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ceo apple tim cook gay“Un eccesso da parte del governo e un passo che minaccia la sicurezza dei nostri clienti”. Queste sono state le parole pronunciate da Tim Cook, Ceo di Apple, in seguito alla richiesta di decrittare il telefono del killer di San Bernardino. La questione si propone alquanto spinosa, perché l’azienda di Cupertino si è opposta all’ordinanza del giudice che ha intimato ad Apple di fornire tutta l’assistenza tecnica del caso, necessaria per decrittare i dati che erano contenuti nell’iPhone del terrorista Syed Rizwan Farook, colpevole di aver assaltato il centro di assistenza di San Bernardino il 2 dicembre dello scorso anno.

Spinosa perché gli interessi in gioco sono molti e, secondo il Ceo di Apple Tim Cook, si tratterebbe di un ‘precedente pericoloso’, di una richiesta che da parte di Apple è stata percepita come un’ingerenza troppo massiva del governo USA. Da un lato Apple ha dichiarato che la decisione di opporsi non è stata certamente presa a cuor leggero, ma l’opinione pubblica è subito insorta, a partire dal candidato alla Casa Bianca Donald Trump che ha intimato ad Apple di non ‘tirarsela troppo’ e di iniziare a collaborare con le forze dell’ordine nella lotta contro il terrorismo.

Secondo Cook si tratterebbe invece di un passo che può minare la sicurezza dei suoi clienti e che potrebbe portare a conseguenze che vanno ben oltre la pura decrittazione di un telefono cellulare. Il Ceo di Apple sta infatti guardando avanti, perché se il software cadesse nelle mani sbagliate avrebbe il potere di bloccare ogni telefono o sistema Apple presente in circolazione, con danni incalcolabili per l’azienda e per gli stessi fruitori dei dispositivi.

Anche se il governo degli Stati Uniti ha dichiarato che il controllo sarebbe limitato a questo caso Apple non ci sta, o meglio non si fida, quindi l’azienda ha scelto di portare avanti la sua battaglia in nome della protezione del business e del diritto al controllo che può esercitare sui software di sua esclusiva produzione.

ceo apple tim cook gayApple sbarca in Italia ufficialmente, e lo fa con l’apertura del primo centro di sviluppo APP di Europa che avrà sede a Napoli. Si tratta di un centro di studi e operativo decisamente importante, che fornirà agli studenti le competenze tecniche e la completa formazione per sviluppare applicazioni destinate all’universo iOS, ovvero il sistema operativo che viene montato in tutti i dispositivi dell’azienda di Cupertino.

Secondo il premier Matteo Renzi, si tratta di una sperimentazione molto interessante e di una realtà innovativa che potrà dare lavoro a oltre 600 persone nel territorio partenopeo. Secondo il premier, l’apertura del centro rappresenta infatti solo il primo passo per portare innovazione e occupazione in questa terra e a livello nazionale. Alla luce dell’arrivo di Tim Cook in Italia, Renzi si è inoltre rivelato pronto a discutere i dettagli dell’insediamento Apple, considerando il proficuo incontro del novembre scorso, durante il quale era stato affrontato lo spinoso tema delle pendenze fiscali di Apple nei confronti dell’erario italiano.

Dello stesso parere è Tim Cook CEO di Apple, che ha sottolineato l’importanza dell’Europa nei processi di creazione delle app, sia perché molti fra gli scienziati più interessanti hanno i natali in queste terre, ma anche perché Apple si propone interessata ad aprire il campo e ad aiutare tanti imprenditori italiani nello sviluppo di app che appartengono all’universo dell’azienda. Del resto, il successo galattico di App Store parla da solo, perché si tratta di una forza che coinvolge ben 1.4 milioni di posti di lavoro creati in Europa e che può offrire possibilità illimitate per chi sceglie di operare nell’universo delle app nel nostro presente.

Il centro di sviluppo App iOS verrà dislocato in un istituto partner di Apple che si trova a Napoli e il suo compito principale sarà quello d sostenere gli insegnanti per preparare migliaia di futuri sviluppatori. Si tratta di un progetto ambizioso, che potrà non solo completare la formazione di molti studenti, ma anche dare il via a progetti finora embrionali, che potrebbero tradursi in vere e proprie possibilità di impresa per tanti giovani del nostro paese.

appleLa partita fra il colosso di Cupertino e il fisco italiano sembra essersi conclusa, in quanto Apple era stata accusata dallo Stato di avere sottratto ingenti somme alle agenzie delle entrate, vendendo i suoi prodotti in tutto il paese, ma fatturando in Irlanda, paese dove le società godono di un’aliquota vicina allo zero. Negli ultimi sette anni di attività, i ricavi del gruppo hanno ‘sulla carta’ superato di poco i 30 milioni di euro, ma nella realtà si tratterebbe di una cifra che arriva a toccare il miliardo di euro complessivo.

Apple, come accade per tante società, non fattura i suoi prodotti come Apple Italia Srl, ma mediante una società di facciata che è accreditata come una semplice consulente e che fa parte della società irlandese Apple Sales International. Si tratta di una struttura che opera stabilmente nel nostro paese, ma che è alle dipendenze fiscali di paesi quali l’Irlanda e gli Stati Uniti.

Il contenzioso ha interessato ben 880 milioni di Ires evasi fra il 2008 e il 2013 e l’indagine condotta dall’agenzia delle entrate ha svelato un trucchetto che era ben conosciuto da tutti, portandolo a livello legislativo. Anche se le vendite vengono realizzate nei vari paesi del mondo, le società schermo di Apple svolgerebbero infatti solo attività di consulenza e ad esse verrebbero riconosciuti dei ricavi pari solo ai costi di gestione, mentre i veri utili andrebbero a finire in Irlanda, dove grazie a degli accordi fra i governi le aliquote fiscali sono prossime allo zero. L’inchiesta ha quindi puntato il dito su questa discrepanza e si è promossa di dimostrare che le società irlandesi sono un vero e proprio terminale per i pagamenti, mentre le vendite vengono di fatto realizzate nel nostro paese e poco c’entra l’attività di pura consulenza.

La consulenza sarebbe infatti una minima parte delle attività svolte dalle società Apple in Italia, che nella realtà lavorano per vendere, seguire il ciclo di acquisto e anche di scontistica dei prodotti in ogni singola fase. Si tratterebbe di una struttura molto ben pensata, che in Italia come nel resto del mondo ha permesso al colosso di Cupertino di evadere sulla carta le tasse e di non portare benessere e ricchezza al paese sebbene sia uno Stato nel quale vende ed opera attivamente.

Le tasse dovranno quindi essere pagate, perché l’inchiesta ha dato ragione al fisco italiano e Apple dovrà quindi versare quanto dovuto all’erario, con felicità dei vertici politici, che sono riusciti a racimolare molte somme da destinare ad altre opere nel corso dell’anno.

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Il numero uno di Apple, il CEO della casa di Cupertino Tim Cook ha fatto oggi coming out, ovvero si è dichiarato omosessuale. E si è detto orgoglioso di essere gay: «Lasciatemi essere chiaro: sono orgoglioso di essere gay, e lo considero come uno dei più grandi doni che Dio mi abbia fatto». Queste le parole, per alcuni sconvolgenti, con cui il CEO di Apple ha fatto coming out, con una lettera pubblicata sul sito di Bloomberg.

Nell’ambiente della tecnologia non si trattava certo di un segreto, e Tim Cook ha detto di non aver mai nascosto il suo orientamento sessuale. «Ma in tutta la mia vita professionale ho cercato di conservare un minimo di privacy. Vengo da radici umili e non cerco di attirare l’attenzione su di me. Apple è già una delle compagnie più osservate al mondo e mi piace che il focus rimanga sui nostri prodotti e sugli incredibili risultati che con loro i nostri clienti raggiungono». L’attenzione del mondo si sposta così sulla persona, più che sui chiaccheratissimi prodotti Apple. Di Tim Cook si sa in realtà molto poco. Sappiamo che fu scelto da Steve Jobs come suo successore, e che si trova alla guida dell’azienda Apple dal 24 agosto 2011.

Si dice che sia, con i suoi impiegati, esigente come Steve Jobs, ma il suo stile è diverso. Nell’ufficio trovano posto foto di Robert F. Kennedy e del Reverendo Martin Luther King. La stessa azienda, comunque, supporta da tempo le unioni omosessuali e ha anche partecipato ufficialmente all’ultimo Pride di San Francisco. D’altronde anche Google di recente ha appoggiato le unioni tra omosessuali, con donazioni e con Doodle. Mark Zuckerberg si è complimentato per primo con Cook per la sua scelta di dichiararsi gay: “Grazie, Tim, per averci mostrato cosa significa essere un leader vero, autentico e coraggioso”, ha scritto sul suo profilo Facebook.

facebook ovuliLe donne che sono dipendenti di Facebook e della Apple possono usufruire di un servizio unico nel suo genere. Le rispettive aziende pagheranno il congelamento dei loro ovuli. La carriera di una donna e la maternità spesso non riescono a conciliarsi oppure si intersecano nel momento sbagliato. Per questo, si Facebook che la Apple hanno deciso di tutelare le proprie dipendenti, permettendo loro di congelare i propri ovuli.

Investire sulle donne, questo è uno degli obiettivi delle aziende, senza privare loro della possibilità della maternità. Al momento però non esiste una garanzia totale che il procedimento possa portare all’effetiva nascita di un bambino, anche se le tecniche sono in continuo miglioramento. Gli esperti affermano che, prima una donna congela i propri ovuli, e maggiore è la possibilità che poi possa avere una gravidanza da quegli stessi ovuli congelati. Almeno 20 ovuli andrebbero posti in congelamento, per avere la possiibilità quasi certa di poter far nascere un bambino in futuro.

AppleEvent_1108Per il lancio dei nuovi iPhone e iWatch, il gigante di Cupertino ha scelto di presentare l’ultimo album degli U2, ‘Songs of innocence’, dandolo gratis agli oltre 500 mln di utenti iTunes nel mondo.
Un dono che, però, non è stato gradito da tutti: Cupertino, infatti, non ha semplicemente dato l’opportunità di effettuare il download da parte degli interessati, ma lo ha eseguito lui stesso in tutti gli account iCloud, rendendolo, così praticamente obbligatorio.

In molti si sono lamentati dell’invadenza della distribuzione del nuovo album degli U2 “Songs of Innocence” su iTunes e per giorni hanno cercato di cancellare, senza riuscirci, Song of Innocence: per venire incontro alle numerose richieste degli utenti Apple ha deciso d’inserire un nuovo tool che permetterà, così di eliminare la nuova opera degli U2 dalle varie librerie.

Apple è entrata in campo rilasciando finalmente una propria ufficiale opzione che consenta di rimuovere gli U2, o meglio, il loro album. Davvero un brutto colpo per l’azienda di Cupertino: 100 milioni di dollari spesi per un regalo che tra i clienti non ha reso altro che confusione e rabbia, per non parlare del fatto che essa sia stata poi costretta a pubblicare informazioni su come eliminarlo…

A seguire le istruzioni:

Andate su http://itunes.com/soi-remove, in modo da lanciare l’Applicazione iTunes.
Cliccate sull’opzione Elimina Album.
Identificatevi con l’ID Apple e la password che utilizzate normalmente per fare acquisti sull’iTunes Store.
Attendete il messaggio di conferma di rimozione dell’album dal vostro account.

tim-cook-apple-ceoApple ha rilasciato il proprio rapporto sulla parità di genere nella sua forza lavoro, i dati non sono incoraggianti: dei 98mila impiegati, solo il 30% è donna.

Maschio e bianco. Questo l’identikit del dipendente di Apple. In base ad un rapporto rilasciato dalla stessa azienda di Cupertino (California), risulta che il 70% della sua forza lavoro negli Stati Uniti sia maschile e il 55% di razza bianca.

In particolare i lavoratori asiatici sarebbero il 15%, mentre gli ispanici l’11%, seguiti dagli afroamericani (7%) e da etnie miste. In base al rapporto – che non sorprende e si allinea con il profilo dei lavoratori presentato dalle alte grandi aziende della Silicon Valley tra cui Google, Facebook e Yahoo –

Il modello “bianco-maschio” domina anche nella classifica dei dirigenti. Nello specifico due-terzi del top management, circa il 70%, è bianco, il 21% asiatico e solo il 10% ispanico o afroamericano.

Apple adesso ha il problema anche per le quote rose, infatti il primo rapporto sulla diversity aziendale realizzato dalla società di Cupertino ha evidenziato una proporzione non certo equa fra i dipendenti dei due sessi: su una forza lavoro di 98mila persone, il 70% sono uomini. E la situazione peggiora se si considera solo il gruppo dei dirigenti (fra cui le donne sono il 28%) oppure i dipendenti che lavorano fuori dagli Stati Uniti (20%).

Cook lo ha ammesso esplicitamente: “Non sono soddisfatto dei numeri di questo report. Per noi non sono nuovi, e abbiamo lavorato duramente negli ultimi tempo per migliorarli. Stiamo facendo progressi, e siamo impegnati per diventare innovativi nella promozione delle diversity così come lo siamo nello sviluppo dei nostri prodotti”.

Nel medesimo report si evidenzia anche l’impegno umanitario di Apple in diverse iniziative, con milioni di dollari donati a favore dell’educazione o di organizzazioni come Human Rights Campaign e il National Center for Women & Information Technology.

Nx233xl43-samsung-apple-121025172613_medium.jpg.pagespeed.ic.vVvk9MLkrDSamsung e Apple mettono fine a tutti i loro contenziosi al di fuori degli Stati Uniti nella ”guerra dei brevetti”. Lo ha annunciato il gigante sudcoreano dell’elettronica in un comunicato.

“L’accordo – dice la Samsung – non prevede nessuna autorizzazione riguardante le licenze” che permetterà a una compagnia di utilizzare i brevetti dell’altra “e le compagnie manterranno i procedimenti in corso davanti ai tribunali americani” ha aggiunto.

Apple ha depositato una prima denuncia contro il suo concorrente nel 2011 e da allora la guerra si e’ propagata a molti paesi, tra cui Francia, Corea del sud, Germania, Giappone, Italia, Olanda, Gran Bretagna e Australia. Negli Stati Uniti la Apple, che accusa la Samsung di utilizzare in maniera massiccia le proprie invenzioni nei suoi prodotti, ha gia’ ottenuto a piu’ riprese l’interdizione dei modelli di smartphone della Samsung davanti alla Commissione americana del commercio internazionale (USITC). La Samsung, a sua volta, accusa la Apple di non rispettare i propri diritti tecnologici e commerciali.

Nel maggio scorso una corte della California ha aggiudicato alla Apple un risarcimento di 119 milioni di dollari in una causa contro Samsung. La stessa corte, però, ha ordinato alla casa fondata da Steve Jobs di pagare al colosso sud coreano 158 milioni di dollari per aver violato un brevetto di Samsung, nella progettazione degli I Phone 4 e 5.

Nel 2012, invece, a Samsung fu ordinato di pagare più di 900 milioni di dollari. Un verdetto al quale la casa sud coreana ha fatto appello. Tutto cominciò nel 2011 quando Apple accusò Samsung di aver ispirato il Galaxy ai propri prodotti. Secondo alcuni analisti, l’accordo annunciato oggi potrebbe essere un primo passo per giungere ad un’intesa anche per le controversie in atto negli Stati Uniti.