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Rocco Siffredi il sinonimo più diretto del concetto di pornografia, si racconta

rocco-siffredi--10-Siffredi l’ attore hard pugliese, divenuto un vero e proprio sex simbol facendo dell’hard uno stile di vita e colorandolo di un aspetto del tutto mentale e metaforico,in un’intervista a Repubblica racconta come siano stati i primi anni della sua vita.

Parla della sua famiglia e del rapporto che questa avesse con il suo mestiere: “Ho scoperto la sessualità presto. A dieci anni già mi masturbavo. Purtroppo la finestra del bagno dava sul terrazzo dove mia madre stendeva i panni. Così un giorno apro gli occhi e vedo mamma che mi guarda.

Sono rimasto chiuso in bagno per altre due ore, non avevo il coraggio di uscire. È stata lei a chiamarmi: “Hai finito? La pasta si fredda”.

Mai detto che mestiere facessi a casa mia, non si parlava di sesso. Ho capito che lo sapevano scoprendo nel comodino di mia madre una rivista dove c’ero io. Sono stato io a scoprire lei. E allora lei m’insegue per casa, colpendomi con la rivista, e gridando: “Disgraziato, glielo metti davvero dentro?”. E io: No mamma, di lato…”.

Tuttavia non mancano gli aspetti più tristi, come la perdita del fratello a 12 anni, quando Rocco ne aveva solo 6; nonostante ciò, l’aria che si respirava in casa era più che allegra: “Una girandola di felicità e dolore. Avevo sei anni quando è morto mio fratello di dodici.

Per anni mia madre ha continuato ad apparecchiare anche per lui. Per tutta la vita, lei e mio padre, sono andati ogni giorno al cimitero. Andavano in Vespa, anche d’inverno. Niente li fermava; pioggia, grandine, neve. Mia madre, piena di reumatismi, diceva: “Colpa di tuo padre, nemmeno la patente s’è riuscito a prendere”.

L’amore per la madre, di cui porta la fede, vicina a quella del suo matrimonio, è sempre stato viscerale, per quanto lui non si perda in questioni edipiche, riconducendo eventualmente le sue pulsioni sessuali alla madre: “la pulsione dell’uccello è staccata dall’amore per mia madre”.

Da chi abbia ereditato la sua sessualità dirompente:

“Da mio padre. Faceva il cantoniere, puliva strade. L’ispettore non lo trovava mai sul lavoro. Papà entrava nelle case quando i mariti erano a lavoro: “Scusi signora, ha un bicchiere d’acqua?”.

Quando mia madre era in ospedale, in punto di morte, lui si mette a fare lo scemo con la vicina di letto, anche lei moribonda peraltro. E mia madre a me: “Portamelo via da qui, per favore, non me lo far vedere.”

Dopo la morte di mia madre, mio padre poteva fare quel che voleva. Ma tanto aveva desiderato rimanere solo, che non ha combinato niente. Tutte le vedove gli hanno detto di no. appena moriva un collega, lui si presentava a casa: condoglianze e proposta di matrimonio alla vedova.

Era un pacchetto. L’unica che gli ha detto sì, è morta dopo una settimana. Si erano conosciuti ai giardinetti. Lui mi diceva orgoglioso: “Rocco, faccio tutto quello che fai te nei film, preciso preciso”.