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Alfano

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Sono tanti gli italiani che decidono di sposarsi all’estero, in Francia, in Spagna o in uno dei tanti altri Paesi europei che permettono le nozze tra persone dello stesso sesso, proprio perché in Italia ciò non è permesso. Ultimamente molti prefetti di diverse città italiane si stavano muovendo in una direzione più aperta, che consentisse perlomeno la registrazione del matrimonio contratto all’estero anche in Italia. Decisione duramente contestata oggi dal ministro Angelino Alfano, il quale ha dichiarato che ‘in Italia non è possibile che ci si sposi tra persone dello stesso sesso, quindi quei matrimoni non possono essere trascritti nei registri dello stato civile italiano. Non è consentito dalla legge’.

Un ragionamento che non fa una piega dal punto di vista giuridico, ma che molti sindaci italiani non accettano. Per il sindaco di Bologna Merola non esiste infatti nessun motivo di ordine pubblico che impedisce la trascrizione. Anche i sindaci di Udine, Roma e Napoli si dicono contrari alla decisione di Alfano.

L’Arcigay, dal canto suo, chiede ai comuni italiani più coraggiosi di ‘disobbedire‘. In Italia, la prima trascrizione nel registro di stato civile di un matrimonio gay celebrato all’estero è stata ordinata dal tribunale di Grosseto, seguito poi da Fano, Napoli e Bologna. E lunedì anche il sindaco di Milano Pisapia si è detto favorevole alla trascrizione. Sono tanti i politici, di destra e di sinistra, che chiedono invece ad Alfano di riempire un vuoto normativo sui diritti degli omosessuali, piuttosto che cancellare quelle poche concessioni che già ci sono. Dopo che anche la Croazia ha deciso di permettere ai gay di sposarsi, in Unione Europea sono 18 su 28 gli Stati che permettono le nozze omosessuali. L’Italia sarà inclusa in questo elenco? La strada da fare verso la civiltà sembra ancora molto lunga, visto e considerato che uno stesso ministro della Repubblica si oppone in modo così palese.

20140606_migrantiAngelino Alfano, nel corso di una conferenza stampa manda un ultimatum all’Europa:” Il prossimo 18 ottobre l’ operazione compirà un anno e non ci potrà essere un secondo anniversario, dall’avvio dell’operazione Mare Nostrum, lo scorso 18 ottobre, sono state salvate oltre 70mila persone e non sappiamo quanti di loro sarebbero morti senza la nostra missione.

Siamo orgogliosi di aver salvato vite”. La linea, ha aggiunto, “è accogliere chi fugge da guerre e persecuzioni e far rispettare le leggi in Italia. Queste due cose vanno di pari passo”. Alfano ha poi ribadito che “la responsabilità della frontiera del Mediterraneo deve essere europea, i migranti non vogliono venire in Italia ma in Europa e quindi Frontex deve subentrare a Mare nostrum”.

Intanto sulle nostre coste continuano ininterotti gli sbarchi, nella notte a Pozzallo un barcone di 25 metri che ha superato il dispositivo dell’operazione «Mare Nostrum» ed è stato intercettato a poche miglia dal porto da una motovedetta della capitaneria. Tra i profughi vi sono 66 donne e 31 minori.

Ci sarebbero anche due morti, la notizia è emersa nel corso della conferenza stampa del ministro dell’Interno. Gli altri migranti sono stati assistiti e accompagnati nei centri di accoglienza in attesa di essere trasferiti.

Al porto di Napoli è appena arrivata al Molo 42 una nave della Marina Militare con a bordo 1004 profughi. Sul posto c’è un’unità di crisi e tutte le forze dell’ordine e sanitarie coinvolte. I migranti, provenienti da diversi paesi, saranno identificati e successivamente smistati in diversi centri di accoglienza.

image8-750x400Il decreto legge contro la violenza negli stadi, voluto dal ministro dell’Interno, Angelino Alfano, conterrà Daspo più lungo, arresto differito anche nei casi di inneggiamento all’odio razziale e intercettazioni in caso di frodi sportive.

Il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha parlato della lotta alla violenza da stadio in un’intervista a ‘La Gazzetta dello Sport’ nel giorno in cui il Consiglio dei ministri approverà il nuovo decreto antiviolenza.

“Da domani mettiamo alla prova queste norme. L’obiettivo è chiaro: fuori i violenti dagli stadi, restituiti alle famiglie. – le parole di Alfano – Abbiamo scelto la linea dura per i recidivi, per cui è previsto il divieto di stadio dai cinque agli otto anni.

E scatteranno i provvedimenti anche in caso di esposizione di striscioni violenti e di istigazione all’odio, e di atti che avvengono fuori dallo stadio. Poi c’è il daspo di gruppo.

Il rigore delle sanzioni nei confronti di coloro che commettano atti di violenza può arrivare alla misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale, misura fino a oggi prevista per i criminali più pericolosi, che appartengano ad associazione mafiose e non. E il rischio di vedersi impedite le trasferte per due anni dovrebbe ridurre i comportamenti violenti e vessatori”.

CIRO ESPOSITO – “La situazione è tenuta sotto controllo, inoltre il messaggio della mamma di Ciro e la serenità che l’attività investigativa ci deve dare, lascia ben sperare. Napoli-Roma? Da un lato sarà molto probabile che gli organismi preposti decidano che queste partite si svolgano con il divieto delle trasferte della tifoseria avversaria. Poi confidiamo nella prevenzione che le società esercitano nelle relazioni con le tifoserie”.

angelino_alfano_ansaIl ministro dell’Interno Angelino Alfano ha disposto l’immediata espulsione dell’imam della moschea di San Donà di Piave (Venezia), il marocchino Abd Al-Barr Al-Rawdhi, per “grave turbamento dell’ordine pubblico e pericolo per la sicurezza nazionale e discriminazione per motivi religiosi”.

L’imam, secondo quanto riporta il quotidiano ‘Libero’ che ha sollevato il caso, avrebbe incitato all’odio contro gli ebrei nel sermone del venerdì. L’episodio risalirebbe alla fine di luglio.

“Oh Allah – avrebbe detto tra l’altro l’imam le cui parole sono state riprese in un video dell’associazione Memri.org, vicina ad Israele – porta su di loro ciò che ci renderà felici. Oh Allah, contali uno ad uno e uccidili fino all’ultimo. Non risparmiare uno solo di loro”.

”Non è accettabile che venga pronunciata un’orazione di chiaro tenore antisemita, contenente espliciti incitamenti alla violenza e all’odio religioso”, ha sottolineato il ministro Alfano. ”Per questo ne ho disposto l’immediata espulsione dal territorio nazionale. La mia decisione valga da monito per tutti coloro che pensano che in Italia si possa predicare odio”.

Il provvedimento è stato adottato sulla base di scrupolosi accertamenti condotti dal Servizio centrale antiterrorismo, con il concorso della Digos di Venezia e d’intesa con la Procura della Repubblica.

La moschea di San Donà era già finita nel mirino della Digos di Venezia nel luglio del 2013 per traffico di clandestini: venne arrestato l’iman di allora Ahmad Chaddad sospettato anche di aver inviato soldi all’estero.

antonio-repucciIl prefetto di Perugia Antonio Reppucci è nei guai dopo le frasi dai contenuti inaccettabili: “Se una madre non si accorge che il figlio si droga per me è una madre che ha fallito, si deve solo suicidare”.”Le forze dell’ordine non possono fare da badanti e tutori alle famiglie – ha proseguito il funzionario – se io avessi un figlio e lo vedessi per strada con la bottiglia in mano lo prenderei a schiaffi, spero che i padri taglino le teste ai figli che assumono stupefacenti.”

Un mare di reazioni sommergono il prefetto tanto che il procuratore distrettuale Antimafia di Perugia Antonella Duchini ha sentito l’esigenza di diffondere una nota, nella quale si dissociava dalla posizione del dirigente: “Le famiglie non devono sentirsi isolate, ma supportate e coinvolte”

“Ho sentito le dichiarazioni del prefetto di Perugia. Sono gravi e inaccettabili. Non può restare lì né altrove. Assumerò immediati provvedimenti”. E’ quanto ha detto il ministro dell’interno Angelino Alfano.

“Le frasi del prefetto di Perugia sono inaccettabili, specie per un servitore dello Stato. Sono grato al ministro Alfano per l’intervento”. Lo scrive su Twitter il presidente del Consiglio Matteo Renzi, dopo che il ministro dell’Interno ha annunciato immediati provvedimenti per il prefetto di Perugia.

Il prefetto Antonio Reppucci, si difende dicendo “È stato un gigantesco fraintendimento del senso che volevo dare alle parole.Nessuno vuole il suicidio di nessuno. Volevo solo scuotere, era un invito a fare squadra tutti insieme, con magistratura e forze di polizia che fanno già un lavoro egregio. A loro si devono unire però anche le forze della società civile, compresa la famiglia”.

yara-gambirasioNon nasconde il disappunto il procuratore di Bergamo, Francesco Dettori che, dopo il fermo di Massimo Giuseppe Bossetti per l’omicidio di Yara Gambirasio, stamattina aveva dichiarato: “Era intenzione della Procura mantenere il massimo riserbo. Questo anche a tutela dell’indagato in relazione al quale, secondo la Costituzione, esiste la presunzione di innocenza”.

Pronta la replica del ministro degli interni Angelino Alfano:”Io non ho dato alcun dettaglio piuttosto la Procura di Bergamo dovrebbe chiedersi chi ha inondato i mass media di una quantità infinita di informazioni e dettagli. E comunque l’opinione pubblica aveva diritto di sapere”.

Era stato il Viminale in una nota a comunicare il fermo di Massimo Giuseppe Bossetti, muratore di 44 anni di Clusone, in provincia di Bergamo, sposato e padre di tre figli. L’uomo sottoposto a fermo di indiziato di delitto per l’omicidio di Yara Gambirasio, ha negato ogni responsabilità poi si è avvalso della facoltà di non rispondere è stato tradotto in carcere.

Bossetti è stato individuato grazie all’esame del Dna , è il figlio naturale di Giuseppe Guerinoni, il camionista morto nel 1999 il cui Dna era risultato sovrapponibile con quello ritrovato sul corpo di Yara. Il suo cellulare, inoltre, sarebbe risultato tra quelli che avevano impegnato la cella della zona dove è stato ritrovato il cadavere dell’adolescente nell’ora in cui sarebbe avvenuto l’omicidio.

Il comandante provinciale dei carabinieri di Bergamo, Antonio Bandiera, è soddisfatto del  modo in cui si è arrivati al fermo Massimo Giuseppe Bossetti, “Un’indagine lunga e complessa, un’investigazione scientifica che non ha eguali sicuramente in Italia e forse nel mondo, una stretta collaborazione tra Procura, carabinieri e polizia che ha finalmente dato i risultati sperati”

Ester Arzuffi, madre di Bossetti è distrutta non ci vuole credere ma dice “se è stato lui deve pagare”.