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Grande attesa per la riunione Opec di Vienna

Domani si terrà un incontro tra i principali produttori di petrolio per capire quali sono i provvedimenti da attuare, al fine di arginare l’impasse generata dal crollo delle quotazioni. Questo è quanto emerge, al momento, analizzando il quadro generale dei paesi interessati.

Le quotazioni del petrolio ancora a picco

La Russia rappresenta un po’ l’eccezione alla regola, dato che non sembra mostrare alcuna intenzione a cambiare “regole del gioco” e rimane come “in sordina”, quasi acconsentendo ad un ulteriore crollo dei prezzi. In fondo, ormai grandi danni, oltre il dovuto, all’economia del rublo non se ne possono fare, dato che vi è il graduale ritiro della valuta dalle riserve di valuta estera, limitando il potere di ingerenza delle altre economie.

 

Uno dei più grandi esportatori di petrolio sovietico risente, certamente, a livello di industrie, del caro dollaro ma il disegno che si va prospettando vede l’alleanza con la Cina e la nuova unione monetaria come nuovo punto di approdo.

Da parte loro, gli Usa procedono a saturare il mercato a massicce dosi di “greggio”, grazie alle opportunità rappresentate dallo “shale oil”, a cui si sono accodati altri paesi-satellite, invadendo il mercato petrolifero.

 

Occhi puntati, allora, sul Venezuela, data la situazione di caos politica ed economica in cui lo stesso vegeta con il crollo del Bolivar a livelli mai visti prima ed il tracollo dell’industria domestica. Ma anche, in questo caso, visto che la dipendenza dal dollaro è ingente, si è fatta avanti, come per la Russia, la Cina proponendo un finanziamento che ha fatto respirare un po’ anche la più grande industria petrolifera locale.  Ed, infatti, e ciò è certamente un dato anomalo, malgrado il cattivo andamento del mercato dell’oro nero, la compagnia petrolifera locale va bene in borsa, in controtendenza agli altri titoli analoghi. Nella seduta di oggi, ha guadagnato sul terreno di borsa più del 20%.

Occhi puntati anche sul Messico che si sta distinguendo rispetto agli altri paesi, in un legame positivo con l’economia Usa, al punto da pensare di liberalizzare il settore energetico, ed in particolare il mercato petrolifero. Minori, pertanto, anche in questo caso le preoccupazioni per il crollo delle quotazioni.

Il colpo più duro è quello incassato dall’Arabia Saudita che non ci sta a riequilibrare il mercato, reggendo il gioco agli Usa.

Non ci resta che attendere la riunione del 27/11/2014 per avere notizie aggiornate sulle ultime decisioni che, a quanto pare non muoveranno eccessivamente il mercato, salvo proprio che non siano “radicali”, dato che non sono emersi importanti ragguagli conclusivi dalla pre-riunione dell’Opec, con ciò aumentando le aspettative “ribassiste” sul petrolio.