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La Banca centrale Russa scende di nuovo in campo

Dopo che il rublo era stato lasciato scivolare “liberamente” sul mercato dei cambi, non si è potuta astenere dall’intervento la Banca centrale Russa che si è vista quasi costretta a dare “man forte” al rublo, valuta che continua, senza freni, a deprezzarsi nei confronti del dollaro, tutto ciò certamente fagocitato dalla caduta delle quotazioni del petrolio.
Un “braccio di ferro” che non accenna a placarsi tra Europa, Usa ed Oriente che sicuramente, proprio per i pesi e contrappesi delle singole disputanti, non è ancora giunto il round conclusivo.

Restiamo, in attesa, per il 2015 delle prossime mosse di questo “diabolico” gioco che tiene, ormai, in mano le sorti dell’economia.
Ha sentenziato il presidente della Banca Centrale Russa: “Il rublo è sottovalutato, a causa della debolezza del petrolio”, e racimolando le ultime parole di rammarico sull’ennesimo intervento “restrittivo” sul mercato dei cambi, ha ricordato la consistenza delle riserve internazionali che verranno utilizzate a favore del sostegno delle imprese in difficoltà, sul fronte della dinamica esplosiva dei debiti esteri, soprattutto se espressi in dollari Usa.

L’innalzamento, quindi, del costo del denaro di 100 punti base è stato perentorio e necessario per evitare un crollo del rublo quasi eccessivo. Ma basterà ad arginare la caduta del rublo, oppure ogni intervento di “sterilizzazione” sul mercato dei cambi è ormai inefficace, anche per il sentiment dei mercati finanziari che non certo guardano positivamente all’attuale scenario internazionale?

La finanza ed il forex poco hanno a che fare con le vedute “complottiste” ma certamente ciò che rende difficile la ripresa del rublo, dal punto di vista strettamente economico (e poco ideologico) è rappresentato da due fattori concomitanti: la domanda speculativa del dollaro Usa, anche a livello dell’economia domestica e la fuga graduale degli investitori oltrefrontiera dalla Russia.
E’ certamente da apprezzare, sul piano politico-economico (da tenere ben separato dagli aspetti sociali ideologici)la forza di pressione della Russia che cerca di mantenere sempre un certo “pesoforza” sui mercati, malgrado già l’avessimo immaginata letteralmente “schiacciata” dalle sanzioni internazionali.