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Ebola, i soldati in isolamento a Vicenza non presentano sintomi

ebola isolamento vicenzaPaura e allarme anche in Italia per il virus Ebola, dopo che 11 soldati americani di ritorno dalla Liberia (stato africano particolarmente colpito dall’epidemia) sono stati messi in isolamento per 21 giorni. Non si tratta di malati, però, va precisato: nessuno degli 11 soldati presenta infatti alcun sintomo riconducibile all’Ebola.

I soldati attualmente si trovano nella base militare di Vicenza, dove resteranno per 21 giorni, per il cosiddetto periodo di incubazione, periodo durante il quale saranno monitorati notte e giorno senza possibilità di contatto con le famiglie. I soldati a Vicenza sono stati accolti dai carabinieri che indossavano tute protettive anti-Ebola. Tra i soldati c’è, tra l’altro, il generale Darryl Williams, comandante della base Usa in Africa, che ha voluto rassicurare i cittadini italiani: «Stiamo benissimo. La probabilità che qualcuno di noi abbia contratto il virus di Ebola è quasi zero».

Si tratta più che altro di una misura precauzionale, come afferma l’ambasciata americana a Roma: «il rischio potenziale di infezione è basso, dal momento che in Liberia i militari non hanno avuto contatto con persone contagiate dal virus». Anche il sindaco di Vicenza Achille Variati vuole rassicurare la popolazione sul fatto che si tratta soltanto di una precauzione, forse eccessiva, ma necessaria, e che sarà ripetuta per tutti coloro che tornano da Paesi ad alto rischio: «Il Prefetto e le autorità militari americane mi hanno assicurato che tutti i militari tornati dall’Africa sono sani. Nessuno di loro presenta i sintomi dell’Ebola». Anche il presidente del Veneto, Luca Zaia, ha voluto dire la sua, parlando anche del rischio derivante dall’immigrazione incontrollata nel nostro Paese: «Quanto sta accadendo a Vicenza è il segno del pericolo tangibile dell’epidemia di Ebola, anche se le autorità italiane avevano minimizzato. Credo che un Paese civile di fronte a un esodo biblico di immigrati ha il dovere e l’obbligo di alzare le barriere».

Comunque, si tratta soltanto dell’applicazione del protocollo internazionale di sicurezza, firmato anche dall’Italia, che prevede una ‘quarantena’ di 21 giorni.