che il 55% della popolazione statunitense è favorevole ad una stretta, contro il 45% che si dice contraria al giro di vite annunciato da Obama.